La ferita sanguina ancora, ma il tempo ha, in parte, lenito il disappunto: Verona-Pergocrema il giorno dopo ha tutto il gusto, amarognolo, dell'ennesimo magone ingoiato. Stavolta anche più indigesto visto che la squadra di Mandorlini ha potuto disporre della palla del match-point proprio allo scadere. Quando sarebbe stato quasi proibitivo per gli avversari riprendersi il punto.
Inutile piangere sui rigori sbagliati. Paradossale che fino a dieci giorni fa stessimo tutti a chiederci perché gli arbitri erano così avari con l'Hellas e ora che sono stati assegnati due penalty in due gare - entrambi probabilmente determinanti - ci si domanda come sia stato possibile sprecarli regolarmente. Neanche la classifica fosse così rassicurante.
Perché in effetti il dato che conta, sul fondo del setaccio, è proprio questo: al termine del girone d'andata i gialloblù hanno raggranellato appena 18 punti e sono terz'ultimi appaiati proprio al Pergo.
Per fortuna, verrebbe da dire, che l'andata è andata.
Perché ben altri obiettivi cullava il club gialloblù. E nonostante i distacchi dai battistrada restino recuperabili, la sfilza delle occasioni perse inizia a gonfiarsi in maniera veramente grottesca.
PERCHÈ CREDERCI. Il Verona di Mandorlini, a dispetto dei risultati, offre comunque tangibili segnali di vitalità. La squadra si danna, si sbatte, ci prova, colleziona occasioni.
Sembra un po' meno solida in fase difensiva, è vero, rispetto alle primissime impressioni. Quelle suscitate, per dire, a Ferrara. Ma lo sforzo del gruppo, sempre a caccia del primo botto del nuovo tecnico, va riconosciuto. Così come la capacità di affacciarsi con discreta regolarità verso la porta avversaria, sia che davanti ci siano squadre con l'acqua alla gola (vedi Pergo e Pavia) che di prima fascia (vedi Spal e Sorrento). Tanto più che, altra attenuante da produrre, il campo del Bentegodi oggi come oggi - al di là della parziale rizollatura - invita sempre più a giochi di guerra che a una partita di calcio. E chi lavora per proteggere il pareggio si ha oggettivamente vita più semplice.
L'altro aspetto consolante riguarda proprio il ranking: se la media punti del Verona è modesta, non è che lassù volino ad altissime quote. E la zona playoff resta sempre a otto punti. Robetta con tutto il ritorno ancora da disputare.
Ne volete un'altra? Superato l'ostacolo-Paganese, ultimo impegno di questo sfortunato 2010, gli uomini di mercato di via Torricelli torneranno al lavoro per rimodulare l'organico sulle esigenze tattiche del nuovo allenatore. Va da sè che l'accresciuta funzionalità non potrà che giovare alla causa.
PERCHÈ NO. Chi è convinto che il pallone, nonostante la proverbiale imprevedibilità, segua comunque percorsi ragionevoli, non può che gettare la spugna di fronte alla miriade di occasioni calpestate. Nè ignorare una classifica che resta in tutti i casi disastrosa.
O comunque deludente anche nelle sue pieghe, perché quello dei gialloblù è il nono attacco del girone, la difesa è la settima (a pari merito con Ravenna e Lmezzane) e neppure la cura Mandorlini ha apprezzabilmente corretto il trend stagionale. Da Ferrara a oggi cinque pareggi con la miseria di tre gol fatti e altrettanti incassati. Costruire lamenti sui se e sui ma, è ovvio, serve zero. Soltanto un filotto di successi potrebbe rilanciare le ambizioni minime.
DUE MESI, ZERO VITTORIE. L'ultima vittoria - e unica in casa dell'intero girone di andata (altro dato su cui riflettere) - resta quella contro l'Alessandria del 17 ottobre scorso.
Venerdì saranno due mesi senza la soddisfazione dei tre punti. Un'enormità.
Tuttavia, andando a spulciare gli almanacchi, anche nelle annate più recenti, il Verona ha saputo fare molto peggio.
Rileggendo la storia degli ultimi dieci campionati la sequenza di digiuni più prolungata resta quella del 2003-'04, in Serie B: 12 gare senza vittorie tra la 31esima giornata (Albinoleffe-Verona 2-0) e la 42esima (Ascoli-Verona 1-0).
A frantumare l'incubo arrivò il secco 3-0 al Piacenza della 43esima. Quella serie - appesantita dall'umiliante 0-6 di Avellino - resterà qusi irripetibile anche per i 23 gol subiti a fronte dei soli 4 fatti.
Per tre volte poi il Verona ha procrastinato l'appuntamento col successo per nove partite (la serie più dura il primo anno di C1, appena 3 punti fino al liberatorio 2-1 di Busto Arsizio) mentre altre tre volte la serie si è fermata a otto gare.
Prima di questo campionato tuttavia la parentesi ha sempre fruttato meno punti: nel 2005-'06 a interromperla fu il successo casalingo (1-0) con la Cremonese; nel 2006-'07 l'exploit al Menti (1-0) nel derby col Vicenza; nel 2008-'09 la tripletta (3-1) al Novara.
Lunedì, posticipo serale a telecamere di Raisport accese, l'occasione buona arriva con la Paganese, ultimissima a 11 punti. Attenzione perché finora i campani (giustizieri dei gialloblù all'andata) in trasferta hanno raccolto zero: 9 rovesci, 3 gol fatti e 16 subiti. Gli scaramantici sono autorizzati a scovare esorcismi contro la legge dei grandi numeri.
Francesco Arioli - www.larena.it