10.11.14

La prova del nove.


di Nino Ruggiero

Stropiccio gli occhi e ancora non mi pare vero. Tre vittorie di seguito non sono bottino da poco per una squadra che fino a poco tempo fa sciorinava delusioni su delusioni. Non sono ferrato in statistica; probabilmente devo chiedere lumi all’amico Peppe Nocera per andare a riscoprire nel passato una serie di vittorie come quelle di oggi. Che bello, tre vittorie consecutive che hanno portato ben nove punti in classifica! Potrei dire, ammiccando, che la squadra con la vittoria di ieri ha superato la prova del nove…

Non mi illudo, però, e non voglio illudere nessuno; guardo alla classifica e guardo soprattutto dietro, alle spalle, mai dimenticando che il primo traguardo da raggiungere è quello della salvezza.
A Torre Annunziata non si è vista una grande Paganese, sia ben chiaro; ma si è vista una squadra che conosce i suoi limiti e che – soprattutto – è apparsa omogenea e compatta anche nei momenti in cui l’avversaria di turno ha prodotto il massimo dello sforzo per arrivare al risultato pieno.
Oggi come oggi, con l’avvento di Sottil in panchina, la Paganese sembra avere una sua fisionomia di squadra: ben assortita, sicura di sé, compatta nei movimenti, con uomini che sanno come muoversi in campo. Sapete che non parlo mai di numeri e di schieramenti tattici che fanno sempre tanta teoria e lavagna, sempre lontanissimi dal sudore che si butta in campo, ma devo dire che il neo allenatore ha saputo quadrare bene il cerchio avallando – tra l’altro – l’indispensabile ingaggio di un uomo d’ordine che oggi costituisce la vera architrave del gioco, anche quando non sembra brillare eccessivamente.

Non fatevi ingannare da chi, non da oggi, predica che il calcio è cambiato, che si deve solo correre, che bisogna essere frenetici nei movimenti, non stare un momento fermi, assumendo e sentenziando che i registi non servono più. Tutto falso, discorsi estemporanei e fuorvianti da parte di chi probabilmente non ha capito niente del calcio.

E’ vero che nel calcio è stato già inventato tutto; dal metodo al sistema, dal gioco a fisarmonica al contropiede, dal catenaccio al gioco all’italiana; ma la verità è una sola: imponderabilità a parte – se non c’è qualità, se ognuno non ha un ruolo ben definito nel variegato scacchiere della squadra – non si va da nessuna parte. La qualità viene assicurata dai calciatori di classe e di esperienza che poi diventano vere e proprie chiocce per i giovani talenti che devono crescere e maturare le giuste esperienze.

Ecco perché una squadra deve essere tale nel senso etimologico della parola: ognuno deve avere un ruolo nel discorso tattico complessivo e gli elementi devono integrarsi nel gioco collettivo, ognuno con le sue caratteristiche ma sempre in funzione del risultato, mai dell’estetica fine a se stessa.
Ed ecco perché quando si costruiscono le squadre bisogna cominciare sempre dalle fondamenta, così come quando si costruisce un palazzo bisogna per prima cosa dare alla struttura la giusta solidità strutturale per poi passare alle mura perimetrali.

Oggi per fortuna, anche se con un po’ di ritardo, la Paganese ha gettato le basi per fare bene: ha dato solidità e certezze al centrocampo con l’ingaggio di De Liguori e contemporaneamente ha puntellato la difesa che soffriva l’assenza di un uomo d’ordine che sapesse dare spessore e concretezza all’interno dell’inquadratura.

Poco importa se la partita di Torre non è stata esaltante per la qualità del gioco espressa. E’ risaputo che nel calcio non sempre risultati e bel gioco vanno a braccetto; l’ideale, per gli esteti, sarebbe avere una squadra capace di esprimere un gioco corale e che allo stesso tempo riuscisse anche a fare risultato. Ma una cosa è la teoria, un’altra è la pratica, specie in un campionato molto equilibrato com’è oggi la Legapro. Allora se proprio si deve scegliere, credo che sia meglio guardare al risultato; tanto di cappello per il barone De Coubertin, ma nel calcio l’importante è vincere, non partecipare. L’Olimpiade, scusatemi, è un’altra cosa!

Lungi da me pensare di intrattenervi su un breve trattato di calcio, ma devo dire che quella di oggi è un’altra Paganese rispetto a quella delle prime giornate di campionato. Complimenti a Sottil che in poche settimane ha dato un volto alla squadra. Il tecnico ha fatto rinascere tatticamente Vinci che nel ruolo di terzino, o di esterno basso, se preferite, si sta esprimendo su grossi livelli, tanto che a Torre, a mio parere, è stato fra i più bravi, interpretando alla perfezione il compito tattico di francobollatore che Sottil gli aveva affidato. Ma è tutta la squadra che finalmente ha una sua precisa fisionomia, anche quando magari zoppica un tantino, perché ognuno dei suoi componenti conosce a menadito la parte che deve recitare. Poi ci possono essere i momenti buoni e quelli meno buoni, ma l’importante è avere una identità; quella che la squadra non aveva fino a qualche settimana fa.

Adesso si può guardare con fiducia alle prossime gare che si presentano molto impegnative, a cominciare dalla partita interna di sabato prossimo contro il Benevento.
Mancherà, purtroppo Marruocco, in odore di squalifica ma Sottil potrebbe riavere Caccavallo in avanti voglioso di riprendersi la maglia numero “dieci” e di ritornare al gol.
Amen!
Nino Ruggiero - paganesegraffiti.wordpress.com

Nella foto, tratta da Sportube, Girardi è festeggiato dai tifosi paganesi