di NINO RUGGIERO
‘Na vota allatta, ‘na vota è prena e nun ‘a pozzo maje vattere!
Questa è la Paganese di oggi; il proverbio in lingua napoletana dice in sintesi tutto quello che – come considerazione finale – scaturisce settimana dopo settimana alla fine di ogni esibizione dei ragazzi in maglia azzurro stellata. Ogni volta una scusante: un errore, una distrazione, un peccato di gioventù con l’unico comune denominatore rappresentato dagli zero punti accumulati nelle ultime cinque gare disputate.
Allora, scusate, essendo considerazioni di routine legate ad un periodo storico, credo che non sia più possibile parlare di sfortuna, di iella nera, di ingenuità difensive, di arbitraggi scadenti e chi più ne ha, più ne metta.
“Stiamo lavorando, ma c’è bisogno di tempo” – è il tema ricorrente che risuona nelle orecchie dei tanti appassionati che – pur in periodo di Covid19 – seguono la squadra dall’inizio del campionato. Già, il tempo! Dove sta più il tempo? Per chi non lo sapesse, ma lo sanno tutti, siamo al giro di boa. Il girone di andato è finito e domenica si gioca la prima del girone di ritorno contro il Catania al “Marcello Torre”.
Eppure contro la Casertana, nel giorno del debutto in panchina di Raffaele Di Napoli, tutto pareva dovesse girare per il verso giusto. Per circa un’ora si è vista all’opera una buona Paganese; accorta, determinata, perfino più lineare nella zona centrale del campo che godeva finalmente della presenza geometrica di Benedetti, un centrocampista di ruolo capace di catalizzare palloni vaganti in cerca di copioni da mettere in scena. Una squadra che pareva essere lontana parente di quella vista nelle ultime deludenti prestazioni e che poteva contare su elementi apparentemente rinati in grado di portare serie minacce alla porta della Casertana. Dopo cinque minuti di gioco, grazie ad un audace spirito offensivo di Diop, la Paganese passava anche in vantaggio. L’attaccante, spalle alla porta veniva contrastato mentre si avventava sul pallone e mandato a terra da un intervento maldestro. Per l’arbitro non c’erano dubbi. Rigore che veniva trasformato dallo stesso attaccante con un rasoterra alla sinistra del portiere casertano. Il calcio è un gioco crudele: quando hai la possibilità di mettere il pallone in rete lo devi fare cinicamente. Non lo ha fatto Mendicino che al 40’ si è divorato il gol del possibile raddoppio dopo una bella azione personale che lo aveva portato a pochi passi dalla porta casertana.
Nel secondo tempo si è aperta la sagra delle leggerezze. Un innocente spiovente di Icardi dalla sinistra ha visto un’uscita sconsiderata di Campani che sul traversone non è riuscito ad impattare il pallone; il più lesto di tutti è stato quella vecchia volpe di Castaldo che di testa ha messo in rete il pallone del pareggio. A questo punto sul “Marcello Torre” sono aleggiati I fantasmi di sempre che, quelli che hanno caratterizzato tutte le partite interne di questo campionato. La squadra ha perduto come d’incanto tutte quelle certezze che l’avevano accompagnato nella prima parte della gara e la Casertano ha segnato prima il gol del’ 1 a 2 e poi quello dell’uno a tre.
Chissà perché quando parlo di Paganese, mi viene alla mente La Sinfonia numero 8, meglio conosciuta come “Incompiuta”, una delle sinfonie più note di Franz Schubert. Alla scomparsa dell’autore, risultarono completati solo i primi due movimenti: allegro moderato e andante con moto; mentre di un terzo movimento non c’è traccia.
Incompiuta la sinfonia, incompiuta la Paganese ancora oggi, probabilmente per aver sottovalutato il valore delle squadre che attualmente compongono il girone C della serie C.
Ci sarà ancora il tempo di pensare a completare una squadra che è incompiuta ancora più della più famosa sinfonia di Schubert?
Nino Ruggiero
(da Il Quotidiano del Sud, edizione di Salerno, del 18 gennaio 2021)