Non per spirito polemico, ma solamente per ristabilire il rispetto dei ruoli, credo sia il caso di chiarire subito una cosa. Scrivo di calcio, della Paganese in particolare, solo ed esclusivamente per passione. Non sono un tecnico, non lo sono mai stato, non lo sarò mai; sono solo un giornalista che ha visto e conosciuto tante realtà calcistiche, ivi inclusi tecnici, calciatori, addetti ai lavori che hanno fatto la storia del calcio in questo Paese. Da giornalista vedo, assimilo, commento; non altro. Le mie non sono e non potrebbero essere sentenze; chi vuole intendere, intenda.
Detto questo, doverosamente, voglio tornare solo per un attimo alla gara di Sorrento.
Come se non bastassero una serie di eventi precedenti non proprio favorevoli, contro i rossoneri di Gianni Simonelli la Paganese è stata penalizzata da un paio di decisioni arbitrali non proprio lineari. Un’espulsione affrettata ha costretto in fretta e furia il tecnico a rivedere tutti i i piani tattici che fino a quel momento avevano funzionato alla perfezione. Non sono solito usare pannicelli caldi per giustificare prestazioni incolori e risultati negativi, ma mi pare di poter dire che quella vista all’opera a Sorrento sia stata una delle più accorte esibizioni esterne di quest’anno, strategicamente parlando. Una squadra finalmente compatta, equilibrata tatticamente, con la giusta equidistanza fra i reparti, ha perduto malamente una gara che avrebbe potuto tranquillamente almeno pareggiare. Sarebbe bastato che l’arbitro avesse distribuito meglio e più equamente i cartellini sventolati di colore rosso e giallo e che avesse assegnato un calcio di rigore reclamato a gran voce sul finale di gara che – se non altro – per affinità di traiettoria, avrebbe fatto il paio con quello invece subìto a Reggio Emilia.
E’ un periodaccio, inutile negarlo. Per equilibrio mentale, perché non sia preso per oro colato quanto emerso e commentato nelle prime tre vittoriose gare interne e perché non sia del tutto negativo quanto emerso nelle ultime sfortunate esibizioni, io dico che la squadra ha le potenzialità per raggiungere il traguardo di minima fissato da Raffaele Trapani.
Dal punto di vista tattico, credo che determinati moduli, pure se spregiudicati – varati con l’impiego in contemporanea di due ali vere sulle fasce di competenza, con due attaccanti centrali uno dietro l’altro e con due centrocampisti con il polmone a mantice – possano coesistere solo con una squadra a mille dal punto di vista atletico; con una squadra, cioè, che sappia interpretare alla grande il gioco proposto dal suo allenatore.
Ma siamo nel campo dei “se”, un campo variabile a seconda dello stato di forma degli atleti a disposizione.
Quando la forma non è al “top”, quando ci si accorge che ci sono elementi che non riescono a correre per gli interi novanta e più minuti con la stessa intensità; che non è possibile ricorre a sostituzioni valide per ravvivare il gioco, mi pare anche logico e giusto che si debba pensare a far quadrare meglio il cerchio dal punto di vista tattico. La partita bisogna viverla e leggerla in tutte le sue sfaccettature; così non è neanche detto – ad onor del vero – che si possa e si debba giocare sempre allo stesso modo.
Ho scritto in qualche occasione di aver visto all’opera una squadra non molto equilibrata, con collegamenti sfilacciati fra i reparti: lo confermo, anche se qualche segnale positivo da Sorrento pare emergere.
Può essersi trattato di un periodo non proprio fortunato, e questo ce lo auguriamo un po’ tutti; ma potrebbe anche trattarsi di scarso adattamento di alcuni atleti alle precipue indicazioni di ordine tattico impartite dal tecnico. Il tutto senza mai dimenticare che i giovani, sui quali la società giustamente punta per svariati motivi, proprio perché tali, sono soggetti ad alti e bassi di rendimento; per forgiare il loro carattere ed il loro temperamento hanno bisogno di giocare perché è sul campo, nelle partite vere che si temprano gli atleti del domani.
Dicevo che a Sorrento, nonostante il freddo risultato numerico lasci pensare alla ormai solita sconfitta esterna, la squadra è parsa diversa; più viva, più armonica, probabilmente anche più convinta dei propri mezzi. Adesso la conferma deve venire subito già domenica prossima contro il Monza. Nella circostanza, in un incontro che si preannuncia importantissimo per la posta in palio, tutti ci attendiamo una squadra viva ed agonisticamente irreprensibile, magari copia fedele di quella squadra che aveva inanellato tre vittoriose gare casalinghe.
Tre gare, nove punti che avevano acceso la fantasia dei più. Come dimenticarle?
Nino Ruggiero
Trasmissione “Azzurrissima” di Telenuova, sabato 29 ottobre 2010)