Gli alti e bassi nel calcio sono all’ordine del giorno. Le squadre non sono macchine perfette cui basta l’ordinaria manutenzione o una messa a punto per farle funzionare al meglio. No, le squadre di calcio subiscono il peso di molti fattori, che non devono essere intesi solo come caratteristiche tecniche.
Prendete la Salernitana. Ha un organico di primordine: è stata allestita senza alcun risparmio, portafoglio a mantice, sempre a portata di mano. Serve un altro difensore, eccolo: c’è Bocchetti che ha trascorsi in serie A ed è molto affidabile. C’è necessità di avere maggiore tasso tecnico in avanti a sostegno dell’attacco? Allora arriva Perrulli che ha classe da vendere. In linea squisitamente tecnica, la Salernitana non dovrebbe avere rivali, tanto è forte e compatta in tutti i reparti. Ebbene, a Cosenza la squadra granata, pur avendo il pallino del gioco fra le mani per oltre ottanta minuti, non è riuscita a prendere i tre punti da tutti pronosticati.
Guardate, nel calcio non c’è mai niente di scontato. Non è la sola tecnica o la buona disposizione tattica a fare la differenza fra una squadra allestita per vincere ed un’altra che, invece, ha come obiettivo la salvezza. Il calcio è un concentrato di tecnica, di tattica, di psicologia, con tutti gli umori e con tutti i sentimenti che sono parte integrante di un essere umano, e quindi di un calciatore. È nelle difficoltà che va valutata la potenzialità di una squadra. Quando una squadra importante, composta da ottimi elementi, riesce a sbloccare la partita nei primi minuti di gioco, spesso non c’è partita.
Tanti anni fa, un grande esperto di calcio in proposito mi disse in forbito dialetto: “quanno ‘a lava scorre, ogni fesso è caporale”. Non credo di dover tradurre la massima. Il problema insorge quando non si riesce a perforare la difesa avversaria, quando i minuti passano inesorabilmente e gli avversari sembrano sempre di più ringalluzziti. Da una parte una squadra che deve fare i conti con l’avanzante nervosismo, dall’altra un’avversaria che man mano che passano i minuti diventa sempre di più gagliarda e sicura di sé.
Questo è il calcio. Ho citato la Salernitana, ma potrei portare ad esempio anche il Foggia. Ve lo ricordate spavaldo e fiero nel giorno della Befana proprio a Pagani. Sembrava una squadra composta da tanti assatanati, arrivavano primi su tutti i palloni, sembravano tanti “moschiglioni” impazziti, tanto erano rapidi e ficcanti. Ebbene, il Foggia ieri se ne è tornato con le pive nel sacco, rimediando una sconfitta senza scusanti sul campo del Martina Franca. Perché? Perché il calcio è materia da prendere sempre con le pinze; le partite si giocano sul campo e non c’è lavagna o tattica che possa ribaltare quello che il campo stabilisce in virtù di una legge non scritta: quella del sudore e dell’impegno agonistico, che spesso sovrastano e mettono sotto valori squisitamente tecnici. Non altrimenti si spiegherebbero le metamorfosi di squadre che un giorno sembrano il Real Madrid; un altro, invece, appaiono come un branco di imbarazzati orfanello.
Sia ben chiaro, i valori tecnici nel calcio rappresentano l’indiscutibile materia prima. Senza di essa è difficile arrivare al successo, ma spesso non basta; perché ai fini del freddo risultato finale, che si esprime numericamente con vittorie, pareggi e sconfitte, entrano sempre in gioco altri valori come l’agonismo, l’atteggiamento tattico, il fattore psicologico e – non per ultimo – una dose di fortuna/sfortuna.
La gara della Paganese contro il Matera non è stata avvincente; emozioni poche, tiri in porta altrettanto, solo qualche timido e sporadico tentativo di arrivare al gol. Ci è andata vicina la Paganese con Baccolo dopo nemmeno un minuto di gioco e allo scadere del primo tempo con un bel tiro di Calamai deviato in angolo con bello stile dal portiere lucano. Poi, se vogliamo è stato il Matera ad avere le migliori occasioni per segnare, soprattutto sul finale della gara, ma le ha fallite miseramente. Il pareggio non deve quindi scandalizzare nessuno e alla Paganese fa sempre comodo – visto che l’obiettivo unico e solo è rappresentato dalla salvezza.
Campagna di riparazione o di sistemazione. Si fa un gran parlare di rinforzi per la difesa, che sono sempre bene accetti quando sono di qualità; ma ci sono pur sempre le priorità ed una di queste è rappresentata dalla necessità di potenziare il reparto di centrocampo.
Prendete la partita di ieri. Si fa male Baccolo e l’allenatore deve sostituirlo con Deli, che ha tutt’altre caratteristiche ed è più portato a giocare a sostegno dell’attacco piuttosto che a fare filtro nella zona centrale del campo. Aggiungeteci anche che, come capita da un po’ di tempo a questa parte, Calamai dopo aver disputato un ottimo primo tempo, cala visibilmente nella ripresa, per cui De Liguori – ieri all’altezza delle sue migliori prestazioni – spesso e volentieri si trova da solo a governare il centrocampo; e non va bene!
È in questo settore che D’Eboli, con l’avallo di Sottil, dovrebbe muoversi per assicurare al reparto un ruba palloni, uno di quei preziosi elementi che fanno la gioia degli allenatori perché te li trovi dovunque, in difesa, a centrocampo ed in fase propositiva del gioco.
Buon mercato!
Nino Ruggiero - paganesegraffiti.wordpress.com