Trentatre punti in quarantotto gare. Pure unendo le forze (ed i punti in classifica) non si costruirebbe una sola salvezza. Parlano i numeri per Salernitana, Cavese e Paganese, tutte inchiodate sul fondo della graduatoria con tensioni statistiche (cinque vittoria in tre) ed incubi tattici. Il rischio di fallire è elevatissimo ed alimentato da considerazioni che vanno perfino oltre il "gelido" confronto coi dati. Si parte dai problemi "comuni" per poi analizzare nello specifico ciò che rende così fragili le tre Cenerentole salernitane: 1) tutte quante, in estate, han rivoluzionato la pianta organica, smembrato il gruppo della passata stagione, avviato progetti paradossali che avrebbero dovuto prendere forma e valore nel lungo periodo e che invece si son rivelati fallimentari nel giro di pochissime settimane; 2) tutte quante han deciso di pescare con vigore nelle serie minori per poi tutelarsi con pochi marpioni di categoria. Salvo poi correggersi in corso d'opera (Salernitana e Paganese hanno attinto a piene mani dal mercato degli svincolati) e rivoluzionarsi nella gestione tecnica: cinque esoneri complessivi che diventano sette se alla lista si aggiungono anche i direttori sportivi Guglielmo Acri e Cosimo D'Eboli; 3) Salernitana e Cavese, infine, vivono con difficili conflitti interni e metabolizzano a stento la frattura tra vertici societari e tifoseria. Fin qui i disagi comuni, ma c'è dell'altro dietro la precarietà di classifica delle Cenerentole salernitane. La Salernitana In ritiro, Brini puntava tutto sul Maradona delle Ande e sul talento di Ciccio Cozza, ma ha perso entrambi nel giro di una settimana e la Salernitana, priva di fantasia, s'è riscoperta monca di registi, fragile nell'evoluzione della manovra, incapace di reggere il confronto tecnico. Bassa nel baricentro, prevedibile nel gioco, neanche un po' migliorata dall'avvento di Brini, vittima tra l'altro di contenziosi, tribunali (caso Lombardi-Murolo) e di vecchi magoni (lo scandalo scommesse ha riaperto un capitolo - Potenza Salernitana del 20 aprile 2008 - che sembrava chiuso), costretta a metter toppe con gli ingaggi di Millesi (chi l'ha visto?), Fava e Jadid, appesa alla duttilità dell'inesauribile Soligo e giusto un po' risollevata in termini d'equilibrio e cattiveria dal giovane Grassadonia. La Cavese Il disordine ordinato dal ridimensiomanento economico del patron Della Monica. Via i pezzi pregiati, dentro con nuove e giovani leve e col debuttante tecnico Agenore Maurizi. La vita è stata bella per un po', ma ai primi risultati negativi è venuto fuori il malumore della piazza (abituata a competere per traguardi più ambiziosi) e l'ostracismo del ds Pavone. Alla fine ha pagato per tutti Maurizi, esonerato ancor prima di perdere ad Andria. È arrivato Stringara professando spettacolo e gol, salvo poi rinchiudersi a Foggia in un 5-4-1. Occorre capire se la musica è cambiata. La Paganese. Prima Palumbo, in lite con D'Eboli, poi Pensabene, infine di nuovo Palumbo dopo aver dato il benservito a D'Eboli. E poi ancora cinque rescissioni (Pasquale Esposito, Bruzzese, Faraon, Berardi e Loseto) e cinque calciatori arrivati a campionato iniziato (Monticciolo, Bacis, Marzocchi, Memushaj e Melillo). Una confusione enorme ed un pizzico d'equilibrio portato dal ritorno di Palumbo (due vittorie negli ultimi cinque turni). Il baratro però è sempre lì, la penultima posizione è a quattro punti e domenica arriva la capolista Novara. Dura la vita per chi deve rincorrere.
Filippo Zenna - Il Mattino