Stavolta non possiamo più sperare nella buona volontà del Presidente Trapani, né possiamo attendere il possibile regalo di qualche socio, dobbiamo affidarci alla dea bendata e alla sapiente e, qualitativamente considerevole, mano del buon Palumbo. Non invidio certo il tecnico che siede sulla panchina azzurrostellata per il compito che l'attende, ma lo ammiro per la serafica rassegnazione, condita da un certo masochismo, nell'accettare tutto quanto gli deriva dall'essere allenatore di una Paganese che non dispone di un organico di rilievo. Eppure bastava davvero poco per rendere maggiormente competitiva una compagine che è decisamente organizzata dal punto di vista tattico, ma peccava di qualità e concretezza. Mica poco direte. E invece di poco si sarebbe trattato. Chi conosce il calcio sa che non ci si può arrogare l'onere di assumere tutti i ruoli e che, purtroppo, nel nostro calcio le figure che operano nel circuito sono ben definite: i presidenti pagano, i direttori sportivi fanno le trattative. Essere giunti all'ultimo giorno nel disperato tentativo di raccogliere qualcosa è sintomo di notevoli difficoltà ad operare sul mercato di cui credo che il presidente Trapani si sarà reso conto e delle cui motivazioni saprà fare tesoro. La mia non vuole essere una critica, ma una disamina dei fatti. Le azioni degli uomini sono determinate dai fatti contingenti come la presa d'atto che la contestazione alla società sia venuta da una sparuta minoranza di una curva sempre più vuota. Il tifo paganese, sempre appassionato, non era mai stato così distante dalla squadra e dalla società come in questo periodo, ma le risposte credo se le debbano dare gli stessi tifosi al loro interno. Quanto alla società e alle sue buone intenzioni dovrebbe riuscire a rendere noto a tutti perché è stato così difficile fare mercato e perché la gestione della Paganese sta diventando così maledettamente complicata. God Save The Queen.
Carlo Avallone per Paganese.it