Quando arrivano i tre punti ci scordiamo subito di tutto; i patemi d’animo, i gol sbagliati, gli errori commessi. Ce ne torniamo a casa contenti, così siamo fatti, pur tra qualche inevitabile sottolineatura di episodi che avrebbero potuto condizionare l’esito della partita.
Contro la Vibonese, a conferma di quanto 
già detto in altre occasioni, ancora una volta ha prevalso la legge 
della qualità. Non c’è niente da fare; puoi sbagliare anche un’infinità 
di passaggi e passaggini, puoi essere irritante quando non riesci a 
costruire una lineare azione di gioco, ma quando c’è classe, quando c’è 
qualità – specie in questo campionato – basta uno spunto, una fiammata 
per mettere a posto il risultato.
Avete presente una giornata autunnale 
grigia e uggiosa? di quelle che ti mettono addosso tanta malinconia e 
che ti fanno vedere tutto nero, anche nell’anima? di quelle che sembrano
 senza sbocchi tanto sono brutte e monotone? Poi, basta uno squarcio di 
sole che fa capolino tra le nuvole per farti tirare un sospiro di 
sollievo. Fiat lux! sia fatta luce. Ecco, scusate la 
similitudine, ma la Paganese di oggi, forte di individualità di spicco, è
 – al momento – come una giornata grigia che attende uno squarcio di 
sole, un lampo di luce per illuminare di un tanto il proscenio e per far
 tirare un sospiro di sollievo a tutti coloro che seguono con amore e 
passione le sue sorti.
E’ stato favoloso il gol messo a segno da
 Fava: con due tocchi di alta scuola, con una sponda intelligente e con 
una freddezza consumata sui campi di altre categoria è stato dimostrato 
che la qualità uno o ce l’ha o non ce l’ha. E poi il secondo gol; 
un’altra perla di Luchino Orlando, sempre più uomo gol: appena ti muovi,
 ti fulmino. Che gol, ragazzi! E che istinto bestiale da autentico 
rapinatore dell’area di rigore: controllo e tiro di controbalzo in un amen a due passi dalla porta. E chi se li ricordava più gol così!
Certo, sprazzi, graffiti d’autore; per il momento dobbiamo accontentarci di questo.
La partita ha riservato più di una 
emozione. Quando si segna subito, tutto dovrebbe essere più facile, più 
scontato. Con la Vibonese non è stato così. Oggi come oggi la squadra di
 Grassadonia sconta ancora scorie di una manovra lenta, spesso involuta,
 parecchio farraginosa, ancora più spesso irritante.
Nessuno, credo, si è mai illuso di poter 
fare un solo boccone degli avversari che si incontrano, gara per gara. 
Ma con tutto il rispetto possibile per una squadra come la Vibonese, 
piena zeppa di under, non è possibile che si debba sempre e solo 
aspettarsi squarci di luce dai vari Fava, Orlando e Scarpa. La qualità 
dei singoli, incontestabile, serve e come! però dovrebbe rappresentare 
solo il valore aggiunto di una squadra costruita per vincere ma che – 
almeno in questa fase – stenta a decollare come gioco.
Eppure le premesse ci sono tutte. 
Grassadonia ha voluto una squadra propositiva. Ha preteso di avere in 
rosa calciatori che sapessero ben destreggiarsi sulla fasce laterali, 
bravi sia nella fase di contenimento che in quella di attacco. Ma è nel 
meccanismo di costruzione del gioco che qualcosa si inceppa. I due 
laterali d’attacco – domenica scorsa Galizia a destra e Neglia sinistra –
 non sempre vengono serviti a dovere e la manovra stenta a decollare 
perché al centro gli avversari solitamente si intruppano e si presentano
 quasi sempre in superiorità numerica.
Tricarico è stato superlativo nei primi 
minuti quando si è proposto in avanti ed ha servito anche la palla del 
primo gol. Poi ha sofferto l’aggressività degli avversari forse anche 
perché poco coadiuvato da un Acoglanis stranamente impacciato nella fase
 di contenimento ancorché poco propositivo – lui che è in possesso di 
una buona tecnica di base – anche nella fase di disimpegno.
