La Pagani sportiva in quest’ultimo mese ha dovuto ingoiare numerosi bocconi amari, amarissimi, che hanno toccato il cuore di tutti coloro che seguono le vicende della Paganese e di chi rappresenta questi colori nelle sue varie espressioni. Eravamo alla vigilia della gara d’andata dei play out con il Viareggio quando si spense Mario Ferraioli, dirigente che contribuì nell’era Campitiello-Lombardi alla rinascita del calcio in città con la Real Paganese. La sua passione per i colori azzurri negli anni si era acutizzata con l’impegno economico e personale affiancando quel gruppo di amici che vollero dare un nuovo impulso alla storia della Paganese riscrivendo la storia con una nuova realtà in città che poi prese il posto che le spettava. Non sapevo della sua malattia e la notizia della sua scomparsa, dopo che c’eravamo parlati nell’antistadio al termine della gara con l’Alessandria, mi fece avvicinare a quella sfida con il Viareggio con il magone. Con Mario avevo condiviso quel periodo, avendo avuto l’onore di essere addetto stampa di quella Real Paganese nel campionato di Eccellenza e la sua spontaneità la conserverò per sempre nei miei ricordi. Il periodo nero non si ferma ed un’altra mazzata ai sentimenti personali e di tutto il popolo azzurro stellato giunge la settimana scorsa quando a gelare il pomeriggio afoso di questi giorni un sms di Alfonso Ceglia che mi comunica la scomparsa dell’amico Ferdinando. Un messaggio che cambia il volto della giornata. Gli chiedo conferma telefonandogli quasi attendendo un’improbabile negazione che non arriva. Pensavo che la sua malattia lo avesse lasciato in pace ultimamente non ricevendo novità in merito invece ha deciso diversamente. Di Ferdinando voglio far emergere il suo coraggio con cui ha affrontato il male che l’ha tormentato per un anno e mezzo, che sia d’esempio per sua moglie ed i figli che ora dovranno avere tanto per affrontare il futuro. Un lunedì mattina lo incontrai con il fratello di ritorno da una trasferta al Nord che imprecava per la prova poco brillante della Paganese targata Chiappini al primo anno di C1. La breve conversazione si concluse guardando con fiducia alla partita della domenica successiva e all’amore incondizionato per la casacca azzurra che ha accompagnato anche il suo ultimo viaggio. Ma sembra che le lacrime non siano mai abbastanza in questi giorni per Pagani sportiva. Ieri, improvvisa è giunta la notizia della morte del mitico Rambone. Questa è stata la prima domenica senza l’allenatore napoletano in questo giorno della settimana che nella primavera del 1977, dalla panchina, con le sue urla, aveva spinto la Paganese sul gradino più alto della sua storia ad un passo dalla serie B. Ho avuto il piacere di avere il mitico Rambone ospite in una mia trasmissione di alcuni anni fa grazie all’intercessione di Gino Quaratino, suo grande amico. Al termine di quella serata mi autografò una foto di quella grande Paganese che conservo gelosamente. Per la prima volta però lo avevo incontrato alla festa promozione della Paganese del presidente Iacuzio nella sfida tra le vecchie glorie. Negli anni era rimasto sempre legato alla nostra terra e la dimostrazione l’ho avuta quando non mancò all’invito per la presentazione del libro sulla storia della Paganese. E’ l’ultima volta che l’ho incontrato, era felice di quell’evento e degli applausi che gli riservò quella sera Pagani al Circolo Unione, come mi confessò successivamente. E’ una domenica triste e malinconica perché alcuni personaggi che amavano la Paganese non ci sono più e ci mancheranno.
Peppe Nocera per paganese.it