26.9.17

La partita del tifoso - Così non si va da nessuna parte.

No, così non andiamo da nessuna parte! O meglio, da qualche parte si andrebbe pure, ma ne faremmo ben volentieri a meno tutti. Per fortuna sto prendendo l’abitudine di non scrivere a caldo, appena rientrato dalla partita. Per fortuna perché si sa, la notte porta consiglio, il tempo mitiga e tiene a freno i bollenti spiriti e quindi fai a meno di dire cose spiacevoli. Sabato sera abbiamo giocato in maniera pessima: ancora calciatori fuori condizione, ancora errori tecnici da categorie inferiori, ancora in ritardo sui palloni e ancora una gran fatica a fare gioco.

L’aria che tirava in tribuna, prima della partita, era di attesa. Eravamo tutti lì a chiederci quale fosse la nostra squadra: quella a tratti brillante, contro la Reggina, quella in grado di soffrire e colpire, con estrema precisione e cinismo, contro il Cosenza o quella che faticava a deambulare, nel caldo pomeriggio di Agrigento. Bene (anzi, male), siamo stati quelli della partita con il Bisceglie, o quasi, con l’aggravante del mese in più di preparazione che avrebbe dovuto regalarci maggiore brillantezza fisica e un gioco più fluido ed efficace. La cosa preoccupante è che sabato sera, in tribuna, serpeggiava una certa rassegnazione, come se si fosse consapevoli che "la squadra questa è, più di questo, al momento, non possiamo fare". Infatti, c’era qualcuno che provava a scherzarci su. Sullo 0-2, s’iniziava a fare anche delle battute ironiche sull’ennesimo sbaglio di un nostro calciatore, a parlare di tutt’altro...cose che di solito, in altri tempi, non ci sarebbero mai state. Parlo di tempi in cui c’era la diffusa fiducia, da parte dei tifosi, verso la squadra, tempi in cui una sconfitta, una brutta sconfitta, ti faceva andare su tutte le furie e accanire contro i calciatori, rei, evidentemente, di giocare di sotto le loro possibilità. Ho paura che manchi la fiducia verso questo gruppo. Io ho soprattutto paura che inizi a esserci stanchezza!

Provo a spiegarmi meglio: ho paura che ci siamo stancati di questo stato di cose che denota, spesso, una contraddizione tra il dire e il fare. Temo che qualcuno si sia stancato della precarietà con cui, a volte, si approcciano le campagne acquisti e di conseguenza i campionati. Ho la netta sensazione che molti ritengano insopportabile, dopo dodici anni di C, il ritrovarsi ogni anno punto e daccapo e non riuscire a imporre la nostra esperienza e lunga militanza neanche a squadre che, mentre noi battevamo la Reggiana in quell’indimenticabile finale, giocavano a ‘battimuro’ o a ‘porta americana’. Da qui, la scarsa presenza allo stadio, il distacco provato da molti e le battute goliardiche, mentre si perde 0-2, in casa, in un derby…

Alberto Maria Cesarano
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