18.11.08

Ternana, Sartor invita i compagni a stringere i denti.



di CRISTIANO NATILI

«Cosa mi è piaciuto contro Gallipoli e Potenza? Solo il fatto che abbiamo conquistato due punti». Non è soddisfatto Luigi Sartor. Le ultime gare, pur rappresentando un piccolo passo avanti rispetto alle precedenti 5 sconfitte consecutive, sono molto lontane dal segnare la svolta tanto attesa. Il capitano non è soddisfatto ma è anche realista: «Siamo in una fase molto delicata. Nel giro di un mese abbiamo sfondato il muro che avevamo costruito all’inizio, i due ultimi pareggi sono i primi mattoncini della ricostruzione».
Se si pensa alle ambizioni coltivate per l’intero mese di settembre, è chiaro che il doppio 0 a 0 rimediato nella settimana appena trascorsa lascia quasi intatta la crisi nella quale la Ternana si è infilata ormai da 40 giorni. Se poi si considerano le tre vittorie consecutive con le quali le Fere avevano aperto il campionato, se si mette sul piatto che per il pari di domenica Carmine Gautieri ha perso la panchina del Potenza, nonostante una squadra decisamente meno attrezzata di quella rossoverde, si fa fatica a trovare un aspetto positivo che vada oltre i due punti conquistati.
«Vero - ammette l’ex difensore di Inter e Juve - ma non si può far finta di non vedere come la situazione sia radicalmente cambiata rispetto a settembre». Innanzitutto la classifica «è molto diversa, e la serenità non è quindi più la stessa». Poi è stato perso «il derby, e quella è una delusione profonda che sulle spalle ci pesa ancora enormemente». Infine «abbiamo gettato alle ortiche l’ampio credito che ci avevano concesso i tifosi. Il Liberati ricominciava a riempirsi, noi non siamo stati capaci di comprendere l’importanza di quel momento e abbiamo sprecato un’incredibile occasione. Questa è la cosa peggiore, per la quale non possiamo che prendercela con noi stessi».
Ecco allora che i pareggi della settimana appena trascorsa vanno accolti senza entusiasmo ma quantomeno «con la consapevolezza che sono arrivati al termine di due gare di grande sacrificio. Ovvio che non basta, ovvio che la Ternana può e deve dare molto di più - spiega Sartor - Ma serve ritrovare equilibrio, compattezza e fiducia, per riuscirci i due ultimi punti possono rappresentare una base di partenza».
Il pericolo è che le Fere sfrontate e spettacolari delle prime giornate diventino solo un ricordo, con il rischio concreto che la squadra, bloccata dalla paura, cominci a giocare per non perdere: «Certo, non dobbiamo scendere in campo per non perdere. Ma in una fase così delicata non perdere deve comunque essere la prima preoccupazione». Il capitano chiarisce il concetto: «L’arma da utilizzare è l’umiltà. È da lì che siamo chiamati a ripartire, perché questa Ternana non ha ancora la maturità giusta per essere allo stesso tempo umile e sicura di sé. Se affrontiamo le partite convinti di essere più forti degli avversari è quando che le prendiamo di santa ragione. Per cui ai compagni dico una cosa semplice: facciamo il nostro lavoro al meglio e mettiamoci tanto cuore. Tornare a correre è possibile, e nessun obiettivo è ancora precluso». Le ultime parole sono rivolte a chi ama le Fere: «Nel dopo Gallipoli siamo andati sotto la Est a prenderci gli insulti. Era giusto così, dovevamo farlo. I tifosi sono delusi e ne hanno tutte le ragioni. Ma se loro continuano a crederci, per noi sarà più facile tornare a vincere»

Il Messaggero