25.9.14
Le mattonelle di Caccavallo.
“Datemi una leva e solleverò il mondo” – disse una volta, tanto tempo fa, Archimede Pitagorico. “Datemi una punizione dove c’è la mia mattonella e la metto dentro” – sembra dire oggi Giuseppe Caccavallo, numero dieci per antonomasia, genio e sregolatezza di una Paganese che oggi come oggi vive sulle prodezze del suo idolo conclamato. Due gol segnati e quattro punti nel carniere, di cui tre ieri contro l’impalpabile Messina dell’ex Grassadonia.
Caccavallo è stato l’acquisto più azzeccato dell’anno. Aveva ragione l’indimenticato Carlo Vitiello quando me ne tesseva le lodi nei momenti in cui veniva inevitabilmente fuori il suo nome nelle varie campagne acquisti degli anni scorsi. “È un giocatore importante – mi diceva – uno in grado di elevare il tasso tecnico della squadra”. E Caccavallo sta dimostrando domenica dopo domenica, in virtù di una classe superiore, in un campionato in cui eccellono normali pedatori, di essere l’uomo di qualità della squadra.
Guardate, gli elementi di classe sono quelli che hanno spunti degni di copertine, ma sono anche quelli che in determinate partite irretiscono il pubblico per giocate non riuscite o per insistenza in improbabili dribbling. Tutto quello che volete, ma questi calciatori sono pur sempre quelli che, in qualsiasi momento della gara, anche quando sembrano dormire il sonno dei giusti, con una invenzione, possono risolvere le sorti di una gara. Caccavallo è uno di questi; credo che ce lo dobbiamo coccolare ma dobbiamo anche stimolarlo a dare sempre il meglio. Pagani per un elemento del suo calibro può rappresentare la piazza ideale per un rilancio personale sulle scene del grande calcio. Auguriamoci che il calciatore lo abbia capito, per il bene suo e della Paganese, ovviamente.
Detto doverosamente dell’elemento più rappresentativo della squadra, quasi un biglietto da visita, passo avanti. Cuoghi stava attraversando un momento molto delicato; qualche incomprensione di troppo con la società, qualche muso lungo, qualche parola detta e non detta; insomma quella con il Messina poteva rappresentare uno spartiacque per i futuri destini della squadra. Ebbene proprio Cuoghi ha tirato fuori dal cilindro un giocatore di belle speranze, quasi sconosciuto agli stessi addetti ai lavori, che ha costituito assieme a Caccavallo ed Herrera la nota più positiva della serata. Parlo del giovanissimo Paterni, classe 1995, schierato quasi a sorpresa sulla fascia laterale destra. Il calciatore, proveniente dalle giovanili della Lazio, ha giocato con l’autorevolezza del veterano, specie nella prima fase della gara, quando ha potuto imperversare in avanti vanamente inseguito dal suo angelo custode. Sua l’azione che ha portato alla magica punizione di Caccavallo, sue le incursioni – nel primo tempo – che hanno messo in crisi l’apparato difensivo di Grassadonia. Mi auguro che la bella prestazione di ieri possa avere un seguito e che il ragazzo sappia confermare tutto quello che di buono ha fatto vedere. Paterni sembra la classica ala di una volta; veloce, scattante, imprevedibile, un folletto imprendibile nel gioco di fascia, capace anche di arrivare a fondo campo per proporre il cross. Di calciatori così in giro non se ne vedono molti, specie adesso che il calcio propone strane formule tattiche che stravolgono l’essenza spettacolare del gioco. Ma nel calcio, come nella vita, ci vogliono le conferme. Non basta essere riusciti ad arrivare in un determinato posto; il difficile è rimanere ad un certo livello e Paterni deve capirlo subito, dando il meglio del suo repertorio.
Le tre sconfitte consecutive avevano creato malumori a catena nell’ambiente azzurro-stellato; non solo fra i tanti appassionati, ma anche in seno alla società e fra gli addetti ai lavori. C’è da capirli. Poi, per fortuna, è arrivata la franca vittoria contro il Messina, meritata oltre lo scarno risultato, e forse qualcuno si è reso conto che la squadra – così com’è – se non è la squadra che in tanti speravano che fosse, non è nemmeno tanto scarsa come qualche altro paventava. Ci vorrebbe equilibrio nei giudizi, ma non sempre ci riusciamo. Per quello che mi riguarda, confermo, e me ne prendo la responsabilità, che l’attuale rosa della squadra può arrivare senza grossi affanni, in linea potenziale, al traguardo di minima: quello della salvezza, soprattutto se l’allenatore e il suo staff sono consapevoli delle possibilità della squadra.
Alla luce dell’esibizione contro il Messina, Cuoghi dovrebbe avere una visione complessiva più ampia. Dovrebbe aver quadrato il cerchio in difesa con il trio centrale Tartaglia-Moracci-Bocchetti che costituiscono una buona cerniera difensiva, specie quando sono protetti dai centrocampisti. Ma bisognerà lavorare a fondo soprattutto sulle punizioni in area battute dagli avversari di turno; l’impressione è che ci sia poca armonia fra i difensori soprattutto sui palloni aerei.
A centrocampo, mi dispiace dirlo, ma manca un uomo d’ordine che dia respiro e senso tattico al reparto. C’è troppa frenesia e ci sono molti portatori di palla che possono sconvolgere l’assetto difensivo degli avversari nelle ripartenze, non certo quando le difese sono schierate. Bravissimo in questo compito da incursore appare Herrera, di certo fra i migliori ieri contro il Messina, ma poco concreto sotto porta. Il gol era e resta un problema, ma lo è anche per tante squadre di categoria, consoliamoci.
Prova del fuoco sabato in terra salentina.
Il pronostico dice Lecce, ma non fasciamoci la testa prima che sia rotta.
Nino Ruggiero - paganesegraffiti.wordpress.com