La sua presenza domenica scorsa a Gubbio ha suscitato interesse e curiosità tra i tifosi azzurrostellati, delusi per l'annata che sta disputando la Paganese. Giovanni Tortora, con il gettone del Barbetti, è andato ad infoltire la rosa di paganesi che hanno vestito la maglia della Paganese. Un evento che non avveniva da ben otto anni e mezzo (l'ultimo fu Tommaso Forino, in Serie D). Il giovanissimo centrale difensivo azzurrostellato è stato anche il primo paganese dell'era Trapani a giocare tra i professionisti, cosa che non accadeva addirittura da oltre trent'anni. "Mamma mia", esclama l'incredulo Tortora, quando gli vengono elencate tutte queste cose. Ecco l'intervista in esclusiva rilasciata ai nostri microfoni.
Una grande gioia per te la prima presenza tra i professionisti, gioia che non hai potuto condividere con i tuoi compagni.
"E' stata un'emozione unica per me e so di essere stato fortunato
rispetto a tanti altri ad esordire con la maglia della mia città. E' un
sogno che si avvera per me e sono contento di avercela fatta. E' stato
un peccato non poter festeggiare con la squadra: anche se abbiamo
giocato bene non è arrivata la vittoria. Ho sfruttato l'occasione che mi
è stata data dall'allenatore, si sono verificate diverse situazioni che
mi hanno portato poi in campo. Ho messo da parte un brutto infortunio
che ha segnato la mia carriera e ora voglio fare ancora meglio".
Prima di parlare dell'infortunio al crociato, raccontaci degli inizi della tua carriera. La Fiorentina.
"Avevo 14 anni appena compiuti, ero all'Invicta Agro, ho
sostenuto con la mia scuola calcio un provino per la Fiorentina a
Tramonti. L'osservatore dei viola selezionò diversi calciatori, tra cui
me, che furono invitati a Firenze per un altro provino. Fra quelli presi
a Tramonti, a Firenze solo io passai lo step e cominciò la mia
avventura viola. Lì sono rimasto per due anni, ho giocato con gli
Allievi Nazionali, ottenendo anche tanti apprezzamenti. Fui preso
nell'anno in cui ci furono le finali degli Allievi al Marcello Torre,
quando la Fiorentina di Buso vinse il titolo contro l'Inter. Io ero allo
stadio a vedere la partita, in quella squadra figurava un certo
Babacar, ora al Modena in Serie B".
Dopo l'esperienza in viola, sei rimasto in Toscana col passaggio alle giovanili del Siena, che in quegli anni era in Serie A.
"Lì c'era un gruppo che veniva diviso fra Berretti e Primavera.
Ho fatto parte di questo gruppo, ho giocato spesso con la Berretti,
raccogliendo circa venti presenze, mentre qualche volta sono andato
anche in panchina con la Primavera. E' stata una bella esperienza,
diversa ma allo stesso tempo entusiasmante come quella alla Fiorentina.
Dopo Siena, c'è stato il passaggio al Crotone, insieme a Bernardeschi,
la punta che adesso sta giocando con continuità in Serie B: era stato
con me anche alla Fiorentina".
Dovevi giocare nel campionato Primavera, invece è arrivato questo infortunio al crociato.
"Era il quinto giorno di ritiro e mi sono fatto male seriamente.
E' stato un momento bruttissimo, quando a 18 anni si rompono i legamenti
è una vera e propria mazzata. Però non mi sono perso d'animo, ho voluto
con insistenza e caparbietà scendere di nuovo in campo ed ecco la
presenza di domenica a Gubbio".
Chi ti è stato più vicino in quel momento e ora vuoi ringraziare?
"Sicuramente mio padre. Mi ha dato un grosso supporto morale e mi
ha invogliato ad andare avanti. Mi ha aiutato anche a livello
economico, perchè ha provveduto lui a tutte le spese, dato che io ero
svincolato".
La Paganese, la squadra della tua città, invece ti ha dato la
possibilità di ritrovare il terreno di gioco. Quella stessa squadra per
la quale non avevi mai giocato, neppure a livello giovanile.
"Assolutamente no. Non sono mai stato nel settore giovanile della
Paganese, ma ho solo giocato un torneo, dopo l'infortunio così da
riprendere il ritmo partita, a Battipaglia, dove abbiamo anche vinto.
Poi sono stato portato in ritiro ad Acquasanta quest'anno. Diciamo che
con la Paganese c'è stata la mia ripresa totale. Non sapevo di essere il
primo paganese a vestire questa maglia dopo otto anni, sono molto
contento di tutto questo".
Ed ora quali obiettivi ha Giovanni Tortora?
"Miro a prendermi definitivamente quella maglia numero 4 (quella
che ha indossato a Gubbio, ndr). Lo posso fare solo con il lavoro
quotidiano, con l'applicazione giorno dopo giorno e mettendo in campo,
anche negli allenamenti, la stessa grinta e la stessa fame di prima, per
cercare di giocare con continuità".
Domenica potrebbe esserci l'esordio al Torre, davanti alla tua famiglia e ai tuoi amici. Speri di festeggiare con un successo?
"Abbiamo un gran bisogno di vincere, è un
risultato che stiamo ricercando da tempo e che in casa è arrivato solo
col Barletta. Nelle ultime due partite con Nocerina e Gubbio ci è andata
male perchè pur giocando bene, abbiamo comunque perso. Dobbiamo essere
più cinici, speriamo possa essere l'occasione giusta visto che giochiamo
davanti ai nostri tifosi. Noi lavoriamo per raggiungere questo
obiettivo".
Maurizi ha detto che si pensa al futuro e Tortora può far parte del futuro della Paganese. Tu che dici?
"Che Giovanni Tortora c'è".
Danilo Sorrentino - www.paganese.net