Reggio Emilia, 22 febbraio 2011. Niente scossoni, fiducia a Mangone, trasferta di Pagani da affrontare come fosse la partita della vita. E’ il succo del day-after granata, il lunedì più nero dell’era Barilli, servito a riordinare le idee. Che non ci fossero sconquassi alle porte era filtrato con chiarezza già a caldo, dopo l’indecorosa sconfitta contro il Lumezzane. Il presidente granata si era tappato la bocca per non sbottare. Troppa rabbia per la prestazione di una squadra inguardabile.
Si è consultato coi suoi collaboratori, ma soprattutto col «direttore» Tito Corsi, che nel giugno scorso scelse Mangone per l’eredità di Dominissini. Corsi gli ha suggerito una linea soft e sarà a Reggio da domani per supportare il presidente in quella che sarà una settimana molto delicata. Oggi Barilli andrà in via Agosti e parlerà a Mangone, forse anche alla squadra. Il presidente ieri non si è sottratto alle interviste e ha anche scritto una lunga lettera, che riportiamo a parte nei suoi passi essenziali. Un messaggio ai tifosi, alla città, a cuore aperto. Ammettendo il disagio, difendendo la serietà del gruppo, garantendo il massimo impegno per uscire dalla crisi, sottolineando la validità del progetto, che vede la serie B come obiettivo di prospettiva, da raggiungere con una società solida.
Nell’intervista, Barilli si è lasciato andare ben di più.
«Abbiamo toccato il fondo - la voce del patron - ma la contestazione non mi è piaciuta. E’ inaccettabile prendersela dopo appena 20 secondi di gioco con una squadra già in difficoltà. Eravamo alle corde, nervosi, le offese miste agli incoraggiamenti per tutto il primo tempo hanno soltanto aumentato i problemi. Legittimo protestare, ma se vedi che la squadra ha bisogno di aiuto, devi concederle almeno un tempo. Contestando alla fine. Se devi accanirti dopo 20 secondi, allora stai a casa».
Il momento è pesante. Come uscirne?
«Non posso che ammettere che la crisi è ufficiale, così si sbatteranno tutti per uscirne. I rimedi? Forse quello vincente è mettersi tranquilli, ricompattarsi e lavorare senza frenesie. Non è previsto granchè, a livello di mosse o di provvedimenti. Il ritiro o la partenza anticipata per Pagani non sono ipotesi al momento sul tappeto. Vedremo. I giocatori non sono lavativi, sono i primi a rimetterci se le cose vanno male. Tanti sono in scadenza di contratto. Devono dare il doppio per meritarsi la conferma, altrimenti rischiano di andare ad aggiustare biciclette, visto che i giocatori senza squadra sono un milione e mezzo...».
E quel Mangone seduto in panchina per tutto il secondo tempo, nell’espressione di resa?
«Il mister è tutt’altro che rassegnato - esclama Barilli - altrimenti avrebbe dato le dimissioni. La mia fiducia nei suoi confronti è immutata. Dieci giorni fa ci siamo incontrati per parlare della conferma, non posso cambiare radicalmente opinione. E’ una persona seria, crede che la situazione sia recuperabile».
Pagani chiave del futuro.
«Sì, dobbiamo concentrarci al 300 per cento su questa sfida. Dobbiamo vincerla, ripartire, poi ci sarà la sosta e avremo quindici giorni di tempo per leccarci le ferite e recuperare gli infortunati. Col Gubbio sono convinto che ritroveremmo le motivazioni».
Play off che si allontanano, paura di essere risucchiati addirittura in zona play out?
«Può succedere di tutto. Ma una squadra che nel girone d’andata ha messo in difficoltà tutti non può essersi dissolta. Ci sono dieci partite e i play off sono ancora vicini. Ma in questo momento lasciamo da parte gli obiettivi e pensiamo a ritrovare noi stessi».
Ezio Fanticini - www.ilrestodelcarlino.it