Così è (anche se non vi pare) di Nino Ruggiero
Il traguardo di minima se non è stato raggiunto poco ci manca. Solo la
matematica che è una scienza esatta, a differenza della materia
calcistica, si deve pronunciare; ma l’impressione è che i giochi – per
quello che riguarda la salvezza – siano fatti.
Forse poteva essere diverso l’obiettivo dell’annata; ma senza
controprova non si va da nessuna parte. La partita con l’Andria – dicono
le cronache pugliesi – ha evidenziato una Paganese finalmente cinica e
determinata. Una squadra tetragona, forte e impenetrabile con una difesa
di ferro imperniata sull’esperienza di Marruocco, di Fusco e di
Fernandez, affiancati dagli emergenti Perrotta e Nunzella. E poi un
Caturano scatenato, un calciatore rinato; ancora un gol e un “quasi gol”
che sembrava essere destinato in fondo al sacco.
Tanti anni fa, i cultori del calcio all’italiana – Gianni Brera in testa
– propugnavano una tesi di ordine tattico che secondo me non è mai
andata in naftalina: difesa ferrea, protetta da un grande filtro a
centrocampo e attaccanti pronti a ripartire per fare male in
contropiede. Una tattica che premiava l’astuzia e contemporaneamente la
qualità – perché senza qualità, anche se schieri tanti difensori, non si
è andati mai da nessuna parte. Una tattica intesa come restrizione
degli spazi agli avversari ma anche propositiva perché doveva sfruttare
gli spazi che gli avversari inevitabilmente lasciavano liberi per quelli
che una volta si chiamavano contropiede e che adesso si chiamano
ripartenze.
Sarà anche un caso, non lo so, ma mi pare che i risultati più
sorprendenti e più significativi la Paganese di quest’anno li abbia
ottenuti quando ha puntato sull’equilibrio tattico. Grassadonia forse
qualche dubbio di ordine tattico deve averlo avuto se nelle ultime
partite ha dato spazio a Franco per fiancheggiare Romondini e Soligo a
centrocampo.
Non ho mai parlato di numeri e di strane formule da lavagna che rendono
poco l’idea di una battaglia calcistica. Il calcio è dinamismo, è
frenesia, è vita: se usiamo i freddi numeri, tipo 4-4-2, 3-5-2 se non
addirittura dividendo il campo in quattro sezioni, tipo 3-4-2-1, vuol
dire che abbiamo capito ben poco di un gioco che non può essere
paragonato a una partita di dama o di scacchi.
Voglio dire solo che la Paganese sembra aver finalmente trovato una sua
identità, forse anche grazie anche alla riconferma degli stessi uomini.
Oggi la squadra appare più omogenea, tatticamente più accorta, con tre
centrocampisti e due esterni bravi a interpretare sia la fase difensiva
che quella di rilancio.
Poteva forse essere e non è stato. Peccato per una fase intermedia del
campionato che ci ha consegnato spesso una squadra non all’altezza delle
sue prestazioni migliori. Poteva essere ma non è stato, certo; però va
anche detto che in terza serie, per la prima volta, nella gestione
Trapani, la squadra si salva senza grossi affanni.
Non è moltissimo, considerate le mire ambiziose della società, ma non è nemmeno poco.
Nino Ruggiero