5.5.08
Francesco Scarpa, ovvero il valore aggiunto della squadra (di Nino Ruggiero).
Doveva essere la partita di Scarpa; e lo è stata. Il calciatore prima gioca in sordina nella prima parte della gara, quando si trova a giostrare negli spazi stretti creati ad arte dagli avversari; poi, finalmente, nel secondo tempo, una volta spedito sulla fascia sinistra d'attacco - che è il suo regno - mette il sigillo alla partita e, quello che più conta, mette in ambasce l'intera difesa del Cittadella. Questa Paganese, bisogna riconoscerlo, è proprio Scarpa-dipendente. Quando il calciatore gira - e per buona fortuna in questo finale di campionato pare assistito da una buona condizione psico-fisica - è tutta la squadra che se ne avvantaggia. Le sue giocate sulla fascia sinistra d'attacco sono da favola calcistica; meriterebbero intere pagine sulle colonne dei quotidiani che si interessano di calcio. In quella zona di campo, Scarpa è devastante: speriamo lo abbia capito finalmente anche Miggiano, che di solito è ben consigliato da Alfonso Pepe, suo fido secondo. Se ne va spesso e volentieri Francesco Scarpa su quella fascia; elude una, due, addirittura tre marcature per poi cercare il tiro a rete con bruschi rientri a destra; oppure arriva a fondo campo e crossa di precisione al centro per compagni che non si fanno trovare pronti sulle preziose traiettorie. E' il valore aggiunto della squadra, Scarpa, con buona pace per i suoi compagni che pure giocano la loro brava partita all'insegna soprattutto dell'agonismo e del sacrificio fisico. La partita con il Cittadella ha avuto poca storia. Nel primo tempo la Paganese ha soltanto punzecchiato gli avversari, puntando su qualche iniziativa personale, che per la verità si è vista poco. La squadra veneta, che aveva poco da chiedere alla classifica, se ne è stata buona buona ad imbastire azioni lente e compassate a centrocampo per poi affidarsi a qualche lampo di genio di Oliveira in avanti, bravissimo ad inserirsi in velocità negli spazi. Il ricamo della manovra del Cittadella ha messo in crisi l'assetto di gioco degli azzurro-stellati costantemente in inferiorità numerica nella zona nevralgica del gioco; a questo aggiungete la bravura degli avversari in fase di palleggio. Quel passo lento, cadenzato "io passo a te, tu ripassi a me, io tocco all'indietro, tu apri dall'altra parte del campo" poteva e doveva essere sfruttato dalla Paganese, una volta in possesso di palla. Ci sarebbe voluto un gioco in verticale per eludere la sapiente ragnatela preparata dal Cittadella, ma la squadra azzurro-stellata, soprattutto nella prima parte della gara, non è stata in grado di cambiare passo alla partita. L'unico indiavolato in questa fase è sembrato Giovanni Esposito, bravo a mettere la museruola a Carteri in fase difensiva ed a proporsi imperiosamente in avanti sulla fascia sinistra del suo attacco. Una specie di carica per i suoi compagni, più propensi probabilmente a giocare su ritmi blandi in attesa di tempi migliori. Tempi migliori che sono arrivati puntuali nel secondo tempo quando Miggiano ha mischiato un po' le carte ed ha finalmente restituito la fascia sinistra a Scarpa, portando Fanasca a destra e Marino più a centro. E' festa grande a Pagani: sette punti conquistati in tre partite hanno rilanciato le speranze di salvezza della squadra. Si festeggia moderatamente per le vie della città, ma non è finita. Pochi credevano in questo codicillo finale. La salvezza definitiva passa per Lecco fra quindici giorni, con ritorno una settimana dopo a Pagani.
Nino Ruggiero - Cronache del Mezzogiorno
Nella foto il gol di Francesco Scarpa.