A Monza è andata bene. Ma poteva andare anche meglio. Il pareggio lascia le cose così com’erano, ma non affossa – come poteva essere - le speranze del Monza in tema di retrocessione diretta. La partita è stata brutta e forse non poteva essere diversamente a causa dell’altissima posta in palio. Da un lato un Monza all’ultima spiaggia con l’obiettivo di effettuare il sorpasso sull’antagonista diretta; dall’altra una Paganese che poteva contare su due risultati a favore su tre per mantenere inalterato il vantaggio ed eventualmente allungare in classifica proprio sul Monza.
Ne è venuta fuori una gara nervosa, scialba, piatta, senza acuti. Con un Monza inconsistente ancorché voglioso di arrivare alla vittoria, l’organizzazione difensiva della Paganese è andata a nozze. Tutto maledettamente scontato e prevedibile: fasce bloccate con Santarelli a destra e Imparato a sinistra, ancorati strettamente alla difesa centrale composta da Fusco, Radi e Urbano. Contro un’organizzazione difensiva pressoché perfetta solo la giocata di un singolo avrebbe potuto mettere in difficoltà Ginestra. Il portiere ha svolto tranquillamente solo interventi di ordinaria amministrazione, a differenza di altre gare esterne, quando più di una volta era intervenuto con giocate di testa al limite della propria area.
Questo per dire della pochezza offensiva del Monza, spuntato dal centrocampo in su. Poca cosa i brianzoli anche nella zona nevralgica del gioco, con il solo Iacopino dotato di senso tattico e di piedi buoni ma affiancato da tanti discreti operai del pallone; mai un’invenzione, mai una giocata intelligente, solo un portare avanti la palla senza un acuto, senza un sussulto. Ma è calcio questo? Solo tanta buona volontà, tanta abnegazione; palla lunga e pedalare, si diceva una volta. Ma oggi dove si vuole andare a parare quando manca la qualità, quando non si hanno in organico atleti che puntano a rete senza tentennamenti?
Questo era il Monza; una squadra allo sbando totale, contestata finanche dal proprio pubblico e che man mano che il tempo passava è sembrata sempre di più rassegnata al peggio.
E la Paganese? – vi starete chiedendo. La Paganese se n’è stata buona buona dietro. Ha interpretato la gara con un solo obiettivo. Ha pensato solo ed esclusivamente a prendere il punto che voleva. Ha provato all’inizio a sorprendere gli avversari con un azzeccato colpo di testa di Ferraro parato a terra con difficoltà dal portiere monzese, ma per il resto ha pensato bene di mettersi al riparo da brutte sorprese. Strategia, blocco mentale o cos’altro? L’impressione dei più è stata quella di vedere una squadra “piantata” che non ha mai considerato con convinzione la possibilità di fare bottino pieno sul campo di una squadra allo sbando completo.
E’ andata come andata, adesso bisogna pensare al futuro. Mi sembra che sia chiaro, in prospettiva, che non ci si può sempre e comunque fidare dell’organizzazione difensiva. Dalla prossima gara interna con il Lumezzane bisogna pensare a fare bottino pieno, perché se è vero che dobbiamo tenere d’occhio il Monza, non possiamo sempre e solo basarci sulle sue disgrazie. E poi – teniamolo bene in mente – se riusciremo a entrare nella lotteria dei play-out, non basterà presentare il biglietto da visita della difesa imperforabile o quasi: dovremo anche essere in grado di proporre un decente gioco offensivo. In poche parole: le partite bisognerà vincerle se effettivamente vogliamo tentare di rimanere dove siamo.
Ecco perché la sosta giunge in proposito. Capuano, visto che ha sistemato bene la squadra per quello che riguarda la fase difensiva, dovrà rivolgere le sue attenzioni sulla manovra della squadra dalla cintola in su. Dovrà curare il possesso palla e soprattutto dovrà far capire ai suoi ragazzi – impeccabili interpreti della fase di difesa – che per segnare nella porta avversaria dovranno saper interpretare altrettanto bene la fase offensiva; dovranno essere propositivi per non isolare, come capita da un po’ di tempo a questa parte, il povero Ferraro in avanti.
Bisogna anche dire a onor del vero che il discorso tattico è facile farlo sulla carta; una cosa è la teoria e un’altra è la pratica. Con il lavoro, che paga sempre quando viene fatto per bene, e stuzzicando l’amor proprio di calciatori che non sono affatto dei novellini, con una sottile arma psicologica, bisognerà soprattutto riuscire ad inculcare alla squadra la mentalità vincente che adesso non vediamo. Non è facile, ma bisogna provarci.
L’ennesima sosta arriva al momento giusto. Capuano innanzitutto potrà recuperare in pieno Gatti, elemento di cui la squadra non può fare a meno in un discorso di equilibrio tattico e di qualità. Gatti è elemento catalizzatore della manovra: ha personalità, carisma, intelligenza tattica e può dare “il la” alle manovre di attacco con il suo piede che, se non è vellutato, è certamente misurato e calibrato. In più si spera che Cortese possa risultare in questo finale di campionato “abile e arruolato”, anche per dare modo al tecnico di effettuare – se del caso – qualche mossa di ordine tattico o se non altro per utilizzare, quando serve, forze fresche.
Nell’ottica di dare maggiore linfa al gioco di offesa, mi sembra anche di poter dire che deve essere valutato come merita l’apporto di Triarico in avanti, uno dei pochi atleti che sa svariare con naturalezza sulla fascia destra per proporre cross interessanti al centro. E’ stato un periodo nero per l’ex crotonese. Ha stentato a ingranare nel nuovo meccanismo di gioco proposto da Capuano; ha avuto infortuni a catena che lo hanno perseguitato e probabilmente immalinconito. Ma in questa fase, una volta recuperato in pieno sia sul piano fisico che mentale, l’impressione generale è che la squadra non possa fare a meno del suo estro e del suo apporto offensivo. Infatti è uno dei pochi che riesce con facilità a saltare l’uomo e a creare superiorità numerica quando la squadra si spinge in avanti.
Infine credo che debba essere considerata finita la stagione degli zero a zero. I pareggi ora – è bene che ce lo diciamo chiaro chiaro – soprattutto nelle prossime partite casalinghe con Lumezzane e Cremonese, non servono più. A sei giornate dalla fine bisogna cominciare a fare i conti con se stessi. I pareggi sono serviti in questa fase, specie se si considera che si è dovuto aspettare sette mesi per conquistare qualche punticino esterno, ma adesso non bastano più.
Il tutto anche in ottica play-out, se si riuscirà tenere a debita distanza il Monza. Senza un decente gioco offensivo, con tutta la considerazione possibile per l’ottimo lavoro svolto per l’organizzazione della fase difensiva, mi dispiace dirlo, non si va da nessuna parte.
Nino Ruggiero
(Rubrica “Così è, anche se non vi pare”, Paganese.it 30 marzo 2011)