di Nino Ruggiero
La partita l’ho vista, anche se da casa e in registrata, grazie a
Telecolore. Ho visto la gara e perciò commento, come da abitudine
consolidata. Se quella di Salerno fosse stata la prima partita
dell’anno, parlerei – senza dubbio alcuno – di una Paganese promettente
ed in palla. Ma, ahimé (e ogni riferimento alla parolina galeotta
scappata a Cocchino D’Eboli nei confronti del tecnico Maurizi, nel dopo
partita, non è affatto casuale), siamo al giro di boa ed abbiamo già un
grosso fardello di sconfitte e di delusioni che ci portiamo sul
groppone.
Gli uomini schierati, uno più uno meno, sono sempre gli stessi;
forse tatticamente qualche innovazione è stata bene assimilata dai
ragazzi in maglia azzurro-stellata, ma – parliamoci chiaro – nel calcio
bisogna far sempre i conti con chi hai davanti e con le giornate di
grazia e/o di magra.
Su Volturo, protagonista indiscusso della partita, determinante in
almeno due occasioni, credo di non essermi sbagliato fin da quando l’ho
visto all’opera la prima volta all’opera in Coppa Italia. Il ragazzo è
cresciuto e crescerà ancora perché ha doti innate e senso di posizione.
Con due portieri giovani e di valore come Volturo e Svedskauskas, almeno
nel ruolo di portiere, si potranno dormire sonni tranquilli nel
prossimo futuro.
La Salernitana di domenica è parsa parecchio in confusione anche se
la classe dei singoli non è per niente in discussione. La Paganese,
però, è apparsa squadra, nel senso etimologico della parola; non si è
limitata solo a difendersi e a bloccare le iniziative degli avversari di
certo più dotati sul piano tecnico. Fin quando le forze glielo hanno
consentito, in virtù di ritmi elevatissimi tenuti anche dalle cosiddette
“tre punte” che non sono state un momento ferme, rientrando sempre
nella propria metà campo; con un centrocampo che finalmente è riuscito a
proteggere adeguatamente la difesa; con una squadra che è rimasta
compatta interpretando un gioco corale che una volta veniva definito “a
fisarmonica”, allora abbiamo visto la Paganese che nei piani della
vigilia del campionato, per ammissione del presidente Trapani e di tutto
lo staff tecnico, avrebbe dovuto aspirare a qualcosa in più di quello
squallido ultimo posto in classifica in cui è affondata e che suona come
una irrimediabile condanna.
Alla squadra, nel suo complesso, bisogna riconoscere di avere forse
giocato la gara più giudiziosa e tatticamente perfetta della sua amara
stagione. Aver giocato però una buona gara e aver preso un punto a
Salerno, ritenuto risultato impossibile da raggiungere alla vigilia, non
può autorizzare un colpo di spugna, tipo “chi ha avuto ha avuto, chi ha
dato ha dato”, o – meglio ancora – non può finire “a tarallucci e
vino”, anche perché, con tutto il rispetto per la buona gara disputata a
Salerno, il campionato è ancora lontano dall’essere concluso e l’ultimo
posto in classifica suona come una condanna senza appelli.
Maurizi era in discussione e forse lo è ancora, nonostante il colpo
di coda di Salerno perché gli allenatori sono il bersaglio più facile
da colpire quando i programmi della vigilia non vengono rispettati.
“Ahimè – si è lasciato scappare Cocchino D’Eboli, a fine gara
intervistato da Franco Esposito e Tommaso D’Angelo in diretta sul lodo
Maurizi – forse resta…”
Un “ahimè” galeotto che è tutto un programma e che solo il presidente Trapani potrà chiarire fino in fondo.
Intanto – in attesa di quella che nell’immaginario collettivo viene
coloritamente definita “rivoluzione di gennaio” – sempre che
effettivamente ci sia, facciamoci buone feste, quantomeno serene.
Buon Natale a tutti.
Nino Ruggiero - paganesegraffiti.wordpress.com