16.2.11

Che bello, tre punti tutti in una volta.

Così è (anche se non vi pare) - da paganese.it

Che bello, posso finalmente commentare una vittoria!E chi se la ricordava più una vittoria? Cinque lunghi, interminabili mesi per tornare in auge, per parlare finalmente di tre punti conquistati; con lacrime e sudore, certo, ma pur sempre conquistati meritatamente.

Anche un ottimista per natura mai avrebbe potuto pensare ad una vittoria facile da incamerare senza sudare le proverbiali sette camicie. Solo un folle, o uno che da tempo vive lontano dalle tribolate vicissitudini della Paganese, avrebbe potuto pensare ad una vittoria senza affanni.

Quanti sussulti, quante speranze, quante illusioni hanno accompagnato il cammino della squadra azzurro-stellata nel corso di cinque lunghi mesi! Una volta la sfortuna, un’altra volta l’arbitraggio, un’altra ancora l’alibi della rosa ristretta, gli infortuni, le squalifiche; e poi i portieri paratutto, fenomeni solo a Pagani.

Con questi “chiari di luna” arrivare alla vittoria era come rincorrere una chimera, un sogno, un traguardo lontano, molto lontano. Il tutto mentre la posizione in classifica si faceva sempre più difficile, sempre più critica, sempre più amara. Che vuoi scrivere, allora; che cosa potevi mai aggiungere a quelle tante considerazioni, dette e ridette, quasi come un “refrain” per cinque lunghi mesi?

Logico e comprensibile, allora, che con l’avvento di una vittoria a lungo inseguita esploda tutta la soddisfazione e la gioia per un evento che – per quelli che erano i riscontri di altre sfortunate gare – oramai sembrava irraggiungibile.

Stavolta è vero, è proprio vero: è arrivata una “signora” vittoria e con essa i tre punti che ci teniamo cari cari. Tre punti conquistati contro una grande squadra, quale deve essere considerata la Spal, adesso danno anche morale, proprio quel morale che da tempo immemorabile era sotto i piedi a causa soprattutto dei continui insuccessi. Ma tre punti fanno anche classifica, specie adesso che il Monza comincia a mostrare sintomi di insicurezza perché sente il fiato addosso di una squadra assatanata.

Stavolta, finalmente, possiamo parlare di una vittoria ed i commenti possono anche sbizzarrirsi. Eravamo stanchi tutti, per la verità, di sentire a fine partita sempre la stessa litania, di essere adulati con un tono ammiccante, di compiacenza, di evidente convenienza. “Avete una bella squadra – dicevano – di certo non meritate il posto che occupate in classifica!”.

Agli incontentabili, che non mancano mai, a quelli che domenica subito dopo la gara hanno parlato di brutta gara; a tutti quelli che guardano all’estetica, al bel gioco, alle giocate di fino, voglio dire solo che non sempre nella vita si può avere tutto, specie quando – come nel nostro caso – si parla di calcio. Il massimo sarebbe sempre vincere e giocare bene; ma se si deve scegliere – soprattutto quando si viene da un lungo digiuno in fatto di risultati – se permettete, io sono per il concreto: per i tre punti.

Contro la Spal ho visto una Paganese quadrata e determinata. Capuano, saggiamente, ha rinunciato agli under, vuoi per infortuni vuoi anche per scelta tecnica, ed ha badato al sodo. La difesa è sembrata finalmente granitica. Fusco ha diretto le operazioni dall’alto della sua esperienza potendo contare su una buona sincronia di movimenti da parte dei colleghi di reparto Urbano e Radi. Quest’ultimo, in particolare, restituito a funzioni di centrale, dopo le passate esperienze sulla fascia sinistra, ha mostrato di poter interpretare alla perfezione il ruolo assegnatogli. Quando poi, nella parte finale, è andato a battere anche le rimesse in gioco da fondo campo per spingere il pallone quanto più lontano possibile dalla propria area, alla mente di tanti che hanno i capelli bianchi è corso il ricordo dei tempi che furono. Di quando, cioè, era quasi sempre un difensore a rimettere il pallone in gioco, invece che il portiere, come capita adesso quasi sempre.

In quel periodo, almeno fino agli anni sessanta – lo ricordo ai giovani ed anche a me stesso – il pallone veniva calciato di punta. In pochi riuscivano a calciare di collo piede, i palloni erano pesantissimi e di solito, nelle rimesse in gioco dal fondo, il pallone non arrivava nemmeno a metà campo. Come cambiano i tempi!

Adesso si gioca con un pallone molto più leggero ed i tocchi degli atleti a volte sembrano vellutati, quasi da calcetto, specie se si possiede una tecnica sopraffina.

Tornando alla squadra, bisogna dire che non tutto è filato liscio nella zona centrale del campo in tema di impostazione del gioco. Due ammonizioni consecutive rimediate da Gatti e Vicedomini nei primi minuti di gioco hanno condizionato di molto il loro rendimento. Soprattutto Gatti – solitamente fonte del gioco, prezioso distributore di palloni per l’attacco – è sembrato andare in fibrillazione; forte e comprensibile il timore di poter commettere ancora un fallo da ammonizione. Nei momenti topici, però, è emerso il suo mestiere e la sua capacità di infondere sicurezza ai compagni. Lo ha fatto in misura minore rispetto alle precedenti gare; ha calamitato meno palloni in fase di costruzione del gioco ma ha comunque rappresentato in campo quella guida che mancava e che soprattutto si sente nei momenti di maggiore difficoltà. Deve però essere più coinvolto dai compagni nella costruzione del gioco, specie quando deve essere impostata la manovra offensiva perché è uno dei pochi in grado di effettuare lanci illuminanti e non banali.

Dirompente ed entusiasmante la prova di Imparato. Il calciatore sta attraversando un periodo di forma strepitosa, attacca gli spazi con grande autorità e in velocità quasi travolge gli avversari quando parte in progressione. E’ un ciclone inarrestabile, sia a sinistra che a destra, specie quando arriva a sorpresa dalle retrovie senza dare punti di riferimenti alle difese avversarie.

Bene anche Lepore e Tortori, molto di più incisivi nella seconda parte della gara. Ma bene anche Ferraro, autore di una rete di rapina, degno capolinea del gol e spina pungente nel fianco della difesa estense.

Adesso è attesa la conferma. Una vittoria, come una rondine, non fa primavera. Ci vogliono più rondini e quindi più punti per una bella ed incipiente primavera. Una bella primavera azzurro-stellata.

Nino Ruggiero


(Rubrica “Così è, anche se non vi pare”, Paganese.it 16 febbraio 2011)