Di Nino Ruggiero
na settimana di riposo forzato per la Paganese che torna in campo - finalmente di domenica - in trasferta contro la Sicula Leonzio. Notizie fresche sulla squadra le avrete da altri colleghi che seguono o cercano di seguire quotidianamente gli allenamenti degli azzurrostellati; mi limiterò ad alcune considerazioni che ritengo importanti sia per il futuro immediato che per quello prossimo.
Credo che l’improvvisata conferenza stampa di Filippo Raiola, che riveste la funzione di Direttore Generale, abbia lasciato per strada – senza soluzione - tanti interrogativi che avrebbero bisogno di risposte. Sappiamo tutti che la società si regge sulla passione di poche persone, primo fra tutti Raffaele Trapani, e che l’obiettivo principale della stessa è stato sempre quello di mantenere la categoria facendo leva sulla valorizzazione di giovani talenti. Per farlo, però, non basta andare a spulciare i dati anagrafici dei calciatori; bisogna anche scegliere gli elementi giusti ed essere competenti e fortunati al tempo stesso. Non mi pare che quest’anno le scelte siano state molto felici; prova ne sia la classifica che al momento vede la squadra al penultimo posto.
Raiola ha detto cose molto sensate e veritiere quando ha lamentato uno scarso interesse della città verso i destini della Paganese. Ma, per esperienze passate, maturate negli anni Settanta quando la squadra veleggiava ai primi posti della classifica e si confrontava con l’Avezzano per la promozione in Serie C e con il Bari per la difficile scalata alla Serie B, possiamo tranquillamente dire che i cosiddetti industriali, commercianti, imprenditori e professionisti hanno dato sempre poco alla società, svincolandosi e dileguandosi al momento di qualche impegno che comportasse fidelizzazione. A quei tempi, c’erano anche aiuti da parte dell’amministrazione comunale che non lesinava di dare una mano (ma i tempi sono cambiati e le amministrazioni comunali non hanno più i gettiti governativi di una volta). C’era un pubblico di tutto rispetto, valutabile in non meno di due-tremila unità per arrivare anche al tutto esaurito in qualche momento particolarmente magico, tipo partita con l’Avezzano, con il Brindisi, con la Reggina e con il Bari. Il pubblico sugli spalti però serve soprattutto alla squadra; credo serva poco alla società che ragiona in termini di introiti e che non può basare le sue scelte tecniche facendo leva solo sugli incassi settimanali e sugli abbonamenti.
Cosa voglio dire? Una piccola società di provincia, come la Paganese, può esistere e continuare a mantenere la categoria se si osservano alcune regole imprescindibili nel calcio: fra queste quella di costituire una spina dorsale formata da elementi esperti e di buona caratura tecnica sulla quale innestare giovani di valori che devono solo maturare esperienze. I risultati, che rappresentano una specie di cassazione numerica, inoppugnabile, ci dicono che la squadra così com’è ha delle lacune tecniche che si spera possano essere colmate nel corso del prossimo mese. Sarebbe allora il caso, con tutto il rispetto possibile nei confronti di Filippo Raiola, che Raffaele Trapani – in prima persona, da indiscusso condottiero societario da oltre dieci anni – esprimesse, con la schiettezza e la competenza che lo hanno sempre contraddistinto, il suo pensiero sull’attuale situazione della squadra e le sue intenzioni per quello che riguarda il futuro societario. Magari non proprio adesso; ma prima della fine dell’anno sicuramente, anche per tracciare un bilancio, bello o brutto che sia.
Nino Ruggiero
© Paganesemania - Riproduzione riservata
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