25.10.21

Avellino e dintorni.

DI NINO RUGGIERO 

Brutta cosa dover mischiare cronaca nera e calcio. Quello che è realmente successo sul raccordo autostradale che da Avellino porta all’imbocco dell’autostrada A30 saranno gli organi inquirenti a stabilirlo. Resta l’amarezza nel dover constatare che la violenza ha ripreso a imperversare – dopo un periodo di tregua – e che il calcio è preso a pretesto da taluni, per dare sfogo a una brutalità che, proprio perché tale, non ha scusanti.

La partita con l’Avellino ha evidenziato una buona Paganese per gran parte della gara, diciamo almeno fino all’uscita dal campo di Schiavi per infortunio. La Paganese sicura di sé del primo tempo, anche spavalda in un paio di occasioni meritevoli di maggiori fortune, si è poi come sfaldata dopo aver perduto prima il suo leader, centrale di difesa, e poi, di seguito, per espulsione, Bianchi, altro difensore. La squadra, che aveva così bene retto agli attacchi degli irpini per oltre cinquantacinque minuti, ha perduto non solo due uomini importanti, ma anche le sue sicurezze e la sua compattezza: doti che avevano impedito all’Avellino di farsi vivo minacciosamente per gran parte della prima frazione di gioco. 

Grassadonia aveva studiato bene le mosse tattiche da contrapporre agli avversari. Aveva affidato a Tissone, Zito e Firenze il compito di organizzazione del gioco di centrocampo. Aveva affiancato Guadagni a Piovaccari per sfidare in profondità la munita difesa avversaria. Ma non poteva minimamente immaginare che proprio Piovaccari, il suo attaccante di maggiore peso e qualità, dopo dieci minuti avrebbe dovuto abbandonate il campo per un risentimento muscolare. Grassadonia sapeva della forza prorompente costituita da Rizzo e Micovschi sulla fascia destra dello schieramento irpino e aveva affidato i due all’accoppiata Zito-Manarelli. Mossa vincente perché su quella fascia sia Zito che Manarelli si sono fatti rispettare sia nella fase di contenimento, sia in quella di proposizione del gioco. L’altro elemento da guardare a vista era Di Gaudio, uno che non ha bisogno di presentazioni e che è un vero lusso per la categoria. Pensate che nella sua carriera ha disputato – avendo in tutto trentuno anni – dieci campionati pieni di serie B e serie A con Carpi, Verona, Parma e Spezia. Da Di Gaudio sono arrivati i pericoli più seri per la porta di Baiocco e poco hanno potuto per contrastarlo sulla fascia sia Bianchi che Zanini; lo ha fatto bene Schiavi, con azzeccate diagonali difensive, finché è stato in campo. Poi Di Gaudio, nel secondo tempo, ha dilagato sulla fascia di competenza e l’Avellino ha potuto raccogliere tre punti importanti per la sua classifica.

L’intero reparto difensivo ha funzionato come un orologio per tutto il primo tempo: Baiocco si è limitato a parare il parabile e lo ha fatto senza affanni, lui che è abituato ai miracoli. Lo ha fatto poi il miracolo nel secondo tempo parando un rigore a Tito; niente però ha potuto sulla ribattuta in rete dello stesso calciatore.

Nella ripresa c’è stato il crollo, dovuto soprattutto al depauperamento di determinate certezze difensive. Troppo importante in questo momento per l’economia del gioco difensivo appare l’apporto di Schiavi, costretto a uscire dal campo per infortunio. Troppi giovani schierati in difesa tutti in una volta per sperare di poter uscire indenni dal Partenio. 

Il problema della tenuta della squadra azzurrostellata sta venendo fuori partita dopo partita. Assenze di rilievo stanno condizionando il rendimento della Paganese. Qualcosa si inceppa anche a livello mentale nei momenti in cui, invece, la squadra dovrebbe farsi valere. Sta venendo fuori – prepotentemente – il problema dei troppi infortuni che stanno falcidiando la squadra nei suoi uomini migliori. Ben poche volte Grassadonia ha avuto il piacere di schierare la formazione che ha in testa, a cominciare dalla difesa che non riesce a schierare in contemporanea i due calciatori più rappresentativi, vale a dire Murolo e Schiavi.
Adesso però bisogna guardare avanti. C’è solo il tempo per leccarsi le ferite e per contarsi. Da una parte gli abili e arruolabili, dall’altra l’infermeria. Si gioca sabato al “Marcello Torre” contro il Francavilla, contro la squadra che domenica ha battuto la capolista Bari per tre a zero. Non so se mi spiego…

Nino Ruggiero