29.11.21

Giorgio e il vescovo.

DI NINO RUGGIERO

È crisi aperta in casa Paganese. Archiviata l’ennesima sconfitta maturata a Monopoli, la squadra azzurrostellata occupa una posizione in classifica che comincia a diventare pesante. Alla sconfitta bisogna aggiungere anche le due espulsioni di Manarelli e di Zito le cui assenze più che prevedibili – unitamente all’altra giornata di squalifica che deve scontare Tissone – peseranno molto in occasione della prossima gara che vedrà la Paganese ospitare la Juve Stabia al Marcello Torre. Quattro sconfitte di seguito dovrebbero mettere in discussione la posizione dell’allenatore, che, di solito, nel mondo del calcio, paga anche per colpe non sue. Gianluca Grassadonia però sembra essere in una botte di ferro perché gode della massima fiducia della società; la stessa anzi – nel mentre ha stimolato gli atleti chiamati a dare il meglio di sé stessi – ha fatto capire chiaramente di essere disposta a seguire le indicazioni del tecnico per eventuali rinforzi da assicurare alla squadra nel mercato di gennaio prossimo.
La verità è che l’attuale Paganese è la lontana parente della squadra che – nelle intenzioni della vigilia – avrebbe dovuto calcare con buoni risultati i terreni di gioco del girone C. Nessuno aveva nemmeno lontanamente pensato che ci sarebbero stati infortuni a catena, cominciando dalla difesa e dal duo Schiavi-Murolo che avrebbe dovuto costituire una cerniera invalicabile. I due, praticamente, non hanno mai giocato insieme e ne ha risentito tutta la fase difensiva della squadra. Lo stesso si può dire per l’attacco che ha perduto per strada prima Diop, fermato prudentemente per delicati problemi cardiaci, e poi Castaldo che aveva cominciato benissimo segnando due gol al Messina nella prima di campionato.
Insomma, senza voler rigirare il dito nella piaga, bisogna convenire che al momento la Paganese non è la squadra dei sogni di Grassadonia, non lo è della tifoseria e probabilmente non è nemmeno la squadra che la società avrebbe voluto allestire. Fermiamoci un momento e guardiamo indietro nel tempo. Dobbiamo ricordare anche a noi stessi che l’attuale squadra è figlia dell’improvvisazione e della fretta come conseguenza di un braccio di ferro che in estate aveva visto contrapposte la società azzurrostellata e la Lega calcio. È il caso di ricordare che le giuste posizioni erariali e fiscali della società ebbero soddisfazioni solo a campagna acquisti iniziata; e che non ci fu nemmeno il tempo di organizzare una sola partita amichevole prima dell’inizio del campionato.
Sicuramente si poteva fare di più e meglio quando è stata allestita la squadra, soprattutto tenendo conto dell’età anagrafica di alcuni dei suoi componenti. Ragioniamo in termini costruttivi, come è giusto che sia: solo chi non opera non sbaglia. C’è tempo per rimediare nei giorni della merla, nel periodo, cioè, più freddo dell’anno che coincide con l’apertura della campagna di riparazione. Sarebbe un vero peccato – da parte della società – se dovesse andare perduto tutto l’entusiasmo creato attorno alla squadra dopo anni di anonimato e di sofferenze. Con le premesse di una fiducia incondizionata accordata a Grassadonia dalla società, bisognerà però capire chi, tra i componenti della rosa, nelle quattro gare che mancano prima dell’inizio della campagna di riparazione, riuscirà a convincerà allenatore e staff tecnico con prestazioni di spessore.
In questa fase probabilmente capiremo se c’è qualcuno che desidera la stessa cosa dell’altro o se, invece, ha un fondamento di verità la storiella di Giorgio e il Vescovo che gira in questi giorni negli ambienti sportivi locali; capiremo, probabilmente dopo Natale, se qualcuno se ne vuole andare e l’altra parte lo vuole mandare via.

Nino Ruggiero