15.2.08
Parla Cantoro: "Una sfida dal sapore speciale" (Il Gazzettino).
Lucas Maximilian Cantoro, l'attaccante argentino con passaporto italiano che gioca nella Paganese, non è soltanto un ex che affronta domenica prossima il Padova, ma anche il giocatore che nella partita d'andata aveva messo a segno l'unica quanto inutile rete della sua squadra.
Questa volta per lui sarebbe bello anche non segnare, ma portare a casa un risultato utile. Sa bene però che non è facile. Infatti dice: «Rispetto alla scorsa stagione, la squadra biancoscudata si è molto rafforzata, ha preso giocatori di buon livello che hanno ulteriormente arricchito l'organico, che già era buono. È un'ottima formazione che può puntare alla promozione attraverso i play off, dunque per noi una partita molto difficile. Noi, invece, abbiamo il problema inverso, quello di raggiungere i punti salvezza per non rischiare i play out, che sono sempre un terno al lotto. Una buona motivazione, no?».
Ha ragione, perché la Paganese, fra l'altro, fuori casa su undici partite non ha mai vinto e ha raccolto appena due pareggi, troppo poco per avere la certezza di restare nel campionato di serie C1.
E Cantoro continua: «A Padova sono stato benissimo, abitavo ad Abano Terme, un posto tranquillo, delizioso, dove fra l'altro ho ospitato anche i miei nonni da parte di mio padre che sono italiani. Ho preferito tuttavia andare via, perché mi facevano giocare poco, mentre alla Paganese sono sempre stato presente, ma anche perché sapevo benissimo la differenza che c'è fra i tifosi delle squadre del nord e di quelle del sud per avere giocato, qualche anno fa a Foggia: giù c'è un calore diverso che ho ritrovato anche a Pagani. La gente ti ferma per strada. Vuole sapere tutto di te. Sono nato in Argentina e caratterialmente, come tutti i sudamericani, ho bisogno di questo».
Ma Cantoro non è stato solo a Padova, Foggia, Martinafranca e Pagani, ha girato l'Italia. Il giocatore spiega: «È vero, ho giocato anche con il Sansovino e con l'Isernia. Quest'ultima città mi è rimasta nel cuore, lì ho conosciuto mia moglie, Natasha, che mi ha dato due splendidi bambini».
E dove ha conosciuto anche un altro personaggio del mondo del calcio italiano, Taua, della Nuova Caledonia, che dopo avere iniziato questo campionato anche lui a Pagani, in gennaio è andato al Nuoro.
L'occasione è buona per chiedergli un flash sul suo connazionale Maradona? A Cantoro brillano gli occhi e replica: «L'ho conosciuto, è stato un emblema per il calcio argentino, lo è ancora. Ero un ragazzetto che faceva il raccattapalle quando lui giocava nel Boca Junior».
L'attaccante conclude: «Come lui e altri, anch'io ho scelto di venire in Italia e non solo per soldi. Anche perché qui si gioca buon calcio. Per me è stato poi abbastanza facile perché ho - come dicevo prima - nonni italiani. Credo che resterò qui per sempre. Troppi affetti ormai mi legano a questo Paese».
Gerardo Pinto