5.10.15

Le macchine e il fattore umano.

Nella foto, tratta da Sportube, il momento dell’imbucata di Cunzi per Martiniello che appare leggermente più avanti rispetto ai difensori del Messina.

Di Nino Ruggiero
Il Messina ha dimostrato di essere una squadra tosta, così com’era nelle aspettative della vigilia di chi il calcio lo conosce e lo vive. Chi – di sponda paganese – si aspettava di vedere all’opera una squadra improvvisata e raffazzonata alla belle e meglio per le note vicende che l’avevano interessata, pensiamo anche al ripescaggio all’ultimo momento, nel corso della gara si è dovuto ricredere.

Nel calcio non esistono mai partite facili, anche quelle che – paradossalmente – sulla carta appaiono semplici. Non era il caso del Messina, certo; ma non sarà il caso anche di pensarlo in occasioni future perché le partite facili, o facilmente abbordabili dal punto di vista del risultato, non esistono.
Grassadonia queste cose le sa bene e già venerdì, alla vigilia della gara, aveva catechizzato in proposito la squadra. Dico subito che il risultato finale di parità non dovrebbe far storcere il muso a nessuno. Le partite si giocano; a volte bene, a volte meno bene, ma il risultato pieno non lo può garantire mai nessuno. Il pubblico presente al “Marcello Torre”, di certo più numeroso del solito, queste cose le ha capite, tanto è vero che la squadra è stata a lungo applaudita nel dopo partita. Segno che la prestazione è stata apprezzata e che c’è fiducia nelle potenzialità degli atleti in maglia azzurro-stellata. E poi, parliamoci chiaro, un ruolino di marcia tanto positivo e intrigante non se lo sarebbe immaginato mai nessuno; il pareggio di sabato scorso, quindi, deve essere considerato solo come la continuazione di una serie positiva che speriamo duri a lungo.

Credo che non dobbiamo mai dimenticare le traversie che ha dovuto affrontare la squadra nel precampionato: l’ansia del verdetto del Consiglio CONI; una rosa ridotta all’osso; un romitaggio estivo con pochissimi atleti; addirittura l’annullamento di due partite amichevoli per mancanza di calciatori da schierare.
La partita con il Messina ha visto all’opera una Paganese diversa dal solito; gli avversari di turno, infatti, calandosi nella realtà della gara, hanno subito fatto intendere di essere giunti a Pagani per fare punti. E per farlo non hanno esitato a mettere in campo una tattica che una volta veniva definita “ostruzionistica” ma che oggi, in un calcio moderno che fa leva su pressing, su raddoppi di marcature, su un podismo sfrenato, non è affatto una novità. Tutti a difendere dietro l’immaginaria linea della palla quando è l’avversario ad avere l’iniziativa del gioco e tutti a offendere una volta conquistato il pallone.

Il Messina, per la verità, soprattutto nella prima parte della gara, si è limitato quasi sempre a difendere il territorio e solo raramente si è proposto in avanti; ma non per questo si può parlare di squadra “catenacciara”. Oggi ognuno gioca la gara tatticamente che ritiene più consona alle proprie possibilità. E di certo Di Napoli aveva fatto i suoi bravi calcoli per contrastare il collega e amico Grassadonia.
Detto questo, bisogna anche aggiungere che la Paganese non ha affatto deluso soprattutto coloro che per la prima volta, richiamati dai buoni risultati fin qui raggiunti, hanno inteso ritornare al “Marcello Torre”. La squadra ha trovato difficoltà a trovare spazi in avanti, ma la buona predisposizione al palleggio di atleti che cominciano a conoscersi e con doti tecniche di assoluto valore ha consentito anche di variare gli schemi tattici che di solito sono propedeutici alle azioni da rete.

Le due fasce laterali – da un lato Bocchetti e Cicerelli, dall’altro Esposito e Caccavallo – pur trovando pochi spazi a disposizione, hanno fatto in pieno il loro dovere e quando il gioco ravvicinato ha trovato ostacoli sul suo cammino, proprio per le asfissianti marcature messe in atto dai calciatori peloritani, ci ha pensato Maruocco a sventagliare palloni precisissimi, quasi sempre sul fronte offensivo sinistro del proprio attacco, per mettere in crisi l’apparto difensivo siciliano.
Maruocco, specie nel primo tempo, con lunghissimi lanci e con precisione millimetrica ha più di una volta pescato Cicerelli sul versante sinistro – un po’ come solitamente fa Bonucci nella Juve – e i pericoli per la porta del Messina non si sono contati.

A proposito di Marruocco una parola la devo spendere, non perché io voglia o debba difendere l’estremo difensore. Nell’occasione del gol subìto in seguito a palla inattiva – e siamo al quarto incassato in questo inizio di stagione – è stato individuato come responsabile unico del pareggio. Ha sbagliato i tempi dell’uscita, è vero, ma dovremmo ricordare che nessuno è perfetto e che gli errori sono proprio dell’essere umano, che non è affatto una macchina. Quando sbaglia un portiere, purtroppo, essendo questi l’ultimo della difesa, non c’è mai nessuno che può rimediare. È quella che può essere definita la solitudine dei numeri uno, un classico.

Bando ai rimpianti, bando a quello che poteva essere e non è stato. Come, ad esempio, il gol annullato a Martiniello, messo a segno a tempo quasi scaduto con tempismo da attaccante nato, alla fine è risultato essere irregolare. Una volta tanto possiamo concordare con la decisione dell’arbitro e del suo collaboratore lato distinti: il fermo immagini tratto da Sportube, conferma che la decisione è stata impeccabile.

Adesso lo sguardo di tutti, compresi coloro che stanno ritornando all’ovile del tifo, è puntato su Rieti, sede dell’incontro con la Lupa Castelli.
Nino Ruggiero - paganesegraffiti.wordpress.com