Pagani. Andando a sfogliare la straordinaria opera sulla storia della Paganese realizzata dai colleghi Peppe Nocera e Nino Ruggiero, ci si accorge che per trovare tre vittorie di fila degli azzurri in serie C1 bisogna addirittura tornare indietro alla stagione 1981-82. • Era la Paganese di Lucio Mujesan in panchina e del bomber Marco Fracas, di Fiorucci, Trevisan e Versiglioni in campo. Allo stadio "Comunale", ribattezzato poi "Marcello Torre" in onore del sindaco ucciso, si dipingevano traiettorie straordinarie, i successi valevano due punti ma si sentivano di più in classifica, perché allora il pareggio era una mezza vittoria e non come oggi una sconfitta a metá. • Prima della lenta discesa agli inferi, fu quella probabilmente l’ultima Paganese che fece sognare. Arrivò sesta, come sei erano le formazioni campane presenti in quel girone B. Dimezzate stavolta le corregionali (ci sono solo Salernitana e Sorrento e il gruppo è quello A), a far riscrivere la storia su pagine meno ingiallite, c’hanno pensato il presidente Trapani, la sua voglia di riscatto, il tecnico Palumbo e un manipolo di calciatori che hanno saputo fare spogliatoio fin dal primo momento. Il gol di Vicedomini, uno di quelli che crea continuitá con l’ultima grande impresa degli azzurrostellati (la promozione in C1), è la rete di una squadra e, perché no, di una intera cittá. Azione corale, spinta dall’appoggio del pubblico, Casisa che cede a Triarico, scatto fulminante e dribbling a seguire, palla in mezzo, l’altro ragazzino terribile Lepri a fintare la conclusione giá tentata qualche momento prima, assist al compagno libero e bordata liberatoria come l’urlo che si leva dagli spalti. • E così, dopo aver affossato il Verona dal tricolore ormai sbiadito e il Bassano abituato a indossare jeans e non il vestito della festa, anche l’Alessandria, quella un tempo di Gianni Rivera e di gloriose stagioni in serie A, è finita al tappeto. Come si spiega questo fenomeno Paganese è facile dirlo. Tutto ha inizio da Livorno, dall’Ardenza, impianto intitolato ad un battitore libero d’eccezione, Armando Picchi, come lo è diventato adesso il patron di questa Paganese. Il giovane Trapani non si è intristito nel veder piangere i suoi sostenitori per una retrocessione ingiusta. Ha comincia a fare da solo. Qualche compagno di suggerimenti, ma niente più intrusioni. Il giocattolo è suo, l’esperienza l’ha fatta, è giusto che vinca o perda per propria mano. Ha difeso Palumbo, lo ha ovattato, gli ha regalato giocatori che in questa categoria finora non erano mai arrivati a Pagani. Citiamo Tedesco, il capitano Martinelli, dimenticato troppo in fretta nelle serie inferiori, ma senza tralasciare gli altri di ragazzi che hanno fame di arrivare, e quelli che entrano in campo nel segno della rivalsa. Ecco perché il gol di Vicedomini non è solo suo. Dietro quella stoccata c’era una piccola grande storia che domenica va ad incrociare la capolista. Dal Verona all’Alessandria, fino ad arrivare alla Spal. Alla Paganese-sorpresa il compito di stupire ancora.
Giuseppe Della Morte - La Città di Salerno