DI NINO RUGGIERO
Brutta Paganese, forse la più brutta vista in campo in questo campionato. La vittoria del Campobasso per due reti a zero non fa una grinza perché meritata ampiamente nei confronti degli azzurro stellati apparsi macchinosi e inconcludenti, ancorché particolarmente fragili nella fase difensiva. Tanto di cappello al Campobasso, vincitore senza “se” e senza “ma”; ma prova assolutamente lontana dagli ultimi standard da parte della Paganese.Eppure le prime fasi della gara erano state beneauguranti per la Paganese: c’erano stati due importanti squilli di tromba da parte degli uomini di Grassadonia. Li avevano procurati la spavalderia e la consapevolezza di essere pronti a recitare una parte di primo piano in questo campionato. Prima c’era stata una girata a volo di Firenze terminata di un soffio a lato meritevole di migliori fortune e poi, dopo esattamente dieci minuti di gioco, Volpicelli non era riuscito a mettere in rete da due passi un pallone d’oro servitogli con il cucchiaino da Castaldo. Uno di quei palloni facili facili che non hanno bisogno di un fuoriclasse per essere accompagnati in rete.
Mah! Capita anche questo nel calcio. Due squilli di tromba, solo beneauguranti, illusori, a ben vedere, considerato quello che poi è stato l’andamento della gara. Più niente, da parte Paganese, in un pomeriggio che ha visto miseramente naufragare le ambizioni di classifica degli atleti azzurrostellati.
Ma come è possibile che ci sia stata una brutta inversione di tendenza rispetto alle ultime gare? Qualcosa, per la verità, si era già inceppato nella vittoriosa gara interna infrasettimanale con la Vibonese, ma si pensava potesse essersi trattato solo una giornata storta e di stanchezza.
La Paganese vista a Campobasso ha avuto anima e organizzazione di gioco solo nei primi minuti di gioco. Poi, man mano, sono statli i molisani a essere padroni del campo, soprattutto in fase di impostazione e di tenuta. La Paganese ha sofferto più di quanto si potesse pensare le mancanze in contemporanea di Vitiello e di Cretella. Tissone, calciatore di assoluto spessore tecnico, uno che da del tu al pallone e che riesce a distribuire il gioco con semplicità e linearità con tocchi di grande classe, si è trovato spesso isolato e circondato da avversari che sgusciavano via da tutte le parti.
Tissone se l’è cavata bene nei primi minuti, poi è stato soverchiato numericamente proprio dove deve nascere il gioco. Come si diceva una volta – un centrocampista di qualità non può cantare e portare la croce perché deve fare i conti con la sua struttura fisica che non è quella di un rubapalloni in fase difensiva. Purtroppo Grassadonia, proprio a causa dell’assenza in contemporanea di Vitiello e Cretella ha dovuto ridisegnare il reparto di centrocampo; quest’ultimo ha sofferto molto soprattutto quando si è trattato di arginare lo strapotere fisico del Campobasso composto da atleti brevilinei e scattanti.
Con il passare dei minuti la Paganese, orfana di centrocampisti di movimento, ha praticamente consegnato le chiavi del gioco nelle mani dei molisani. A questo aggiungeteci le solite sbavature difensive che oramai non fanno più notizia e che hanno facilitato ampiamente il compito degli attaccanti in maglia rossoblù apparsi in grande giornata; ne ha sofferto molto soprattutto il lato destro dello schieramento difensivo della Paganese.
Le sostituzioni effettuate da Grassadonia all’inizio della ripresa non hanno portato i miglioramenti sperati. Troppo slegata la manovra di costruzione del gioco per portare Castaldo e Piovaccari in zona gol come nelle intenzioni del tecnico. A questo aggiungeteci che il Campobasso, forte del vantaggio iniziale messo a segno al quarto d’ora da Di Francesco e propiziato da un errore difensivo, ha preso fiducia nelle proprie possibilità e ha giocato con grande determinazione agonistica proprio mentre la Paganese naufragava assieme a quell’equilibrio tattico sempre invocato, ma poche volte praticato.
Adesso in casa Paganese sarà il caso di recitare il mea culpa.
Adesso in casa Paganese sarà il caso di recitare il mea culpa.
Niente processi, per carità; solo consapevolezza che il cammino della squadra in questo campionato non sarà affatto agevole. Il gol mancato da Volpicelli, solo davanti alla porta, non può costituire un alibi per una squadra costruita ad arte facendo leva sull’esperienza dei suoi elementi. Piuttosto bisognerà capire che non sempre si potrà attendere un miracolo o un colpo di genio dai suoi migliori calciatori per vincere le partite.
Ci vorrà un bagno di umiltà da parte di tutti per convincersi che la squadra è composta da buoni elementi ma che i traguardi sperati non si raggiungono solo fidando sulle qualità individuali dei singoli. In altre parole bisognerà convincersi che i risultati devono arrivare con il gioco di squadra, con il sacrificio, con l’abnegazione lasciando per strada il passato calcistico più o meno illustre dei componenti la rosa. Un infortunio nel calcio può capitare, come capita anche nelle migliori famiglie.
Ma che sia, però, solo un infortunio….
Ma che sia, però, solo un infortunio….
Nino Ruggiero