24.2.08

Paganese-Foggia: il commento prepartita di Nino Ruggiero.

MR HYDE E DOTT. JECKYLL

L’inspiegabile altalena delle prestazioni degli atleti in maglia azzurro-stellata porta inevitabilmente alla mente la storia del dottor Jeckyll e Mr Hyde, personaggi fantastici inventati dalla fertile fantasia di Stevenson: due persone in una, una volta diabolica e spietata, un’altra volta ingegnosa e mirabile. C’è un trasformismo inquietante nelle prestazioni degli atleti paganesi; un giorno sembrano leoni pronti ad azzannare l’avversario sia pur esso di grande prestigio e caratura; un altro giorno sembrano voler recitare la parte della vittima sacrificale, giocando senz’anima, senza identità. E’ normale, alla luce delle ultime prestazioni chiedersi: ma la vera Paganese è quella ammirata in casa con la Cremonese o quella sculacciata senza pietà dal Padova appena sette giorni fa? Un po’, come dicevo all’inizio, come la storia del dottor Jeckyll e Mr Hyde: doppia personalità, stessa persona, una volta genio, un’altra volta lupo mannaro. Avventurarci nel sentiero della psicoanalisi ci porterebbe fuori pista e fuori tema. L’obiettivo unico della squadra, della società e della tifoseria deve continuare ad essere la salvezza. Con i chiari di luna delle ultime settimane, con la Pro Sesto che sembra aver calzato gli stivali delle sette leghe, all’attuale Paganese può andare bene la disputa dei play-out. Miracoli nel calcio ne avvengono raramente e come stanno le cose di classifica si deve pensare
soprattutto a fare punti in casa; fuori è dimostrato dai fatti che la squadra non riesce mai ad esprimersi. Non si esprime nemmeno quando si affida ad una difesa più chiusa, più attenta – sulla carta, ovviamente. La verità è che la squadra è composta da elementi di centrocampo poco inclini all’interdizione. Così saltano i meccanismi difensivi. Prova ne sia che quando Criaco – vera anima della squadra - esce dal suo guscio per affrontare un avversario in possesso di palla, per restringergli lo spazio d’azione, non c’è mai nessun centrocampista che va a coprire la posizione che l’atleta lascia vuota. I meccanismi difensivi purtroppo non s’inventano dalla sera alla mattina e gli interscambi fra i reparti sono il frutto di giorni e giorni di lavoro intenso che evidentemente non c’è stato; oppure – in alternativa – bisogna convenire che non ci sono in rosa elementi che abbiano caratteristiche idonee alla bisogna. Da qui non si scappa. Allora considerato che questa squadra deve costruire le sue speranze di salvezza in casa, perché è in casa che la squadra si esprime al meglio, credo anche che Chiappini – perso per perso - debba seriamente pensare ad infondere una diversa mentalità alla squadra nelle prossime trasferte. Il lavoro del tecnico dovrebbe essere rivolto soprattutto all’aspetto psicologico dei propri atleti. La squadra dovrebbe capire che ogni residua gara esterna deve essere affrontata con lo spirito guerriero che anima le loro prestazioni al “Marcello Torre”. A poche gare dal termine del campionato, la squadra dovrebbe capire che ogni partita va giocata – anche fuori dalle mura amiche - con lo stesso “animus” che caratterizza le prestazioni encomiabili evidenziate al “Marcello Torre”. Nel calcio si può anche perdere, ma - come dice saggiamente anche il presidente Trapani – “è inconcepibile che si perda giocando una gara senza nerbo, senza anima”. Intanto è alle porte una gara delicatissima con il Foggia. Da quando è arrivato Galderisi sulla panchina dei satanelli i risultati non si sono fatti attendere. Prova ne sia che il Foggia è arrivato a ridosso della zona play-off. La Paganese però non è affatto disposta a fare da comparsa e vorrà farsi perdonare dai suoi tifosi l’ennesimo passo falso di Padova. Lo spirito è buono e nell’ambiente si è sicuri che la squadra risponderà in pieno alle sollecitazioni agonistiche che la gara richiederà. Già, sollecitazioni agonistiche… ma ci saranno? Riusciranno i nostri eroi a ripetere la brillante prestazione sciorinata contro la Cremonese? E soprattutto: riuscirà Chiappini a schierare una formazione che abbia nel suo dna la voglia di arrivare al risultato pieno? Gli interrogativi sono molti e tutti appassionanti. Una sola cosa è certa: a dieci giornate dal termine non ci sono più margini per traccheggiare, per guardare all’indomani, per accontentarsi di quello che passa il convento. L’intendimento principe, soprattutto in casa, deve essere la vittoria. Foggia o non Foggia, gli avversari da oggi in poi saranno tutti uguali e tutti da considerare dello stesso valore. Queste restanti gare dovranno essere viste come un valido banco di prova per l’ormai inevitabile codicillo del campionato: i play-out. Vorrei tanto sbagliarmi, ma è così.

NINO RUGGIERO - Cronache del Mezzogiorno