18.12.07
La Cavese trasformata da un motivatore.
"Allena" i cervelli dei calciatori di serie A.
Seduta di due ore a Sesto prima della gara.
(Di Marco Salvatore)
Cava de’ Tirreni.
L’intuizione è stata di Nicola Dionisio, suggestionato dalle tendenze del calcio moderno lanciate al super corso di Coverciano che il ds frequenta da qualche mese. Ma vuoi vedere che il tabù trasferta si può superare allenando anche la mente?
Magari c’è qualcosa nell’inconscio dei calciatori che solo un professionista del "mental training" puo’ sbloccare? Ed eccoti servito nel ritiro di Sesto San Giovanni, due ore prima della cena del sabato sera, un motivatore. E mica uno qualunque, visto che Francesco Severino allena i cervelli di campioni di atletica e di serie del calcio.Tutti convocati, staff tecnico e squadra, in una sala dell’albergo per partecipare ad una seduta che è stata propizia e discussa. «Conoscete la differenza tra essere vincente e invincibile», l’esordio del mental trainer che ha spiazzato un po’ tutti ma è servito a rompere il ghiaccio e disegnare un solco tra gli scettici e quelli che si sono lasciati suggestionare dalla rivoluzione del pre partita Cavese. E c’è stato chi, come Geraldi, si è talmente lasciato trascinare dal test che, a fine seduta, aveva l’adrenalina a mille. Al punto da sfasciare un tavolino e, poche ore dopo, mettere a segno la prima doppietta della sua carriera. Coincidenze? Chiamatele anche suggestioni, certo è che il mal di trasferta della Cavese è scomparso proprio dopo le due ore fitte fitte di esortazioni e interrogativi del motivatore Severino. «Quando un calciatore sbaglia un calcio di rigore, c’è sempre un motivo - ha spiegato l’allenatore dei cervelli torinese - non avete preparato la mente a quell’evento». Ma l’idea di affidare i cervelli dei calciatori ad un professionista del settore, prospettiva che ha affascinato così tanto il ds Dionisio da spingerlo a prepararci sopra la tesi di fine corso, non rappresenta una novitá nel mondo del calcio (lo è solo per il torneo di terza serie). Uno dei primi guru fu Jurgen Weekl che faceva camminare sui vetri e i carboni ardenti i giocatori del Bayern che, poi, in campo volavano e vincevano. La rinascita di campioni come Michael Giordan, Andrè Agassi e Beppe Signori portano anche la firma di uno dei più grandi motivatori su piazza, Anthony Robbins. E furono i gemelli Filippini a raccontare di aver vissuto la straordinaria esperienza di Brescia con l’aiuto di un amico che ogni settimana allenava i loro cervelli. Per il Milan, poi, la prassi è consolidata e qualche campione brasiliano ne ha preso anche uno personale. Quello della Cavese sarebbe stato accettato con grande entusiasmo dallo staff dirigenziale e da quasi tutto quello tecnico. L’unico che avrebbe storto il muso è l’allenatore Ammazzalorso. Uno grande "comunicatore" come me, avrá pensato, proprio non ha bisogno di un estraneo tra i piedi che si infila nei cervelli dei calciatori poche ore prima della lezione di tattica. Ma a convincere i vertici della societá metelliana ad accantonare, almeno per il momento, il progetto deve essere stata anche la parcella del motivatore. Troppo salata. Meglio richiamarlo per i play off.
La Città