Non era facile per la Spal riprendere la marcia vittoriosa dopo essere tornata con le pive nel sacco dall'amara trasferta di Lumezzane che aveva visto i giocatori spallini puniti ben oltre i propri demeriti. Il calcio però, ci insegnano, è anche questo e come tale va accettato. Una mano di carte negativa, in fondo, capita anche al miglior giocatore. La Spal di oggi doveva vincere e basta. E ha vinto, senza che la sfortuna si sia troppo accanita con la truppa di Egidio Notaristefano anche se due legni, a onor di cronaca, sono arrivati puntuali come fossero un dazio a cui doversi abituare e in fretta per di più. Come abbia vinto, se giocando bene o no, se dominando o meno l'avversario, in questo momento conta come il due di coppe quando comanda in tavola bastoni. I tre punti di oggi sono preziosi e fondamentali, da chiudere a doppia mandata nel forziere di stagione perché da un lato scacciano i fantasmi dell'incompiuta armata biancazzurra che tanto andava di moda una stagione fa e dall'altro faranno comodo alla fine, quando basterà anche solo un misero punto di differenza a mandare all'aria anche i piani meglio pensati di inizio stagione.
La Paganese, al pari dei nostri eroi sette giorni orsono, dovrà fare lo stesso: metabolizzare il più in fretta possibile questa debacle e ripartire da zero con la consapevolezza chiara che giocando così la salvezza arriverà prima del previsto. Palumbo, che ricorda Ferrara come una delle tappe più dolci della sua carriera da quella lontana estate del 2007 quando qui colse la fatal vittoria che gli permise di lanciarsi a capo chino verso una più che meritata promozione in terza serie attraverso la lotteria dei play-off, non ha lasciato nulla di intentato.
Con un gioco che abolisce per costituzione le barricate, con una manovalanza composta sì da giovani baldanzosi di belle speranze ma che poggia il proprio credo sulla velocità, sul dinamismo, ma soprattutto sul gruppo, cosa fondamentale in questa categoria, il tecnico dei campani è venuto per giocarsela e per tentare il grande colpo. Che non gli è riuscito solo perché la Spal è squadra più esperta, cinica, spietata, votata per caratteristiche a divorare gli spazi liberi lasciati dall'avversario, che sa cogliere e leggere al volo le occasioni prima ancora che capitino. La dolce giornata biancazzurra ha come ingrediente principale l'intelligenza del saper aspettare il momento propizio anche in una giornata come questa, dove persino il buon Barbanera sarebbe stato d'accordo con noi nel ritenere la partita della Spal nata sotto un cielo di pianeti e costellazioni non certo amiche.
Il primo legno di Paolo Rossi su calcio piazzato non vorremmo diventasse un evento di cui non poterne fare a meno ogni domenica per non parlare poi dell'autopalo di Cuomo, che ha davvero del clamoroso. La fiammata iniziale, farcita dal vantaggio firmato dalla zampa lesta di Cipriani sottomisura dopo una deviazione malandrina di Sciannamè, dura il tempo di prendersi un caffè: dopo il pallonetto alla moviola dello stesso Cippo che esalta le doti acrobatiche di un incerto Gabrieli, la Paganese prende le distanze dai bianchi a spalline azzurre di casa: Casisa e Tortori sembrano fare sul serio, Tedesco si dimena tra le strette maglie ferraresi come posseduto e Macrì sulla sinistra è la lieta (per loro) sorpresa di giornata. Fortuna vuole che tirino in porta con la stessa frequenza con cui tiriamo noi e allora serve solo uno sfortunato Battaglia a dare linfa all'ego azzurrostellato quando Tedesco in girata costringe il numero sei di noantri a un intervento che termina dieci centimetri sopra la traversa della porta difesa dal proprio portiere. Per la serie non annoiamoci mai ecco la punizione di Sciannamè a tagliare che trova la testa di Casisa che si inarca con il contagiri: grazie alla sua poderosa e invidiabile stazza di centosettanta centimetri (e alla dormita di Battaglia) trova una parabola malefica e riaccende le speranze dello squalificato Palumbo che esulta nascosto in un angolo della tribuna.
Da quel momento e per quasi un'ora inizia l'odissea della Spal alla ricerca della marcatura che sembra non voler arrivare più. Serve un angolo di quella trottola inesauribile di Paolino Rossi su cui serve ancora di più quel colpo di testa splendido di Battaglia, a sbloccare il risultato: il bel Francesco prende l'ascensore e saluta tutti, Gabrieli compreso. La Spal passa e l'autostima cresce, la Paganese si risveglia dal sogno di poter fare lo sgambetto alla capolista e anche Migliorini dopo aver sbagliato due passaggi a due metri, si prende la sua bella e personale rivincita davanti al suo pubblico, andando a mettere la palla là dove nessuno avrebbe mai potuto arrivarci con una staffilata degna del grande giocatore (che è). Finisce in trionfo, il Mazza esplode e la squadra, tutta, nessuno escluso, rende merito ai propri supporters abbracciandoli con il magico e tradizionale mano nella mano di fine partita in segno di vittoria, mentre la Paganese, annichilita e frastornata, torna a casa con un risultato che alla fine punisce i campani oltre i reali demeriti. Ma il calcio, ripetiamo, è questo e come tale va accettato. Più difficile da accettare è la vita per chi ha perso un'amica che adesso non c'è più: da lassù, anche Daniela sarà stata contenta dei suoi eroi che l'hanno ricordata all'inizio e alla fine di questa tiepida giornata di inizio autunno. Questa vittoria è per lei, come sottolineato nel dopo partita da mister Notaristefano.