Da dove vogliamo cominciare? Dalla prestazione complessiva della squadra o dal risultato conseguito a Guidonia? Forse da tutti e due; è meglio.
In termini di resa, che nel calcio conta molto, forse anche troppo, si potrebbe dire che la Paganese ha raccolto quello che ha seminato. La squadra ha giocato fin dai primi minuti, com’era era giusto che fosse, con il freno a mano tirato, costretta anche dall’atteggiamento super aggressivo dell’avversaria. Nel discorso puramente tattico e di schieramento, dovremmo parlare di una difesa predisposta inizialmente a cinque, avendo l’allenatore Esposito optato per tre centrali quasi nuovi di zecca (Boccia, Galizia e Zugaro) assistiti sulle due fasce rispettivamente da Ianniello a destra e da Langella a sinistra. Orbene, una volta esaurito, senza conseguenze letali, il prevedibile assalto degli assatanati padroni di casa che – ricordiamolo anche a noi stessi – hanno costruito una squadra per vincere il campionato, la Paganese ha avuto il modo di riorganizzare le sue file per dimostrare che in campo c’era anche un’altra seria competitrice. È stato questo il periodo migliore per gli azzurrostellati che si sono scrollati di dosso tutte le remore della vigilia e hanno iniziato a giocare come sanno, potendo contare finalmente non più sul solo Faella ma anche su un D’Angelo dall’argento vivo addosso. È nella fase centrale della partita che gli azzurrostellati si sono fatti apprezzare potendo contare su un centrocampo armonico, saldamente nelle mani esperte di Bucolo, del redivivo Ricci, ancora alla ricerca della forma migliore, e di Mancino, pronto a svolazzare come sa nei periodi migliori dalla trequarti in avanti.
Il gol è stato solo il giusto corollario di una manovra che faceva tremare i polsi agli avversari per quello che la squadra potenzialmente andava a proporre con il duo Faella-D’Angelo veramente incontenibile.
Purtroppo il periodo d’oro della squadra si è esaurito troppo presto e nell’aria ha preso ad aleggiare la solita paura di non farcela, tipico delle squadre giovani e poco avvezze a saper gestire le partite; paura che psicologicamente non solo ti fa arretrare il baricentro il gioco, ma che è anche figliastra di un cattivo gioco di rimessa che ti fa sbagliare anche gli appoggi ritenuti più facili e scontati.
Alla fine, tentativo dopo tentativo, i padroni di casa sono passati proprio sul filo di lana, e non si può dire che abbiano rubato granchè.
Sarà ancora una volta il caso di recitare il “mea culpa” in casa Paganese per non essere riusciti a tenere in piedi una partita che probabilmente poteva essere gestita in modo diverso anche dal punto di vista tattico. Il che non significa affatto che Raffaele Esposito stia gestendo male le risorse a sua disposizione; anzi se vogliamo ha fatto davvero miracoli per presentare una difesa nuova di zecca a causa delle contemporanee assenze di Giuseppe Esposito, Francesco De Feo e di Dicorato, consegnando le chiavi del reparto difensivo al diciannovenne Galizia schierato come perno centrale di difesa.
Piuttosto, sarà anche il caso di rimodulare le carte in difesa in attesa di poter schierare gli elementi migliori, schierando, se del caso, proprio sulle due fasce, alternativamente, a sostegno della difesa formata con tre centrali, sia Ferreira che De Feo che hanno mostrato di avere recuperato del tutto la loro forma migliore. Raffaele Esposito d’altronde non ha bisogno di suggerimenti, e di certo avrà intuito che non sarà possibile giocare ancora eternamente con due esterni bassi a protezione della fase difensiva; questo se veramente si hanno sogni di grandezza.
In proposito, non conosco l’intendimento della società in vista della riapertura delle liste dei professionisti. Ma un pensierino lo farei proprio per un rinforzo necessario e di esperienza in difesa e di un esterno giovane in grado di saper coniugare sia la fase difensiva che quella propositiva in appoggio di un attacco che finalmente può contare su un duo di tutto rispetto in zona gol.
Poi, parliamoci chiaro, la squadra sta andando bene, oltre le previsioni della vigilia. Ma bisognerebbe capire se quel “qualcosa in più” serve o non serve per arrivare in vetta. Un po’ come esplicitare il famoso “essere o non essere”. Non so se sono stato chiaro…
da paganesegraffiti.it