27.2.20

I ritmi che accusano.

di NINO RUGGIERO

Sono i ritmi di gioco quelli che caratterizzano una partita di calcio e la indirizzano verso il risultato; soprattutto quando le forze in campo sono equilibrate sotto il profilo tecnico. Ad Avellino, spiace dirlo, la Paganese ha steccato su tutta la linea giocando una delle più brutte partite di questo campionato, quasi come quella in campo esterno disputata con il Picerno.

La squadra di Erra ieri non è mai entrata in partita; ha lasciato campo agli assatanati calciatori irpini che sprizzavano salute fisica da tutte le parti. Sembravano tante anguille natalizie in libera uscita, i calciatori dell’Avellino per come sgusciavano via, quasi imprendibili e irrefrenabili, soprattutto sulla loro fascia sinistra inseguiti da difensori che non riuscivano a tenere il loro passo.

Ieri, uno dei punti di forza della Paganese, la difesa, è sembrata in balia degli avversari fin dal primo minuto di gioco. Le occasioni da rete per l’Avellino non si sono contate tanto sono state continue e devastanti; le corsie laterali, solitamente ben presidiate, sono state prese d’assalto continuamente e solo l’imprecisione sotto rete degli avanti avellinesi e qualche intervento risolutore di Scevola ha evitato il disastro.

L’impressione generale è che il riposo concesso domenica scorsa in occasione della gara con la Reggina a Caccetta, Capece e Gaeta sia servito a poco perché la squadra è venuta meno proprio in fase di filtro nella fase difensiva, denotando anche ritmi sincopati che mal si conciliano con una una gara impostata su ritmi altissimi da avversari bravi anche sotto il profilo tecnico.

Una Paganese tanto remissiva e incerta per la verità nessuno se l’aspettava; tra tutti, forse, il vulcanico Eziolino Capuano, ex della gara, cui non è parso vero a fine partita di magnificare giustamente le doti della sua squadra.

In altre occasioni, anche nella stessa Reggio Calabria, la Paganese aveva giocato gare molto intense dal punto di vista caratteriale; in terra calabra aveva bloccato sul nascere le iniziative degli avversari riservando poco lavoro al portiere Baiocco. Il punteggio finale incassato a Reggio non deve fare una piega: ci può stare di perdere contro la indiscussa padrona del campionato, soprattutto quando non tutto fila liscio in termini di decisioni arbitrali. Ma ci sono sconfitte e sconfitte…

Quella di Avellino lascia tanti dubbi e tanti interrogativi sull’enigmatico momento attraversato dalla squadra azzurro stellata. Questione di stanchezza, rilassamento psicologico o cos’altro?

C’è da dire in proposito che il campionato non è affatto finito. La squadra non ha al momento conseguito alcunché; con trentaquattro punti in classifica, a dieci giornate dal termine, bisogna ancora sudare per arrivare alla matematica salvezza. Teniamolo bene in mente.

Alessandro Erra, tecnico cui va tutta la stima possibile per il buon lavoro svolto fino a questo momento, è chiamato a lavorare molto in questi giorni, anche psicologicamente, per ridare fiducia alla squadra e all’ambiente.

La Paganese di quest’anno non è certamente quella vista ad Avellino; non è squadra di grande caratura tecnica ma non è nemmeno da buttare. Per consolarci bisogna dire che le giornate storte possono capitare a tutti. Forse ad Avellino si è trattato proprio di una giornata nera, in tutti i sensi. Importante però è riprendersi immediatamente. A cominciare da domenica prossima quando al “Marcello Torre” sarà di scena il Teramo.

Alessandro Erra però dovrà inventarsi un centrocampo inedito per l’assenza di Capece, appiedato dal giudice sportivo. Candidato al ruolo di regista è Caccetta, ma un pensierino sarà bene farlo anche sull’utilizzo di Scarpa, in veste di coadiuvatore; avrà anche superato gli “anta” ma la sua classe e la sua esperienza conteranno molto in questo finale di campionato.