Così, mi dispiace dirlo, non si va da nessuna parte. Contro un Monza niente affatto trascendentale, che ha svolto senza affanno il suo elementare compitino difensivo, la Paganese - ancora una volta - lascia interdetti gli sparuti spettatori del “Marcello Torre”. La squadra, nella giornata in cui dovrebbe dimostrare la sua nobilitate dopo l’infausta prestazione di Manfredonia, non riesce mai ad impensierire seriamente la porta avversaria. E’ crisi di risultati oramai, oltre che crisi di gioco per gli azzurro-stellati che da un po’ di tempo a questa parte, diciamo pure dopo le Sante Feste, non riescono ad esprimere tutta quella forza intrinseca fatta di agonismo, di voglia di emergere: tutte doti che avevano in un certo qual senso sopperito a mancanze di ordine tecnico e che avevano caratterizzato le prestazioni di fine anno della squadra. Proprio le prestazioni sciorinate contro Cavese, Cittadella e Lecco avevano autorizzato a guardare con fiducia al futuro. Infatti si pensava che la campagna di gennaio, detta anche di riparazione o di rafforzamento, avrebbe consentito alla squadra di fare un salto di qualità e che – una volta superata senza affanni la fase critica, costituita dal fatto di non poter cambiare squadra in corso d’opera – proprio da gennaio in poi si sarebbe vista in campo la nuova, vera Paganese. Questo sulla carta, o se volete in linea puramente teorica. Sul campo, su un terreno di gioco ridotto veramente male anche a causa delle insistenti e forti piogge dei giorni scorsi, la teoria e le belle speranze si sono ben presto volatilizzate. Il Monza non ha fatto niente di trascendentale; si è difeso bene per tutto il primo tempo quando il pallino del gioco è stato nelle mani della Paganese. Ha ristretto gli spazi difensivi ed ha consentito poche geometrie all’avversaria. Il duo centrale difensivo composto da Teani e Zaffaroni ha chiuso in una morsa inesorabile Cantoro non facendogli praticamente mai toccare palla, specie nel gioco aereo. I due difensori laterali Diniz e Barjie sono risultati due mastini insuperabili: il primo è stato un irriducibile angelo custode per il solito, scatenato Scarpa in ricerca costante dello spunto offensivo che lo potesse portare al tiro a rete; il secondo ha praticamente annullato Fanasca, dopo che questi aveva fatto ben sperare la platea con un inizio di gara spumeggiante. La Paganese è mancata – come capita da parecchio - soprattutto nella manovra di assieme, nel gioco corale, nell’impostazione del gioco offensivo. La squadra, finalmente più quadrata – sulla carta – per l’inserimento di un calciatore come Fusco, ha smarrito però quasi subito il filo del discorso nella zona nevralgica del campo, vale a dire in fase di costruzione del gioco. Fusco, che è un ottimo calciatore, e lo si è visto in alcuni frangenti della gara, è sembrato ancora avulso dal gioco, anche se è legittimamente comprensibile che abbia accusato qualche difficoltà di inserimento. Peraltro il giocatore è stato utilizzato in una zona del campo poco consona alle sue caratteristiche. Ha giocato troppo a ridosso degli attaccanti e spesso ha trovato sul suo cammino gli stessi suoi compagni che gli hanno intralciato le giocate. Qualcosa nella manovra va rivista perché Fusco è uno di quei calciatori che hanno chiara visione di gioco; lasciarlo a ridosso delle punte con un centrocampo che recupera molti palloni ma che – con i calciatori che si ritrova – non riesce mai a innescare il passaggio buono per gli attaccanti, sarebbe un delitto. Chiappini avrà di che lavorare, anche perché adesso non ha più alibi, dopo gli arrivi di gennaio, che dovrebbe aver avallato. Dunque, per come si è svolta la partita, il pareggio è sembrato un risultato quasi inevitabile. Intanto i giorni passano e la squadra è sempre malinconicamente in una posizione di classifica che non promette niente di buono. La svolta, tanto auspicata in settimana, non c’è stata. La squadra ha fatto di tutto per arrivare al gol, ma lo ha fatto disordinatamente puntando quasi esclusivamente sulle solite giocate di Scarpa che sulla fascia sinistra riesce sempre a farsi rispettare. Ma è la manovra nel suo insieme che è venuta meno nonostante l’apprezzabile impegno individuale di Cossu, fra i migliori in campo per continuità ed intensità agonistica, un ruba palloni senza uguali nella serie, ma che – purtroppo – non ha piedi morbidi. Avesse anche quelli, probabilmente, staremmo a parlare di un’altra Paganese. Purtroppo, è così!
Nino Ruggiero - Cronache del Mezzogiorno