Di NINO RUGGIERO
Forse solo adesso che Sicula Leonzio e Picerno hanno ripreso a macinare punti, ci rendiamo conto dell’impresa compiuta fino a questo momento dalla Paganese.
Con il passo della formichina, visto che non è stato possibile proiettarsi verso altre mete, pur desiderate ardentemente con un pizzico di goliardica sfrontatezza, la squadra azzurro stellata ha aggiunto ieri pomeriggio un altro punto alla sua classifica.
E siamo a trentacinque. Non saranno e non sono molti, in ottica play-off, ma non sono nemmeno pochi in considerazione del fatto che si è capito forse definitivamente che anche quest’anno la squadra più della salvezza, purtroppo, non può ottenere.
Tutti vorremmo sempre vincere; tutti vorremmo vedere all’opera una squadra in grado di mettere in difficoltà continua l’avversario di turno. Ma nel caso della Paganese a questo punto bisogna solo tenere presente l’obiettivo di minima che la società aveva fissato all’inizio di campionato. Per i sogni, quelli che accompagnano sempre i tifosi inguaribili, purtroppo, è tutto rinviato.
Si sapeva da tempo che alla ripresa delle ostilità dopo la pausa natalizia ci sarebbero stati risvolti nuovi; che il campionato sarebbe stato diverso, come sempre, dopo il mercato invernale di riparazione. Le squadre pericolanti hanno messo nuovo carburante nei loro motori, si sono irrobustite nel tentativo di rientrare in corsa nella lotta per la salvezza e stanno facendo di tutto per recuperare posizioni in classifica.
A conti fatti, facciamo parlare le cifre, la Paganese ha effettuato il giro di boa a quota 24 conseguendo 15 punti nelle prime nove gare. Nelle stesse nove gare, nel girone di ritorno, la squadra ha invece raccolto 11 punti, vale a dire quattro punti in meno rispetto al girone di andata.
I motivi? Chiediamoci perché; è giusto. Forse un calo atletico, anche preventivabile, attribuibile a una rosa non proprio adeguata numericamente e tecnicamente a disposizione dell’allenatore. Forse dovuto alle altre compagini che si sono rinforzate. Altri motivi non ne vedo.
Nel calcio ci sono, certo, le partite storte; ma queste vanno sempre messe nel conto. Non si può sempre andare a mille in un gioco che contempla valenza tecnica, condizione fisica e psicologia spicciola. Basterebbe pensare – una per tutte – alle battute di arresto della Reggina, indiscussa leader del campionato, per convenire che il calcio non è per niente una scienza esatta e che nessuna squadra può procedere come un caterpillar. Per una squadra come la Paganese, di certo non costruita per vincere, è vero, regge poco il senso del bulldozer cingolato, visto il suo andamento altalenante ed irritante. Però i valori alla fine di un campionato estenuante e combattuto emergono sempre; le pause, infine, vanno capite perché in ballo c’è l’uomo; e il fattore umano differisce da una macchina senza anima.
Una considerazione è d’obbligo per qualcuno che frettolosamente e improvvidamente crede di imputare all’allenatore Erra qualche colpa di ordine tattico o di scelte errate. Se l’allenatore era bravo nel girone di andata – e in tanti gli hanno riconosciuto grande competenza e personalità – non può essere diventato una schiappa nel girone di ritorno. A lui va il merito di aver dato un volto e una personalità alla squadra. Determinate gare, come quella vincente di Monopoli, hanno le stimmate indiscusse dell’allenatore che nel corso del tempo è riuscito a quadrare il cerchio dando alla squadra innanzitutto autostima; e poi anche una sua precisa connotazione di ordine tattico.
Non si può umanamente pensare che Erra – facendo anche i conti della serva – abbia commesso errori gravi o determinanti, anche se nel calcio l’allenatore è costantemente sotto la lente d’ingrandimento di presunti esperti e strateghi tattici. Andava detto e l’ho detto. E chiariamoci: non sono mai stato e non sono l’avvocato difensore di nessuno.
Per consolazione, ma soprattutto a beneficio degli irriducibili, di coloro i quali sono sempre presenti sulle scalee, incuranti di pioggia e freddo, si può dire che a conti fatti, quando mancano nove gare al termine, la salvezza è a portata di mano, forse non matematica, ma di sicuro ragionevolmente già raggiunta.
I calcoli sono presto fatti prendendo in esame i 35 punti della Paganese e i 18 del Rende. Infatti, fermo restando la retrocessione diretta dell’ultima classificata, i play-out non si giocano se tra la quintultima e la penultima ci sono più di otto punti. Si, è una magra consolazione; ma in certe occasioni bisogna accontentarsi anche di questo! Fermo restando che nelle restanti nove gare si può e si deve migliorare. Magari cominciando dall’anticipo di sabato prossimo a Vibo Valentia.
Nino Ruggiero - paganesegraffiti.wordpress.com