26.10.20

Il piatto piange.

DI NINO RUGGIERO

Zero a zero, pareggio in tutto: risultato e gioco. Ci mette più impegno la Paganese, come era giusto che fosse perché attesa a un riscatto dopo le ultime delusioni; ci mette più mestiere la Virtus Francavilla che riesce a incanalare la gara sul binario che più le è congeniale per caratteristiche tecniche.Alla fine non c’è nessun vincitore e il piatto piange per entrambe le compagini, ma soprattutto piange per la squadra azzurro stellata che non riesce a centrare l’obiettivo della vittoria e viaggia alla deludente media di mezzo punto a partita. 

Siamo alla sesta giornata di campionato e non alla prima; quindi tutti i riguardi e le scusanti che di solito si riservano a una squadra nuova di zecca sono oramai fuori dal mondo. Mi domando: dopo tre sconfitte e tre pareggi è possibile accampare ancora scuse se la squadra non solo non riesce a centrare una vittoria ma addirittura non ha una sua precisa identità di gioco? 

Certo, l’allenatore Erra lamenta che gli atleti considerati più rappresentativi siano arrivati alla spicciolata. Tanto di rispetto per l’opinione di Alessandro Erra, che è allenatore serio e preparato, ma in questa categoria il fenomeno degli acquisti dell’ultim’ora deve essere considerato quasi una costante, eccezion fatta per quelle compagini costruite in tempo con l’obiettivo della vittoria finale. 

Forse, alla luce degli ultimi deludenti risultati, ci sarebbe anche da chiedersi responsabilmente – al di là del valore intrinseco di ogni atleta ingaggiato, che non è in discussione: sono arrivate proprio le pedine che mancavano alla squadra nei ruoli chiave? Il mio pensiero in merito è stato espresso più volte. E non è il caso di rivangarlo.

Partita con la Virtus Francavilla. Prima gara di questo campionato con la presenza al “Marcello Torre” di tifosi, anche se in misura ridotta per le note restrizioni addebitabili al Covid19. 

Gli inizi lasciano presagire una Paganese più determinante e più vogliosa di regalare la prima gioia ai suoi sostenitori. L’ingresso di Mendicino in avanti promette bene. L’attaccante si muove bene su tutto il fronte e si vede che ha voglia di mettersi in luce. Diop, suo compagno di reparto, sfrutta il gran movimento proprio dell’ex attaccante salernitano e si fa vedere sotto rete. A sostegno dei due attaccanti finalmente torna Gaeta, reduce da un noioso infortunio; con il suo moto perpetuo, con il cambio di passo assicura finalmente un pizzico di genialità alla squadra e dà finalmente più vivacità alla manovra dei centrocampo, dalla cintola in su. 

Sembra di vedere, per una buona ventina di minuti iniziali, una Paganese diversa da quella delle ultime gare. La difesa, imperniata su Schiavino che domina autorevolmente la sua area, fa leva anche sui giovanissimi Sbampato e Cigagna che se la cavano bene soprattutto nel controllo di uno scatenato Ekuban. Il centrocampo è sostenuto da un infaticabile Onescu, chiamato a recitare un ruolo di primo piano, da autentico mediano vecchio stampo, e avviato verso la forma migliore. Benedetti si vede e non si vede; va a corrente alternata. 

Con il passare dei minuti, il ritmo inevitabilmente cala, anche perché diminuisce l’intensità agonistica da parte di Gaeta, che ancora non ha il ritmo partita, causa infortunio subìto nella prima gara con il Catania. E la Virtus Francavilla comincia a respirare. Le due squadra si temono e – in un tourbillon di sostituzioni da una parte e dall’altra – firmano una specie di patto di non belligeranza. Prova ne sia che il portiere Crispino deve sporcare i guanti solo in un paio di occasioni su conclusioni di Diop. Riposo assoluto invece per Campani, all’esordio fra i pali.

Zero a zero e tutti a casa. Ma domenica si ricomincia. Trasferta a Torre del Greco, sfida di altri tempi.
Una di quelle sfide di un calcio che non c’è più.

Nino Ruggiero
(da Il Quotidiano del Sud, edizione Salerno, del 22/10/2020)