11.6.12

La Paganese doma il Chieti e trionfa.

Dal Corriere dello Sport

CHIETI - Paganese promossa, Chieti sconfitto ma a lungo applaudito dal pubblico.
Alla fine risulta determinante il 2-0 dei campani nella gara di andata, perché la sfida di
ritorno si consuma in una lenta guerra di nervi che premia la ben più esperta
formazione azzurrostellata. Che a Chieti, per lultimo atto stagionale, si presenta con
mezza difesa fuori ma compatta, una solidità scalfita nemmeno dallespulsione di
Galizia nella parte finale del primo tempo. Il tecnico Grassadonia completa la sua
impresa personale (linterregno di Palumbo aveva portato la squadra dal primo posto
fin fuori dalla zona play off) preparando una gara daltri tempi: centrocampisti come
Nigro a reggere la difesa, talenti puri come Scarpa e Fava sacrificati nel fare legna.
Così il Chieti le prova proprio tutte ma senza riuscire mai a far saltare il fortino ospite.
Col passare dei minuti Paolucci butta nella mischia un altro granatiere come Anastasi
in prima linea, sostituisce gli stanchi Fiore e Del Pinto per i più pimpanti Berardino e
Gammone e alza i terzini a fare le ali. Ma non cè niente da fare, quando la
retroguardia paganese va in sofferenza (vedi conclusioni in serie di Berardino e
Sabbatini) ci pensa Robertiello a tirare su la saracinesca. La Maginot campana tiene
botta e porta a casa il grande risultato. Gli spogliatoi dello stadio Angelini?? sembrano
quelli del Torre?? di Pagani, con gavettoni e tappi di bottiglie di spumante che volano
copiosi. Grassadonia mantiene la solita signorilità e spiega: « Sapevamo che il Chieti
è una squadra tosta che come noi avrebbe meritato la promozione. Noi abbiamo qui
capitalizzato lottima prova della settimana scorsa. Merito mio? No, i meriti vanno divisi
con un grande gruppo e con una società che si è ricompattata per tempo».
Nonostante la delusione, Paolucci è sereno: « Le abbiamo tentate tutte. Era scritto che
dovesse andare così, non posso che ringraziare i ragazzi per limpegno profuso oggi e
per tutta la fantastica stagione».
Massimo Lupacchini