7.1.15

I mastini di una volta.



di Nino Ruggiero

(nella foto, Caccavallo tira sul portiere)
Comincia malissimo il nuovo anno per la Paganese. Il Foggia, squadra omogenea e lineare, mette a nudo problemi di ordine tecnico e una condizione atletica al di sotto della norma. Certo, l’episodio della espulsione e del rigore hanno indubbiamente condizionato l’esito della gara, ma va detto che - pure se ridotta in dieci uomini - dalla squadra ci si sarebbe aspettato una gara più tonica, tipo incontro casalingo con il Benevento, tanto per essere più precisi.

Le partite si possono perdere, non ci piove, ma è difficile digerire una cocente umiliazione dando la sensazione di una accondiscendente impotenza.

Ma cominciamo dall’inizio. Formazione rabberciata per le contemporanee assenze di Bocchetti, Calamai e Armenise. Debutta Bolzan sulla fascia sinistra cui tocca l’elemento più pericoloso e sgusciante attaccante foggiano, quel Sarno che - per chi non lo sapesse - pur essendo ancora relativamente giovane con i suoi ventisette anni, quando di anni ne aveva appena dieci anni fu acquistato dal Torino per una cifra record per uno della sua età - oltre cento milioni di lire - perché considerato un nuovo Maradona.

Elemento peggiore per Bolzan, comprensibilmente ancora alla ricerca della forma migliore e del relativo inserimento nella sua nuova squadra, non ci poteva essere. Da Sarno, schierato a destra del suo attacco, arrivano subito i pericoli più grossi per la difesa azzurro-stellata. Su quella fascia, con la collaborazione di un assatanato Bencivenga, il Foggia costruisce la sua vittoria. E sapete perché? Perché Bolzan, che già deve fare i conti con una condizione atletica da ritrovare, viene praticamente messo in mezzo da quei due “moschiglioni”, appunto da Sarno e Bencivenga, che impazzano avanti e indietro che è una bellezza.

Sono del parere che su Sarno ci sarebbe voluta una bella marcatura ad uomo, così come si faceva una volta quando bisognava neutralizzare un punto di forza della squadra avversaria, per metterlo in condizione di non avere spazio a disposizione. Ma il problema di tante squadre negli ultimi tempi è proprio quello di non avere più a disposizione atleti con determinate caratteristiche difensive.

Purtroppo l’universalità di tanti calciatori, che sono utilizzati sia in difesa che a centrocampo, hanno disperso il patrimonio difensivo di atleti che una volta venivano utilizzati in funzione di mastini, indifferentemente sulle fasce di destra o di sinistra, sugli attaccanti avversari ritenuti più pericolosi. E per quelli della mia generazione, a mo’ di esempio, citerei Gentile della Juventus e Codraro dell’Avellino del commendatore Sibilia, che in serie A erano veri e propri mastini o “cagnacci” che dir si voglia.

Torno alla partita. Non bastava il duo Sarno-Bencivenga a non far dormire sonni tranquilli alla difesa azzurro-stellata; ci si mette pure un’indecisione difensiva di Tartaglia e De Liguori a regalare una palla gol ai satanelli pugliesi. Esce Marruocco alla disperata e la frittata è bella e fatta! Per inciso, credo che ci si debba interrogare, nelle alte sfere della Federazione Gioco Calcio, se non sia il caso di abolire una regola che penalizza due volte una squadra. È giusto espellere l’ultimo uomo quando il fallo viene commessi fuori dall’area di rigore; non è possibile, invece, che un fallo commesso in area debba essere punito contemporaneamente con rigore ed espulsione. Un po’ come dire: amici belli, la partita è finita, potete andare!

In dieci uomini, la Paganese perde la tramontana. Le prime avvisaglie di una gara aperta a tutti i risultati, con Bernardo che per due volte cicca il pallone in zona gol dopo averlo ben lavorato, vengono capovolte. È il Foggia a tenere il campo con autorevolezza e determinazione, sciorinando un gioco a tutto campo, con triangolazioni mozzafiato, tutto sempre in velocità e sempre con palla a terra. Arriva il secondo gol, addirittura segnato di tacco dopo uno schema successivo a calcio d’angolo e si intuisce che la partita è segnata. Troppo lenta e prevedibile la manovra della Paganese; troppi fuori fase alcuni uomini sempre determinanti come De Liguori nella zona nevralgica del gioco e Tartaglia in difesa.

Ciononostante proprio sul finale del primo tempo, si accende una lucina di speranza, quella che nel calcio non deve mai mancare: Caccavallo riceve un invitante pallone da Bacccolo e - una volta entrato in area - ha sul piede la palla del possibile uno a due. Il tiro dell’attaccante è forte ma centra in pieno il portiere in uscita. Addio, è proprio finita, la partita non ha più storia per la Paganese costretta a subire ancora due gol nella ripresa.

Cosa dire ancora? i pugliesi hanno raccolto quello che l’andamento della gara offriva loro su un piatto d’argento. Hanno giocato un ottimo calcio, veloce, rapido, incisivo senza mai perdere per strada il pallino del gioco. Ma hanno trovato sul loro cammino anche una Paganese che – con tutte le giustificazioni del caso – ha stentato parecchio nella manovra; una squadra lenta e macchinosa, che è sembrata lontana anni luce da quella che aveva entusiasmato le platee durante gli incontri con Vigor Lamezia, Aversa Normanna e Catanzaro.

Adesso sarà il caso di guardarsi negli occhi, come ha già anticipato Andrea Sottil nel dopo partita, perché non è concepibile che si passi da gare entusiasmanti a gare insipide, disputate senza mordente, caratteristica principale della gestione Sottil.

Il campionato è ancora lungo e ci sarà da soffrire, questo è certo. Se possibile, esigenze di bilancio permettendo, credo che sia il caso di pensare a rinforzare il centrocampo con un elemento che abbia caratteristiche interdittive.

Il tutto per consentire a De Liguori e Baccolo di guardare meglio alla fase di costruzione del gioco.

Intanto con il girone di ritorno c’è la doppia di seguito in casa: arriva il Matera di Auteri e per la verità ci aspettiamo di vedere la vera Paganese.

Nino Ruggiero - paganesegraffiti.wordpress.com