13.6.10

Trapani non demorde «Riporterò la Paganese in Prima Divisione».

Pagani. La necessitá aguzza l’ingegno. E l’ingegno al presidente della Paganese Raffaele Trapani non è mai mancato. Adesso però dovrá trovarsi un sistema per racimolare non solo due fidejussioni da quattrocento mila euro ciascuna, l’una da depositare alla Federazione Italiana Gioco Calcio e l’altra alla Lega Pro, ma anche un’altra cifra che si aggirerebbe anch’essa su più di un terzo di un milione di euro che le societá saranno costrette a versare per essere in lizza per un eventuale ripescaggio in Prima Divisione. • Ieri riunione fiume a Firenze nella sede della Lega Pro prima che il presidente Mario Macalli parta per il Sudafrica. Trapani ha marcato stretto Macalli per tutta la durata della riunione: «Non c’è verso di farli ragionare. Prima hanno predicato di non spendere e spandere, dicendo che coloro che sarebbero stati in regola con i bilanci avrebbero senz’altro avuto dei benefici ed è quello che la Paganese ha fatto - dice il patron degli azzurri - oggi lo scenario cambia: se non hai i soldi non giochi. E’ un qualcosa di clamoroso. L’incontro si è chiuso con la promessa di Macalli di parlare ancora in Figc per cambiare questa norma, ma ho i miei dubbi». Il calcio italiano di Lega Pro sembra somigliare molto a quello americano della Nba di basket: chi ha i soldi si prende la franchigia e partecipa, altrimenti si resta a casa. Ma Trapani fará di tutto, anche rimanendo così le cose, per presentare la domanda per il ripescaggio in Prima Divisione: «E’ normale che ci proveremo. La settimana prossima riunirò tutti i soci, cercheremo di venire a capo di questa situazione. Il sacrificio lo si potrebbe anche fare, ma sarebbe un peccato rovinare un percorso costruito in questi ultimi anni, quello di tenere sempre i conti in regola e di non fare il passo più lungo della gamba - dice Trapani - vediamo cosa succede. Altrimenti? Beh, la Paganese in questo momento è una compagine di Seconda Divisione visto che siamo retrocessi, ma contiamo e speriamo di riportarla un gradino più su».

Giuseppe Della Morte - La Città