Così è (anche se non vi pare)
Uno a zero e tre punti in saccoccia, il
resto conta poco. Conta poco ai fini delle alte posizioni in classifica
perché nel calcio puoi giocare bene e raccogliere poco, così come puoi
giocare maluccio e raccogliere più di quanto sperato.
Nel nostro caso, però, a scanso di equivoci, non siamo né sulla prima ipotesi, né sulla seconda.
Gioca un primo tempo di grande caratura
tecnica la Paganese nell’incontro con l’Aversa Normanna. Perde subito
per infortunio la sua punta di diamante, quel Luca Orlando capace di
esaltare le platee con le sue prodezze, ma non per questo perde la
bussola del gioco.
Tricarico e Acoglanis garantiscono un
elevato ritmo di gioco e buona qualità a centrocampo, ma c’è qualcosa di
nuovo oggi nel gioco della squadra; c’è uno Scarpa che sembra rinato,
dirompente, scoppiettante, uno che sbuca da tutte le parti, che copre
tutti gli spazi, a sinistra, a centro, in ripiegamento. Un giocatore
così non lo si vedeva da tempo. Sono convinto che il giovane Letizia,
addetto alla sua marcatura, per quanto difensore arcigno ed eclettico,
se lo sognerà anche di notte per molto tempo.
Le prime avvisaglie di una giornata super
dell’attaccante torrese arrivano quando l’orologio ha da poco
oltrepassato i dieci minuti di gioco. Pallone sulla fascia sinistra
dell’attacco per il calciatore scattato come ai tempi d’oro. Finta,
contro finta, avversario imbambolato e lasciato sul posto, quasi seduto;
quindi cross al centro in perfetta coordinazione per l’altrettanto
perfetta coordinazione e sintonia di Galizia che di testa fa fuori
l’incolpevole Gragnaniello. Un gol da manuale per una squadra che macina
gioco e che – anche dopo la segnatura – continua a dettare legge in
campo.
Ma il calcio – si sa – è gioco atipico e i
conti si saldano solo se butti il pallone in porta. Imperversa Scarpa
come nelle migliori giornate. Adesso sono in due ad attenderlo sulla
corsia di sinistra che è stata ed è il suo regno; a Letizia si
affiancano a turno Marano e Gatto nel vano tentativo di creare una
specie di gabbia per lo scatenato esterno paganese. Ma c’è poco da fare;
Scarpa è indemoniato, non sta un momento fermo; torna a dare linfa al
centrocampo nel momento di non possesso palla, per poi proporsi in
avanti senza mai fermarsi.
“Durerà, non durerà…” – si
chiedeva amleticamente qualche buon amico presente in tribuna. Durerà: è
la risposta definitiva. Durerà e il recuperato attaccante sarà senza
ombra di dubbio l’elemento caratterizzante di un primo tempo disputato
ad alti livelli dall’intera squadra.
Il guaio dell’attuale Paganese sapete
qual è? E’ che non si riesce mai a capitalizzare il gioco prodotto. Mi
spiego meglio: se una squadra domina per la prima intera frazione di
gioco deve anche segnare in modo direttamente proporzionale agli sforzi e
alle giocate prodotte. Tanto per essere ancora più chiari, una squadra
come la Paganese, dominatrice indiscutibile di un primo tempo giocato a
una sola porta, come si diceva una volta, deve mettere a segno almeno un
paio di gol; altrimenti si rischia.
E quell’”altrimenti”, purtroppo,
inevitabilmente, viene fuori nella seconda frazione di gioco. E’
un’altra squadra l’Aversa Normanna nella ripresa; non che sia
prorompente o propositiva, ma determinata sì. Fa vedere buone geometrie,
cura il possesso palla, tenta qualche affondo senza mai scoprirsi del
tutto in difesa. Insomma, recita la parte di una squadra che è in
svantaggio e cerca di arrivare a pareggiare le sorti della gara.
E’ la Paganese che si imballa quasi da
sola. Qualcosa si inceppa nel meccanismo di gioco della squadra.
Qualcuno va in affanno, dopo aver disputato un ottimo primo tempo.
Nell’aria aleggia una strana sensazione di calo fisico; ma io dico che,
se calo fisico c’è, è anche accompagnato da un calo di ordine
psicologico. Quando non si segna per quello che si produce e si è avanti
con un punteggio striminzito c’è qualcosa che, nell’inconscio, ti fa
credere di essere in difficoltà. E’ capitato con il Chieti un paio di
settimane fa e fu il patatrac; è capitato anche con l’Aversa Normanna,
meno fortunata – se vogliamo – dei teatini.
Così – dopo un primo tempo da favola –
deve essere Petrocco a salvare la squadra da un assurdo e impensabile
capitombolo. Vola sulla destra il portiere e sventa con classe e
tempismo un calcio di rigore calciato ad arte da Varriale quando mancano
non più di quindici minuti al termine della gara.
Ve lo immaginate cosa sarebbe successo
se, dopo aver dominato per buona parte della gara, dopo aver segnato uno
splendido gol con Galizia, dopo aver colpito due pali a portiere
battuto, fosse arrivato il pareggio?
Qui mi devo fermare. Detto dell’ottimo
primo tempo e della indecifrabile ripresa, credo che il tecnico debba
interrogarsi sui motivi che – specie nella seconda parte della gara,
perché oramai non è più un fatto occasionale – portano la squadra a
irrigidirsi nella manovra, tanto da lasciare terreno fertile agli
avversari. I rimedi sono attesi, così come è atteso al più presto il
rientro di Fava al centro dell’attacco.
Adesso, però, è il momento delle
certezze, se vogliamo continuare a nutrire sogni di primato che non sono
affatto malcelati. Una di queste è rappresentata dalla ritrovata forma e
dalla fresca vena di Francesco Scarpa, finalmente sui livelli che lo
hanno portato in questi ultimi anni a disputare due campionati ad alto
livello in serie B. Un’altra è rappresentata dal rendimento costante di
Galizia. E’ vero, ogni tanto fa diventare difficili delle situazioni
apparentemente facili facili, ma è anche l’elemento che nei momenti
critici non si scompone; quando c’è classe c’è tutto. A queste certezze
bisognerà aggiungerne altre. Bisognerà diventare più continui nella
manovra di centrocampo, e qui tiro in gioco l’inossidabile Tricarico,
autore anche domenica di un tiro dalla distanza meritevole di migliori
fortune, e l’argentino Acoglanis che, nonostante tanta buona volontà, va
ancora a corrente alternata. Sono loro che dovranno prendere per mano
la squadra nel momento topico che sembra materializzarsi
sistematicamente ogni volta alla ripresa del gioco.
Ma bisognerà recuperare al più presto sia
Fava che Luca Orlando, che rappresentano idealmente il capolinea del
gol, tanto sono bravi negli ultimi sedici metri.
Poi ci sono le speranze, i giovani che
crescono e crescono anche bene, domenica dopo domenica; questi giovani,
seguiti e amorevolmente curati da Grassadonia, dovranno rappresentare le
certezze del domani.
Andiamo a Catanzaro sul campo dedicato a
un grande presidente, l’avvocato Ceravolo che ho avuto il piacere di
frequentare negli anni Settanta, e affronteremo una squadra costruita
per vincere.
Con la formazione dell’Aquila ferma ai box, credo che sarà importante muovere la classifica. Muovere e muovere anche bene.
Non aggiungo altro, solo per scaramanzia.
Nino Ruggiero