Non vorrei caricare di eccessiva responsabilità qualche under,
 ma mi sembra di poter dire che nel secondo tempo, con l’ingresso di 
Giglio, le cose sono migliorate di parecchio a centrocampo. Certo, può 
essersi trattato solo di un fatto contingente; può essere stato 
l’evolversi della gara a dare maggiore visibilità al giovane 
centrocampista. Ma una cosa è certa: la squadra ha giostrato meglio e 
Giglio ha bene impressionato prima per l’eleganza con cui ha calcato il 
terreno di gioco in una fase delicatissima della partita e poi – man 
mano che il tempo passava e che prendeva confidenza con la stessa – 
addirittura con l’autorevolezza che di solito non è mai compagna di 
giovani alle prime esperienze. Il che non significa, detto per inciso, 
che Grassadonia ha trovato il suo Messia nella zona centrale del campo; 
questo detto anche per il ragazzo, classe ’92, che non può e non deve 
essere caricato di responsabilità più grandi di lui. L’impressione però è
 che Giglio possa dare molto alla squadra nei momenti in cui sarà 
chiamato a dare il suo contributo, soprattutto se si limiterà – cosa che
 ha fatto domenica scorsa – a smistare palloni con una semplicità 
disarmante con quel suo sinistro che evoca calciatori di altre epoche e 
di grande spessore.
Qualche apprensione ha destato, ad onor 
del vero, il reparto difensivo. Impeccabile Luca Fusco che ha chiuso 
tutti i varchi dall’alto della sua eccelsa classe anche quando c’è stata
 qualche indecisione di troppo da parte dei suoi compagni di difesa. Da 
rivedere all’opera Pepe, macchinoso e lento contro un attaccante che gli
 sgusciava via da tutte le parti; per lui ancora tanto lavoro da 
svolgere. E poi Petrocco. Ho tanta stima del portiere, maturata nel 
corso di un memorabile campionato, ma certe sue leggerezze sconcertano. 
Meno male che i regali non sempre sono bene accetti, come nel caso di 
Puntoriere che, stupito da tanta grazia ricevuta, mentre gli occhi di 
tutti erano semichiusi per un gol sembrato inevitabile, con il pallone 
tra i piedi – a porta sguarnita – ha mandato il pallone alto sulla 
traversa!
Chiudo con una chiosa su Galizia e 
Scarpa. Il primo da qualche domenica è il prototipo del calciatore croce
 e … galizia. Sta sbagliando l’inverosimile sotto rete. Domenica a due 
passi dalla porta, solo soletto, su cross dalla sinistra, ha ciccato 
malamente un pallone che voleva solo essere depositato in rete. Un gol 
che probabilmente avrebbe segnato chiunque, anche uno di passaggio, 
tanto era facile la realizzazione. Ma nel calcio ci sta tutto. Bravo 
questo Galizia, nonostante tutto; si impegna, copre la fascia, avanti e 
indietro senza stancarsi mai, pronto anche a smentire qualche 
inevitabile denigratore con un colpo di autore, così come capitato con 
il gol di testa realizzato contro l’Isola Liri. Fa bene Grassadonia a 
puntare sul suo estro, sulla sua fantasia, sulle sue indubbie qualità; 
prima o poi esploderà perché ha qualità e la qualità alla lunga non 
tradisce.
Passo a Scarpa. Ha smaltito come 
d’incanto tutte le inquietudini che avevano caratterizzato la sua 
prestazione di Perugia. E’ entrato in partita in corso d’opera, così 
come suggerisce al momento il suo attuale stato di forma, ma ha subito 
riaffermato i diritti di una classe superiore. Sulla sinistra del 
proprio attacco è sembrato rivedere il calciatore dei tempi migliori; ha
 sfiorato due volte il gol ed un altro, realizzato con una splendida 
rovesciata, spalle alla porta, glielo ha annullato l’arbitro con una 
decisione discutibilissima. Una pedina, quella di Scarpa, recuperata a 
tempo di record soprattutto sul piano psicologico, che si sa nel calcio 
assume valori preponderanti. Il futuro più prossimo dovrebbe restituire 
alla squadra un altro elemento che può lasciare il segno in ogni 
partita.
Adesso ci sono due trasferte consecutive 
all’orizzonte. Mercoledì a Fondi e domenica a Lamezia. Da queste due 
partite verrà fuori un quadro più chiaro su quelle che sono le esatte 
potenzialità complessive della squadra.
Al momento la qualità c’è, e quella non te la toglie nessuno.
Vediamo adesso se c’è anche la sostanza.
Nino Ruggiero
 
