29.11.11

I problemi della perduta abbondanza.

Così è (anche se non vi pare)

Il Catanzaro ha vinto, evviva il Catanzaro!
Niente drammi, per favore. Certo, rammarico sì per l’esito di una delle gare più attese del campionato conclusasi con una sconfitta. Ma mai come nell’occasione ci sono tante attenuanti. Quando a una squadra come la Paganese – costruita con specifici criteri – togliete in una sola volta Fusco, indiscusso leader della difesa, Tricarico (ingenuo nell’occasione dell’espulsione) motore del centrocampo, Fava e Orlando dall’attacco, tutto quello che viene da una partita così delicata, contro una diretta pretendente alla vittoria del campionato, è da considerarsi guadagnato.
Purtroppo da Catanzaro non è arrivato niente, se non recriminazioni ed improperi, da entrambi gli schieramenti, nei confronti di un arbitro considerato non all’altezza della delicata partita. Ma non fasciamoci la testa perché il campionato è ancora lungo e riserverà molte sorprese.
Infortuni a catena e squalifiche stanno da un po’ di tempo a questa parte falcidiando lo schieramento azzurro-stellato. L’attuale Paganese, nonostante che Scarpa e Galizia recitino un ruolo di primo piano in ogni occasione, tanto da essere segnalati come migliori in campo, è solo lontana parente della squadra che all’inizio del campionato aveva incantato e fatto sognare.
Allora, in quel periodo, tutti attendevamo Scarpa in ritardo di preparazione; ma non ce ne curavamo granché visto che l’accoppiata Orlando-Fava girava a mille, che i gol arrivavano e che Fusco là dietro faceva dormire sonni tranquilli per la padronanza del ruolo che sprigionava sicurezza da tutti i pori. Addirittura, anzi, paventavamo problemi di abbondanza, specie in avanti, lambiccandoci il cervello con il quesito: “Quando entra Scarpa, chi perderà il posto?”.
E’ tornato Scarpa prepotentemente, come era nelle attese di tecnici e tifosi, e dalla partita esterna di Campobasso è stato un personale crescendo rossiniano per l’attaccante torrese. Peccato però che nel frattempo si sia interrotta la “filiera del gol” intessuta dal duo Fava-Orlando e che la squadra – proprio per la determinante e lunga assenza di Fava – abbia perduto le sue prerogative offensive.
A Catanzaro quella che ha perduto è stata una mezza Paganese. Mezza perché era assente tutto l’architrave della squadra: Fusco, Fava, Orlando. Ma mezza pure perché man mano ha perduto nel corso della gara l’apporto anche di Tricarico, Acoglanis e Russo, altri elementi che costituiscono l’ossatura della squadra.
Si ha un bel dire che nel calcio comunque si gioca in undici; che chi va solitamente in panchina non farà rimpiangere gli assenti. E’ solo letteratura sportiva, credetemi, con tutto il rispetto possibile per quanti si fanno trovare pronti per scendere in campo per dare il loro contributo alla causa della propria squadra. Onore al merito a quanti passano una vita in panchina, ma gli elementi di spessore sono un’altra cosa.
La classe non è acqua: non dimentichiamolo mai, anche quando qualche calciatore accreditato di grandi numeri tecnici pare stentare a ingranare, oppure, più semplicemente, non è in giornata di grazia.
Avere classe significa innanzitutto avere grande personalità calcistica; significa mettere in soggezione gli avversari; significa saper sfruttare ogni minima distrazione degli avversari: una specie di “come ti muovi, ti fulmino”.
Adesso è il momento di guardarsi intorno. A tre giornate dalla fine del girone di andata, credo nell’ambiente dirigenziale ci sia bisogno di un summit per decidere i futuri destini della squadra. Credo si sia capito che la squadra non può fare a meno dei suoi uomini più rappresentativi e che mancano alternative altrettanto importanti, almeno per questo campionato.
Questo, sia ben chiaro, e senza voler fare i conti in tasca a nessuno, se si vuole tentare di arrivare ad uno dei primi due posti della classifica senza passare per la tagliola dei “play off”.
Intanto pensiamo al Melfi che affrontiamo al “Marcello Torre” senza centrocampisti, considerate le inevitabili squalifiche di Tricarico ed Acoglanis, senza contare l’affaticamento accusato domenica scorsa da Sasà Russo che purtroppo non è più un ragazzino.