Due tecnici dal carattere e idee calcistiche opposte. Entrambi frequentano Coverciano.
FILIPPO ZENNA Salernitani entrambi, allenatori entrambi, eppure mai così vicini. Il destino li ha messi contro l'ultima volta il 29 ottobre del 2006, proprio allo stadio Arechi, nel tempio cittadino da sempre sognato: Novelli sulla panchina della Salernitana, Capuano su quella della Juve Stabia (finì 1 a 0 per i granata con un gol del centrocampista di Mariconda, Cammarota). Due anni dopo la sfida si ripete: ha colori diversi (il primo allena il Foggia, il secondo la Paganese), ma conserva lo stesso il fascino di un vero e proprio derby. Iniziato fin da lunedì mattina, quando i due si sono ritrovati a Coverciano nel centro tecnico federale per il supercorso che porterà al conseguimento del patentino di prima categoria. Una stretta di mani, un accenno di sorriso, perfino un rapido scambio di opinioni: poi ognuno al suo posto, nel proprio banco a seguir la lezione e a meditare strategie ed alchimie per annullare l'avversario. «Ci siamo salutati e abbiamo fatto anche qualche appunto e osservazione insieme - confessa Novelli - Per cui confermo che la mia stima nei suoi confronti è davvero sincera e soprattutto incondizionata. Perché incondizionata? Perché viene da venti anni di calcio professionistico, venti anni di panchine portate avanti credendo in un certo tipo di calcio anche molto coraggioso». Analoga stima esprime Capuano verso Novelli al quale "invidia" la panchina che lui ha occupato alla Salernitana: «È il mio sogno - spiega Eziolino - mi è stato negato finora, lo raggiunerò se me ne sarà data l'opportunità. Novelli? Lo conoscevo come tecnico e ne avevo grande stima. Ora a Coverciano sto apprezzando anche l'uomo. Tutto quanto sta facendo se lo è meritato con le sue forze». C'è voluto il "master" di Firenze per avvicinare nuovamente i due, così diversi nel carattere e nel modo d'intendere il calcio. Raffaele Novelli è uomo schivo e di poche parole, preferisce rintanarsi negli affetti familiari nei rari momenti in cui il calcio lo lascia libero: a ventuno anni interruppe l'attività agonistica e lasciò Salerno per trasferirsi a Zurigo con la sua futura moglie ed è ancora lì che vive, coi suoi tre figli, nel cuore della città più "precisa" ed avveniristica dell'Europa. L'opposto di Eziolino Capuano, vulcanico, passionale fino all'estremo, uno che sa come ammaliare gli amanti del calcio con le sue profonde conoscenze ed una dialettica "sui generis", uno che ha sempre vissuto intensamente la città di Salerno, il centro storico ed il bar Verdi in particolare: «Uno dei luoghi più frequentati dagli sportivi salernitani - spiega Novelli - magari ci sarà anche capitato di vederci lì. Però da qui a ipotizzare incontri rusticani ce ne passa. Viviamo una passione comune, quella per il calcio. Questo basta a dire che alla fine prevale sempre la ragione e il reciproco rispetto, al di là di qualsiasi indiscrezione sul nostro conto». E ce ne sono di leggende cittadine che parlano di rapporti non proprio idilliaci, di una conflittualità storica tra Novelli e Capuano, tra l'introverso e l'estroverso, tra il timido ed il vulcanico. In antitesi anche nella visione del calcio: il primo è uno zemaniano sfegatato, che segue le metodologie del boemo da sempre anche a costo di "bruciarsi" pur di proporre spettacolo; il secondo è un autentico stratega tattico, camaleontico, capace d'inventarsi ruoli e strategie diverse, mai "vittima" di un modulo (da un paio d'anni segue la corrente del 3-5-2, ma non ne fa uno schema fisso), pronto ad adattarsi al materiale tecnico a disposizione. Si sono stretti la mano, hanno scambiato perfino opinioni e si sono dati appuntamento a domenica pomeriggio quando allo Zaccheria si giocherà Foggia-Paganese, il derby della panchina tra i due tecnici salernitani. Divisi nel modo d'intendere in calcio, antitetici per carattere e mai così vicini.
Il Mattino