Rubrica La Paganese vista da...Nocera di Paganese.it
La navicella azzurra entra nel porto della Prima Divisione e si allinea al “Legno” umbro e a quello calabrese, respingendo gli assalti di quello abruzzese. Assalti vani del Chieti che dalla mezz’ora del primo tempo era in superiorità numerica dopo l’espulsione di Galizia, ma i neroverdi potevano anche giocare per un altro tempo, non avrebbero mai segnato. Il pomeriggio è stato lungo per chi come me l’ha vissuto in diretta, tra mille scaramanzie, com’è nel mio solito, dal viaggio dove ero contratto e poco voglioso di partecipare alle battute che spesso si fanno con amici in auto. Il pranzo con piatti tipici abruzzesi, ravioli in crema di tartufo e funghi e arrosticini, è servito a riempire quel vuoto di stomaco, che significava agitazione e ansia, che è proseguita, aumentando, all’arrivo allo stadio “Angelini“ coincisa con l’ingresso del pullman della Paganese, dove ho incrociato il viso del direttore D’Eboli, concentrato come non mai. A seguire sono giunte le auto dei dirigenti azzurri accolte, come il torpedone della squadra, da beceri cori dei tifosi del Chieti. Ho parlato con il presidente ho visto Grassadonia che è sceso dal pullman e con la testa bassa è piombato negli spogliatoi e chi mi aveva infondato tutta la tranquillità dei play-off, mi faceva ripiombare di nuovo, vedendolo cosi, nel mio stato comatoso d’inizio viaggio. Tra me e me ho pensato: “Se il mister è così, significa che non è convinto, andiamo bene…”. Tutte le mie paranoie sono riaffiorate come l’intera settimana trascorsa, tra un giorno in cui ero euforico e pensavo che il 2-0 dell’andata era un risultato, con la quale avrebbe dormito tra due guanciali, mentre il giorno dopo pensavo: “E’ troppo esiguo il vantaggio…”. In tutto questo dimenarmi mentale tra statistiche e confronti numerici, mi accorgo che manca ancora un’ora. Personalmente niente è più straziante dell’attesa, se poi ci mettete lo speaker del Chieti che mette su una discoteca in tribuna e pompa musica ad alto volume, ricordano i novant’anni del Chieti, delle quattro promozioni negli ultimi sei anni e che da lì a qualche ora erano pronti a festeggiare la quinta, immaginerete il mio stato d’animo. E’ cominciata così la mia maratona su e giù tra le poltroncine neroverdi dell’”Angelini”, masticando nervosamente una gomma, alimentata da sorsi d’acqua che hanno aumentato il mal di stomaco d nervosismo. Mi sono calmato paradossalmente al fischio d’inizio della partita e più si giocava e più ero tranquillo. Avevo notato dopo venti minuti che avevo assunto una posizione strana delle mani con un doppio incrocio. Non mi son mosso da quella posizione, al fianco del direttore Carlo Vitiello e dell’amico Gianluca Russo. Qualche timore è giunto all’espulsione di Galizia. Per fortuna il primo tempo e scivolato via senza patemi e, all’inizio del secondo, ho visto che il 5-3-1 non era scalfito minimamente dai velleitari attacchi del Chieti che calava d’intensità. Ma non mi illudevo, mancava ancora mezz’ora. Che sofferenza, più la mia che della Paganese! A un quarto d’ora dalla fine è iniziato ad aumentare il tifo dei paganesi, si avvicinava il traguardo, ma io e le mie mani da contorsionista, quasi violacee erano sempre intrecciate, quando arrivava la telefonata da Telenuova chiedendomi di raccontare gli ultimi minuti. “No - ho pensato - è troppo presto, aspettate… - con la mia irreprensibile scaramanzia”, nessuno mi ascoltava ero in diretta e via, il tifoso lasciava il posto al giornalista, raccontando con immenso piacere e grandissimo orgoglio, ai tanti paganesi in ascolto, il ritorno in Prima Divisione della nostra Paganese.
Peppe Nocera per paganese.it