12.9.22

E vittoria fu.

DI NINO RUGGIERO

La città aveva sete di vittorie. E la vittoria, con l’amaro sapore di un improbabile riscatto, è finalmente arrivata sotto un sole cocente, da oltre trenta gradi all’ombra, in un orario decisamente da pennichella o, meglio, se preferite, da tuffo in mare. Ci voleva proprio una vittoria per tranquillizzare e premiare, a mo’ di incoraggiamento, una tifoseria finalmente all’altezza delle migliori tradizioni, capace di portare alla società millecento (e forse anche più, mentre scriviamo) abbonati a scatola chiusa. 

Una Paganese da fare stropicciare gli occhi nella prima parte della gara. Triangolazioni precise e geometriche, un centrocampo quantitativo e qualitativo, di prim’ordine, smaliziato al punto giusto; manovre avvolgenti, anche di prima, lanci millimetrici per attaccanti in cerca di gloria. La vecchia guardia, ma vecchia solo per modo di dire, ha risposto presente alle sollecitazioni dell’allenatore Giampá fautore di un calcio moderno che deve guardare soprattutto all’equilibrio tattico. Verna e Iuliano hanno interpretato come meglio non potevano lo spartito del gioco di centrocampo: un occhio alla fase difensiva, un altro alla costruzione del gioco con la collaborazione essenziale di D’Agostino, un vero talento, sprecato forse per la categoria. 


Al festival delle giocate di prima, perle di assoluta grandezza, ha partecipato sin da subito l’esterno di sinistra Adeyemo, quello che una volta in chiave tecnica veniva chiamato terzino d’ala. Proprio bravo Ayedemo, sia quando ha giostrato a sinistra, sia quando, per fare posto a Mazzeo, si è poi spostato a destra. Su di lui, Giampá potrà contare a occhi chiusi anche per il futuro perché ha dimostrato di sapersi adattare a ogni ruolo e a ogni competenza. I gol sono arrivati con una certa facilità e la parte del leone l’ha recitata De Felice che al momento è sicuramente molto più in palla di Pozzebon, collega di attacco, ancora alle prese con qualche problema di natura fisico/atletica. Primo tempo da favola; Paganese pimpante, in salute, con giocate di prima che hanno esaltato le capacità tecniche soprattutto di D’Agostino mente illuminante, capace di innestare con lanci millimetrici contropiede esaltanti.Durerà, non durerà: pareri, commenti e interrogativi di fine primo tempo.

Secondo tempo, altra partita. Quelli che sembravano belli e pimpanti nella prima parte della gara, quasi si afflosciano sotto l’incalzare dell’Arzachena che meglio si adatta al clima torrido dell’incipiente pomeriggio. In un paio di occasioni la difesa azzurro-stellata se la cava per il rotto della cuffia. Niente può però Pinestro al quarto d’ora, quando, su cross da sinistra, Sartori brucia tre difensori rimasti quasi statue di sale e insacca di prepotenza. 

La Paganese arranca e fa affidamento solo su un gran carattere che in questa categoria ha grande valore. I cambi effettuati da Giampá non portano giovamento; la squadra rischia di cadere sotto i colpi dell’avversaria ma resiste e conserva il vantaggio con stoicismo agonistico fino al termine. Tre punti e un buon viatico per il futuro, è vero; ma bisognerà capire se la vera Paganese è quella del primo tempo o quella del secondo. L’impressione è che la squadra sia stata ben costruita nei ruoli chiave. Ma qualcosa manca per puntare in alto con più convinzione e possibilità di successo finale. 

La difesa convince con il portiere Pinestro ma forse difetta di personalità al centro. Funziona bene il reparto di centrocampo sia a protezione della difesa con il mestiere di Verna e di Iuliano, sia dalla trequarti in su. Funziona ugualmente bene la catena di sinistra con D’Agostino e Adeyemo; meno bene quella di destra con Cusumano ancora alla ricerca di una identità. Implacabile De Felice in avanti; meno bene Pozzobon. Insomma, tutto sommato, la squadra è pronta per disputare un campionato di livello superiore. Ma qualche buon innesto non guasterebbe. Forse siamo ancora in tempo per mettere la classica ciliegina sulla torta…

Nino Ruggiero