Zero a due quando l’arbitro dell’incontro decreta cinque minuti di recupero. Una partita che sembra oramai segnata. La Paganese austera e impettita, in superiorità numerica per l’espulsione di Esposito della Casertana, non concede spazi all’orgoglio della squadra di casa che non riesce a segnare nemmeno su calcio di rigore concesso magnanimamente proprio allo scadere del tempo regolamentare.
Tutto finito, allora? Macché! Al 94′ una uscita poco felice di Pinestro su cross dalla sinistra lascia libero Vacca di segnare a due passi dalla porta. Ci può anche stare un gol degli avversari tanto la partita è finita. Ma non è così. In un finale degno di uno dei migliori film di Hitchcock, la Casertana riacciuffa il risultato con il cronometro che segna 51 minuti esatti.
Pareggio a Caserta. Chi non lo avrebbe sottoscritto alla vigilia? Strano il calcio, anzi sempre più strano. Dopo aver dominato la partita in lungo e in largo, dopo aver segnato due gol sfiorandone almeno altri due in modo clamoroso, la Paganese si trova a dover piangere (e a fare i conti con se stessa) per due punti perduti per strada, quasi indecorosamente proprio alla luce della gran partita disputata. Mannaggia, come è stata ingenua la Paganese!
Rabbia, sconforto, imprecazioni: il colorito vocabolario degli improperi non riesce a esprimere la delusione per un risultato svanito quando a due minuti dalla fine si era in vantaggio di due gol. È inutile scomodare gli archivi storici: a due minuti dal termine, con due gol di vantaggio, la memoria non registra episodi del genere.
E pensare che la squadra aveva fatto un figurone contro quella che viene presentata come la più seria candidata alla vittoria finale. Giampá aveva presentato una squadra quadrata e geometrica con un centrocampo da favola, vero frangiflutti davanti alla difesa, orchestrato da due pedine fondamentali, Verna e Iuliano, una specie di dogana che fermava e interrogava al tempo stesso gli avversari che volevano passare: “chi siete, che volete, dove credete di andare?”.
Più in avanti, in funzione di libero professionista, il genio D’Agostino capace di illuminare e di innestare le manovre d’attacco della squadra. Così, quasi naturalmente è arrivato il solito gol di De Felice con una inzuccata su cross dalla destra di Cusumano ed è arrivato il raddoppio su rigore sacrosanto realizzato da D’Agostino. Casertana? non pervenuta.
Ridotti in dieci uomini, i rossoblù hanno poi puntato solo sull’estro di Bollino, subentrato nella ripresa. Ma pensieri per Pinestro proprio pochini. E poi Vacca, innesto miracoloso. Due palloni toccati, due gol.
Si può perdere una partita considerata vinta? Si può. E qualcuno, anzi più di qualcuno, dovrebbe recitare il mea culpa.
Il calcio è crudele. Come diceva il buon Boskov, la partita è finita quando l’arbitro fischia!
Nino Ruggiero - paganesegraffiti.wordpress.com