2.10.08

Giannini-Capuano, faccia a faccia (Il Mattino)



In Gallipoli-Paganese tecnici a confronto: il primo viene dal grande calcio, il secondo dalla gavetta.

FILIPPO ZENNA Pagani. Il Principe e il popolare, uno di fronte all'altro, così diversi (per background e carattere) eppur così simili (per modo d'intendere tatticamente il calcio, innanzitutto). Gallipoli-Paganese è essenzialmente la sfida tra Giuseppe Giannini ed Ezio Capuano, tra l'aristocratico allenatore romano ed il vulcanico tecnico salernitano, arrivati ad incrociarsi dopo aver affrontato percorsi così differenti. La panchina come la "livella" di Totò: ha azzerato gerarchie e ceti calcistici di provenienza, spianato il terreno e permesso al gagliardo Capuano di salire sullo stesso gradino del nobil Giannini. Vent'anni fa, sul finire degli anni 80, quando l'attuale tecnico del Gallipoli era idolo e Re di Roma, oltre che uomo simbolo della nazionale, Ezio Capuano dava il via ad una carriera fatta di mille stenti, sognando il grande calcio. Il Principe incantava l'Italia con le sue giocate magiche, Capuano si dimostrava già allenatore competente ed esplosivo, seppur avesse appena ventitre anni quando prese in consegna l'Ebolitana tra i campionati dilettanti. Poseidon, Pro Salerno, perfino la delusione di un esonero nel 94 dopo appena nove partite, poi il Grotta ed a seguire l'Altamura nel 95/96 per la prima grandissima affermazione: 19 vittorie, 12 pareggi ed appena 3 sconfitte per primeggiare e spedire i pugliesi tra i professionisti. L'anno successivo un nuovo trionfo a Cava de' Tirreni: col suo gioco spumeggiante restituì la C2 agli aquilotti restando, poi, per altri due anni nella città dei portici, prima di trasferirsi a Trapani (è lì che scoprì Magliocco, valorizzato e successivamente lanciato nel calcio che conta) e successivamente alla Puteolana e al Taranto. Per poi ritornare nella sua terra, alla Nocerina, in una stagione (2002/03) partita alla grande, ma terminata in esonero. Ha avuto perfino il coraggio di ripartire dalla D Capuano dopo l'esperienza biennale di Sora, prendendo in gestione il San Paolo Altamura. Poi la Juve Stabia, il sogno soltanto accarezzato dei play-off, la soddisfazione d'aver dato lezioni di calcio a molti, ed ora la Paganese, vent'anni dopo l'Ebolitana, per la definitiva consacrazione. Diverso il background del Principe Giannini, che dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, ha avuto subito la grande opportunità di allenare in una piazza prestigiosa come Foggia: la prima non gli è andata benissimo, ha dovuto perfino "emigrare" in Romania nel 2006-07 per fare esperienza e ritornare in Italia più motivato di prima: l'anno scorso ha gestito divinamente una Massese inguaiata di debiti pagando con l'esonero i diverbi con la società (era ad un punto dalla zona play-off), ma gettando le basi di quel 3-5-2 compatto con cui sta adesso ottenendo strepitosi risultati a Gallipoli. Lo stesso modulo che da almeno quattro anni utilizza Capuano con risultati eccellenti: così diversi il Principe (pacato e un po' aristocratico) ed il popolare (istrionico, esplosivo, incorreggibile), eppur così simili nel modo d'intendere il calcio.