CHIETI. Ha vinto il pubblico del Guido Angelini, ha vinto quel lungo applauso finale che ha abbracciato la squadra, che l'ha compresa nel giorno più lungo di una stagione intesa, comunque esaltante, in ogni caso da incorniciare. Il Chieti cede alla Paganese lo scalino per salire in prima divisione, lo fa con l' orgoglio della squadra di rango ma paga, in termini di esperienza, la giovane età dei suoi ammirevoli ragazzi. E quello che era stato un pregio per tutto l'anno si trasforma in un piccolo, grande neo proprio nella giornata più importante. La Paganese merita l'alloro solo per quello che ha raccolto all'andata, quel 2-0 inferto agli uomini di Silvio Paolucci come un unghiata tanto episodica, quanto devastante.
Due legnate alle quali Pepe e compagni hanno cercato fino in fondo, in questo caldo match di ritorno, di negare il carattere dell' irreversibilità, mai domi, mai perdenti. Ma per ribaltare il risultato maturato al Marcello Torre serviva probabilmente un'altra partita. Non solo il cuore oltre l'ostacolo ma anche la lucidità oltre la logica. E invece la Paganese è riuscita a imporre il copione della difesa a oltranza e il Chieti non è riuscito a svincolarsi dal canovaccio dell'andata: corsa, sudore, tentativi tanti di creare problemi a ridosso dell'area ospite ma nessuna conclusione epocale. Nel giorno più lungo della gestione di Walter Bellia sono mancate le invenzioni di Fiore e Del Pinto, scesi in campo in non buone condizioni fisiche, i giochi di prestigio di Alessandro, generoso ma lezioso, la forza d'urto di Lacarra, depotenziato p
Sono mancati quei tiri, anzi chiamiamoli per nome, quei tiracci alla viva il parroco brutti da vedere ma efficaci quando la posta in palio è altissima. Il lungo estremo azzurro-stellato Robertiello è stato perfetto negli interventi aerei ma il Chieti, pur in superiorità numerica, non ha saputo impegnarlo nell' unico modo capace di creargli difficoltà, ossia con le conclusioni rasoterra. Questo spiega perché, in una gara sapientemente definita da Paolucci come uno schema d'allenamento attacco contro difesa, è il Chieti a raccogliere applausi mentre la Paganese, che non ha mai tirato in porta, raccoglie il premio da conservare nella bacheca dei ricordi più belli.
E torniamo a come era iniziata questa gara 2 di finale play off: con la città listata a festa, con i cori e i colori della Volpi, con il presidente Bellia, i vice Reale e Costa, i direttori Di Giampaolo e Battisti autori di una passerella in campo per raccogliere lo spontaneo e massivo grazie della curva e della tribuna. Uno 0-0 che per quella gente è una vittoria, un atto d'amore e di maturità. Ora è già caccia al programma di riserva, quello di un possibile ripescaggio. Ma le cifre non si commuovono per ciò che il Chieti meriterebbe: 600 mila euro di fidejussione per l' iscrizione, più un impegno aggiuntivo a fondo perduto, così nel linguaggio burocratico della Lega, in favore delle politiche giovanili. Walter Bellia ce la farà ancora da solo?