Paganese-Catanzaro, ovvero due gare in
una. Due tempi, due partite. Primo tempo quasi un gioco a scacchi:
studio esasperato delle posizioni in campo, da una parte e dall’altra.
Ritmi lenti, compassati, mantenimento pedissequo e stucchevole dei ruoli
studiati a tavolino, mai una mossa fuori dalle righe, mai un passo
cambia-ritmo. Ne viene fuori una partita estremamente tattica, lenta,
noiosa, dal risultato perfino scontato: tutto all’insegna del guardarsi
bene le spalle e di non concedere niente all’avversaria. Logico e
inevitabile il risultato di zero a zero con un occhio stranito rivolto a
un taccuino malinconicamente vuoto; vuoto proprio del tutto, senza giri
di parole e senza iperbole. Non un tiro, non una parata, solo
velleitari tentativi di aggirare l’avversario – da entrambi i lati –
sempre senza andare oltre le righe di un gioco da tavolino.
Questo non è calcio, questa è una vera e
propria partita a scacchi, un gioco dove le pedine non fanno un passo
più del dovuto, un gioco noioso, forse anche intelligente ma che con il
calcio vero ha ben poco da spartire.
Grassadonia, che nel primo tempo ha avuto
tutto il tempo di studiare le caratteristiche dell’avversario, intuisce
– al di là del risultato che gli potrebbe anche andare bene,
considerata la statura tecnica del Catanzaro – di dover proporre
qualcosa di diverso nella seconda parte della gara per dare una scossa
alla squadra. Tira fuori Pepe, uno dei tre statici difensori schierati
centralmente, e lo sostituisce con Ciarcià che ha altre caratteristiche;
una mossa per dare più profondità alla squadra.
La gara si ravviva. La manovra finalmente
si sviluppa con verticalizzazioni che portano finalmente Fava e Orlando
ad avere appoggi degni di tal nome. E’ tutta la squadra ad avere un
sussulto dopo un primo tempo insulso, noioso e irritante.
Comincia a carburare anche la manovra di
centrocampo. Romondini non è quello della gara contro il Sorrento, ma è
lì, sempre presente, sempre autorevole; si fa vedere, chiede la palla,
imposta, chiede il dialogo. Forse è meno preciso, ma il suo lavoro lo
svolge anche se – per caratteristiche tecniche – deve purtroppo fare i
conti con un terreno di gioco gibboso e poco paragonabile al fondo di un
biliardo. Prendono quota anche i due giovani terzini d’ala, Calvarese e
Nunzella, che trovano lo spazio giusto per inserirsi partendo dalle
retrovie, spazio negato nel primo tempo quando – a causa dello schema
tattico adottato – hanno dovuto giocare già avanzati. Qualcosa in più
del collega di reparto lo fa Nunzella: dialoga bene con Fava, se ne va
sulla sinistra, chiede il triangolo e poi piazza una botta rasoterra di
destro che prende il palo pieno alla sinistra del portiere calabrese.
Ma è tutta la squadra che adesso gioca un
calcio più lineare e propositivo. La partita si accende e dispensa
emozioni. Prima è Marruocco a salire sugli scudi deviando un vero
proietto di Benedetti a colpo sicuro, poi, a ripetizione, sono Orlando e
Caturano a tentare il colpo di testa risolutivo senza avere molta
fortuna. Finisce zero a zero con qualche inevitabile rimpianto da parte
paganese, per quello che poteva essere e non è stato. Ma il calcio è
questo: una domenica giochi bene e perdi o pareggi, un’altra giochi male
e arrivi alla vittoria, un’altra ancora – e forse è il caso di adesso –
giochi abbastanza bene ma trovi sulla tua strada una squadra ben
quadrata e non puoi che imprecare per una fortuna non proprio amica.
Si vince, si perde, si pareggia.
L’importante è avere la consapevolezza di poter contare su una squadra
composta da ottimi elementi, forse la più completa ed eterogenea di
tutti questi anni di gestione Trapani. Una squadra che si può permettere
il lusso di avere in panchina elementi del calibro di Scarpa, Tortori,
Ciarcià, Girardi e Caturano, atleti che farebbero la felicità di tanti
club di categoria. Quando si dice: panchina lunga…
C’è grande equilibrio di valori in questo
campionato. Più grande ancora deve essere l’equilibrio tattico con cui
la Paganese dovrà affrontare le varie gare che si presenteranno. Avere
equilibrio vuol dire avere consapevolezza delle proprie possibilità,
avere conoscenza degli avversari e riuscire a disporre tatticamente la
squadra in modo accorto e intelligente. Ogni partita ha una storia, sia
ben chiaro; ogni domenica è una partita diversa. Una mossa che hai
trovato perfetta la domenica precedente può risultare controproducente
la domenica successiva: questo è il calcio. Se fai una mossa e ti va
bene, sei un genio; se la mossa risulta poco felice, allora hai
sbagliato tutto. E’ il risultato finale che condiziona lo stato d’animo
dello spettatore; questo ricordiamocelo sempre. Importante però è avere
contezza di essere competitivi: e la Paganese di quest’anno lo è.
Ritornando alla gara con il Catanzaro,
nella seconda parte ho visto una squadra che ha tutti i requisiti per
disputare un buon campionato. Ottima la difesa, con Marruocco sempre
tempestivo edautorevole, Ottimi i due centrali difensivi Fusco e
Fernandez che si integrano alla perfezione denotando anche una
condizione atletica invidiabile. Buone anche le risultanze che arrivano
dai due esterni difensivi che mi piace continuare a chiamare terzini
d’ala, Calvarese e Nunzella. Nel secondo tempo i due hanno riacquistato
la loro vera dimensione, dopo aver penato nella prima parte della gara a
causa di una posizione in campo troppo avanzata per loro che amano
proporsi a sorpresa in avanti.
E’ a centrocampo che qualcosa non ha
girato al meglio. Ma bisogna dare tempo a Romondini e Soligo, supportati
da un Neglia meno brillante del solito, di prendere i tempi e la
condizione giusta. In avanti stavolta ho visto un Orlando più grintoso,
più battagliero, più presente; forse ancora non è il calciatore
implacabile sotto rete dello scorso anno, ma bisogna anche considerare
che le difese avversarie di quest’anno sono ben più agguerrite rispetto a
quelle di Seconda Divisione. Il tutto sempre tenendo presente che
Grassadonia ha altre soluzioni di tutto rispetto proprio per il reparto
offensivo.
Domenica giochiamo ancora in casa con il Gubbio. Una vittoria non guasterebbe.
Nino Ruggiero