Roberto Ventre - inviato San Felice a Cancello. Un vero trascinatore, con quel suo accento lucano si fa sentire tra richiami tattici e battute per migliorare la tattica e stemperare la tensione alla vigilia della sfida per il primato a Ferrara con la Spal. Poi si trattiene da solo in campo a cercare il gol dalla bandierina mentre tutti i calciatori restano a guardare ed applaudire. Pino Palumbo, 49 anni, tecnico di Venosa, tutto pane e pallone, è il tecnico del momento, ruolo che proprio non vorrebbe avere, lui che ama la riservatezza. «A me piace lavorare sul campo, curo poco l’immagine, ai maglioni griffati preferisco le maglie usate. Sono uno vecchio stampo, mi piacciono i valori autentici nella vita e su un campo di calcio. La mia famiglia è numerosa, siamo otto figli, conosco bene i sacrifici. E sono i valori forti che provo a trasmettere al mio gruppo». Un allenatore «genuino» che attende con impazienza il giudizio atteso in giornata del ricorso sulla sua squalifica: prese quattro giornate perchè dopo l’espulsione con il Bassano continuò ad assistere alla partita da un’ambulanza. «Non feci nulla di male per prendere quattro giornate, richiamai l’assistente per un fuorigioco e me ne andai dal campo. Poi fui invitato a salire sull’ambulanza e lo feci per la tensione della partita. Ho già scontato due turni, spero possano bastare». La sfida per il primato vuole viverla dal campo, in tribuna si soffre troppo, stavolta il posto in panchina al direttore generale Raiola non vorrebbe lasciarlo. Da uomo di campo che basa tutto sul sudore e il sacrificio per descrivere la sfida di domenica e il campionato della Paganese fa un riferimento a un altro sport duro: il ciclismo. «Stiamo vincendo qualche tappa importante, ma l’obiettivo è vincere il Giro d’Italia che per noi è la salvezza. Certo però la maglia rosa domenica mi piacerebbe indossarla e tenerla per qualche giornata». Quindi, massimo rispetto per l’avversario ma la Paganese ci crede. Contro la Spal vuole giocarsela a viso aperto. «Come sempre del resto, la partita di Salerno credo l’abbiano vista un po’ tutti. Giocammo a viso aperto e meritavamo di passare in vantaggio. Il nostro atteggiamento sarà così anche contro la Spal confidando in un risultato diverso perchè fuori casa fin qui ci mancano solo i risultati. E comunque firmerei per vincere tutte le partite in casa e perderle tutte fuori: a 51 punti arriveremmo ai play off». Altri urlerebbero al «mezzo miracolo» dopo cinque giornate di campionato, lui ne parla in maniera semplice. «Per il ritiro partimmo in sette, poi diventammo undici, quindi quattordici. Uno dopo l’altro sono arrivati i nuovi. Lavorando giorno e notte sono riuscito, con l’aiuto della società, a costruire un gruppo prima di una squadra. Ma bisogna contrinuare e migliorarsi, guai ad adagiarsi soprattutto per squadre normali come la nostra. Il modulo? Un 4-2-3-1 o un 4-4-2, non sono importanti i numeri, conta il modo in cui si affrontano le gare». Paganese senza fenomeni però dura da battere, una «piccola» che si batte senza paura contro le grandi. Palumbo spiega il suo metodo di lavoro. «Motivazioni, rispetto di se stessi e degli altri, dare tutto per la società e avere sempre la coscienza a posto. Con questi valori e con l’equilibrio in caso di vittorie e di sconfitte si può proseguire sulla strada giusta». La salvezza sfuggita ai play out, poi la riconferma. «I miei punti li feci prima e dopo l’esonero. La chances vengono date ad altri a me è stata riconfermata la fiducia che voglio ricambiare nel migliore dei modi».
Il Mattino