3.7.08

Macalli, si al taglio delle rose

Parte ufficialmente da oggi la Lega Pro (ex serie C). Per la Prima Divisione (ex serie C1) e la Seconda Divisione (ex serie C2) arriva il momento di tagliare le rose. E di fare spazio ai giovani. Il presidente, Mario Macalli, non ha intenzione di innestare la retromarcia. Nonostante le proteste della AIC.

Da oggi addio alla serie C, che diventa ufficialmente nuova Lega Pro. Partono così la Prima Divisione (ex C1) e la Seconda Divisione (ex C2). Bisognerà abituarsi a chiamarli in questo modo, volenti o nolenti, i vecchi campionati di terza e quarta serie. Il presidente Mario Macalli lo ribadisce in un’intervista rilasciata ad Alex Frosio, che compare sulla Gazzetta dello Sport di oggi. E non sembra assolutamente disposto a innestare la retromarcia, nonostante alcuni ripensamenti in corso d’opera da parte dei club e le prevedibili proteste dell’Associazione Italiana Calciatori di Sergio Campana.

Le rose saranno ridimensionate da subito, come si evince dalle parole di Macalli. Il quale intende applicare, alla lettera, il regolamento emanato ieri dal Consiglio di Lega e che va ad aggiungersi alle altre sostanziali novità emerse dall’assemblea tenutasi il 19 giugno a Firenze. Solo 18 giocatori senza limiti di età in Prima Divisione e appena 15 in Seconda. Largo ai giovani under 21, il cui apporto alle rose sarà illimitato. “Non vedo perché non dovremmo farlo - spiega Macalli alla rosea - non leviamo niente a nessuno, e io faccio solo l’interesse delle 90 società che mi hanno eletto. Nel calcio si arricchiscono tutti: gli unici in perdita sono sempre gli imprenditori”.

Si oppone Sergio Campana, presidente dell’Assocalciatori. Nella nuova Lega Pro, numeri alla mano, rischiano di restare disoccupati in parecchi. Si parla di circa trecento giocatori che rischiano il posto e che saranno svincolati dalle società. Sul punto Macalli va giù duro: “Gli svincolati non troveranno posto? Affari loro, non siamo un ente di assistenza. La verità è che i disoccupati cronici sono quelli scarsi. I giocatori bravi una squadra la troveranno”. «Non ce l’ho con i trentenni e non siamo in guerra con nessuno - spiega Macalli - ma bisogna fare una scelta per salvaguardare l’azienda calcio. E comunque so che al 30 giugno quasi tutte le società non hanno più di 9 fuori quota in rosa”.

Di fronte allo sfascio economico del calcio italiano la Lega Pro assume, dunque, una sua linea. Discutibile o meno, ma comunque una linea. Ridurre i costi di gestione è ineludibile e il pensiero di Macalli corre alla disastrata compagnia di bandiera: “Il calcio italiano è come l’Alitalia: un’azienda in fallimento. Lo dirò giovedì in Consiglio Federale. E mi meraviglia che le istituzioni non abbiano finora mai preso un provvedimento: si gioca ogni domenica senza che nessuno faccia niente”.

Macalli punta sul consenso della maggioranza dei presidenti e ritiene che alla fine il buon senso non potrà che prevalere. Diversamente non si arriverà da nessuna parte e le numerose crisi economiche che incombono sulle iscrizioni al prossimo campionato lo provano. “Qualcuno non ci sta ed è legittimo – osserva Macalli - l’importante è che il buon senso sia comune”. E aggiunge: “I club più ambiziosi vorrebbero costruire squadre senza troppe limitazioni. Ma se poi vanno in B dove le rose saranno limitate, che fanno? Rinunciano? Non credo”. Alla fine, per evitare che il banco salti, tutti dovranno fare di necessità virtù.

Sa. Mig. – www.calciopress.net