Gli orchestrali ci sono; la musica non tanto. Ma quando gli orchestrali hanno qualità, la musica, intesa come coinvolgente soavità, può anche godere di una compiacente benevolenza da parte di orecchie sensibili ed esigenti. Musica come calcio, orchestrali come calciatori, ci siamo capiti, vero? E allora, fiato alle trombe!
Paganese-Messina non ha deluso gli amanti del calcio in genere perché è stata una gara spettacolare (otto gol in una partita non si vedono tutti i giorni); ha deluso solo chi si aspettava di vedere una Paganese più accorta, più quadrata, più equilibrata dal punto di vista tattico. Un pareggio per come si erano messe le cose (con il risultato sull’1 a 4), alla fine, può anche essere salutato con soddisfazione.
Un discorso tecnico va fatto.
È la fase difensiva che al momento preoccupa di più. Storicamente, nel calcio si fanno rispettare le squadre che incassano pochi gol. Il materiale umano di cui è composta la Paganese non difetta di qualità. Presi singolarmente, uno per uno, credo che ci sia poco da eccepire sul valore di Murolo, Sbampato e Schiavino che al momento costituiscono la cerniera centrale difensiva. Ma è innegabile che ci sia qualcosa che non gira come nelle aspettative e i quattro gol incassati suonano come un campanello d’allarme, inquietante per il futuro. Sono i meccanismi di difesa che lasciano a desiderare; c’è poco filtro nella zona mediana del campo dove ci sono elementi che, per caratteristiche tecniche, sono più portati alla costruzione del gioco che a contrastare in pressing le iniziative degli avversari. Per giunta, non mi pare che la condizione fisica sia al top per alcuni atleti apparsi lontani dalla forma migliore. Nel calcio ci sono atleti che per costituzione, perché brevilinei e scattanti, sono agili e svelti; ma ci sono anche calciatori che tardano a carburare, sono come vecchi motori diesel che non sprintano subito, sono poco brillanti in rapidità ma poi si fanno valere alla distanza. È il caso di Murolo, Vitiello e Zito che non tarderanno a imporsi per classe, esperienza e autorevolezza. Al momento la squadra vive sugli spunti dei singoli; in particolare sulla classe e sull’estro di Castaldo, indiscusso principe del gol, autore di due segnature, una più bella dell’altra. Sono i singoli oggi che fanno la differenza; la fanno con Castaldo, autore di una doppietta; la fanno con Tissone, subentrato nella ripresa, elegante e disinvolto nel ruolo di distributore del gioco; la fanno con Zito che in corso d’opera ha nobilitato con il suo magico sinistro la manovra d’attacco della squadra; la fanno con il mestiere di Piovaccari, bravissimo ad elevarsi e a toccare di testa il pallone calciato da Zito di quel tanto da mettere fuori causa il portiere siciliano.
Ma dalla squadra, nel suo complesso, ci attendiamo tutti qualcosa in più. Ci attendiamo di vedere all’opera al più presto una difesa arcigna e impenetrabile; un centrocampo autorevole, magari con l’impiego in contemporanea di Vitiello e Tissone (che possono tatticamente convivere); ma ci aspettiamo anche che possa trovare posto in squadra il giovane Guadagni, risorsa inestimabile della società. Intanto bisogna dire che della pattuglia degli under, chi ha convinto di più è Manarelli, proprio l’ultimo arrivato; ha grinta, voglia di emergere e si fa valere sulla corsia di sinistra: deve solo disciplinarsi, ma ha le qualità per farsi apprezzare. Bene anche Cretella, ma sulle sue qualità non c’erano dubbi, vero Cocchino ? deve solo trovare l’intesa con i compagni di reparto e ritagliarsi il ruolo che gli compete.
Finito per oggi? Quasi. Una partita, come una rondine, non fa primavera. Adesso che agosto se ne è quasi andato, si fa sul serio. Raffaele Di Napoli deve trovare al più presto un undici base da cui partire e a cui affidarsi. Il primo risultato da raggiungere è quello dell’equilibrio tattico. Senza equilibrio ed equidistanza tra i reparti, nel calcio, non si va da nessuna parte. Le risorse ci sono tutte. Nessuno potrà mai dire che la società non abbia fatto di tutto per presentare ai nastri di partenza una squadra di assoluto rispetto. La parola, però, come sempre, spetta al campo, giudice inappellabile.
Nino Ruggiero