6.1.11

Dopo aver fatto sognare il Varese, adesso Lepore prova a far sognare la Paganese.

Franco Lepore la classe operaia va in paradi­so. Leccese doc (di Case Ma­gno), 24 anni, gli ultimi 4 a Va­rese. Quanti bastano, cioè, per segnare 30 gol e balzare dalla D alla Prima divisione. Ha salu­tato Varese con la fascia al brac­cio e le lacrime agli occhi, la curva ancora intona in suo ono­re «Un capitano, c’è solo un ca­pitano ». Roba da brividi, spe­cie per quel Dante che, con la compagna (gestori del Bar nel­lo stadio varesino) lo vedeva­no come un figlio, capace di fa­re caffè e servire gazose al ban­co se serviva.
Combattente
Non c’è da stupir­si, quando sei un giovane com­battente della vita (orfano di padre a 10 anni) che a 18 anni è operaio per 800 euro al mese nel nebbioso nord in una fab­brica di oggettistica per il ba­gno, emigrato per fare fortuna col pallone dopo la «bocciatu­ra », non ti ferma nulla. «A 10 anni ero alla scuola calcio Li­bertas, del Rione Borgo. Passai al Lecce: ho giocato con Pellè, Camisa, Gorghetti quelli che poi vinsero lo scudetto Prima­vera. Io no, perché dopo gli Al­lievi, essendo bassino, fui scar­tato: Corvino e i dottori le ten­tarono tutte, anche visite spe­cialistiche. ’C’è chi cresce pri­ma, chi dopo — dicevano i me­dici — il ragazzo è sanissimo, attendete che cresca’. Ma il mio ruolo, esterno di mediana o trequartista, era stracoperto. Andai nella Juniores del Nar­dò, poi in Eccellenza a Coperti­no: 32 gare, 3 gol, campi in ter­ra pietrosa e trasferte all’alba tornando tardissimo. Un ami­co, Gigi Danese, mi segnalò al Castelfranco Emilia, appena promosso in D. Mi svegliavo al­le 4 per andare in fabbrica, 8 ore di lavoro, pranzo e riposo. Dalle 19 fino alle 22 allena­menti in notturna, molti, in squadra, erano operai come me. Ottocento euro in fabbri­ca, 500 dalla società: tutto spe­dito a mamma Silvana. È vedo­va, non posso non aiutarla».Sogni e realtà In 4 anni di Vare­se gioie, successi, ma soprattut­to la crescita, e non solo in al­tezza. «Mister Mangia mi ha in­segnato come stare tatticamen­te in campo, Lorenzini ex vice di Costacurta a Mantova, mi ha inculcato i tempi delle gio­cate. Sannino, l’anno scorso, dopo due gare mi ha nominato capitano e fatto capire come mettersi a disposizione della squadra, del gioco corale». Ben 30 gol per il Varese, spal­mati in 4 anni: poi il Lecce lo «misura» di nuovo. Ok, l’altez­za è da B, e finalmente rinfila la maglia dei sogni.
Rieccomi Lecce
L’attualità? È la gioia prevedibile («Corono il sogno di bambino») ma non gratuita («Ho avuto fortuna, però devo dimostrare se val­go »). La cronaca è l’omaggio ai senatori: «Il mio esempio è Gia­comazzi, per il ruolo e la grinta che l’ha spinto a lasciare per poi tornare a Lecce, ma anche Castillo che, come me, s’è affer­mato partendo dalla D». Un combattente che la tifoseria, la sua città, è pronta ad adottare.


FONTE GDS PUGLIA da salentogiallorosso.com